Tacchetto tira dritto sull'asilo

E don Giuseppe Cassandro conferma le dimissioni da parroco di Pionca
PARROCO. Don Giuseppe Cassandro
PARROCO. Don Giuseppe Cassandro
 
VIGONZA.
Le dimissioni annunciate dal parroco di Pionca non hanno smosso il sindaco Nunzio Tacchetto e la maggioranza che governa Vigonza: il consiglio comunale ieri ha approvato la convenzione per la nuova scuola dell'infanzia. Oltre agli esponenti del centrodestra che sostengono la giunta, hanno votato a favore anche due consiglieri della minoranza, Barutta e Zanella, mentre gli altri quattro si sono astenuti.  Inserita nel piano di interventi, la convenzione prevede che il Comune acquisti l'edificio vecchio e fatiscente che ospitava l'asilo parrocchiale pagandolo un milione 100 mila euro, soldi con i quali la parrocchia costruirà il suo nuovo asilo. Che però verrà a costare 1,7 milioni di euro. Mancano dunque 600 mila euro: si sperava che potesse intervenire la Fondazione di una banca locale, ma non se n'è fatto niente. Secondo il sindaco Tacchetto si tratterebbe comunque di un buon accordo, che ha margini di miglioramento.  Ma se convince gli amministratori di Vigonza, la convenzione proprio non va giù a don Giuseppe Cassandro, che la giudica un «capestro» per due ragioni: i tempi stretti imposti alla realizzazione della nuova struttura, con tanto di penale per ogni giorno di ritardo, e l'erogazione a rate del milione e 100 mila euro da parte dal Comune. Tacchetto, insomma, se la caverebbe versando i 100 mila euro iniziali, mentre il restante milione peserà sul bilancio dell'amministrazione che uscirà dalle urne il prossimo anno.  Quanto alle dimissioni del parroco, secondo il codice canonico devono essere supportate da «giusta causa» e spetta al vescovo accettarle o meno. Ma, a chi dubita che don Giuseppe faccia sul serio e pensa che altro non sia un tentativo di tirare per la giacca il sindaco Tacchetto, il parroco di Sant'Ambrogio di Pionca manda a dire: «Non le ritiro». E pensa che monsignor Antonio Mattiazzo non potrà respingerle. Va bene il dovere di obbedienza, ma come si fa a lasciare un parroco in un paese dove i rapporti sono deteriorati? «Non ho consultato il codice di diritto canonico - dichiara don Giuseppe, assalito ieri dalle televisioni che lo hanno intervistato a tutto campo -. E' chiaro che dal momento in cui una persona si consacra fa una scelta. Ma detto questo, non ritiro le dimissioni, vorrebbe dire che sto giocando con la comunità. Questo passo per me significa rinunciare alla presenza in una comunità dove mi trovo benissimo, dove ho un rapporto intenso con tanti fedeli, dove c'erano dei progetti. Non gioco con le persone, se sono arrivato a questa scelta è stato per porre una questione importante».  

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