Tangenti ad Abano, il pm: sequestrate tutto a Luca Claudio
PADOVA. Prima il potere, poi i consensi. Ora anche i soldi e il patrimonio immobiliare: rischia davvero di perdere tutto Luca Claudio, l’ex “sindaco pirata” delle Terme. Il pm padovano Federica Baccaglini ha reclamato il sequestro preventivo di tutti i beni riconducibili a Claudio.
Il che significa che potrebbero essere congelati in vista della confisca prevista nel caso di condanna al termine di un processo ma anche di un patteggiamento della pena. Il 16 dicembre sarà il gup Tecla Cesaro a pronunciarsi sul sequestro indicato quando un soggetto non è in grado di giustificare la legittima provenienza di danaro e beni intestati a lui o, in qualche modo, a lui riconducibili.
Primo atto dell’udienza preliminare per i 22 imputati della corruzione alle Terme (per due, Caciotti ed Eliseo, la posizione è stata stralciata). Tra loro Claudio, l’unico ancora in carcere per una doppia misura di custodia cautelare: ha scelto di non comparire in aula, dove sarebbe arrivato con scorta e manette, come l’ex sindaco di Montegrotto, Massimo Bordin, e tutti gli altri eccetto quattro imputati presenti (Massimo Trevisan, gli artigiani del Verde Paolo Tomasini e Denis Pagetta, l’architetto Maurizio Spadot).
È all’inizio dell’udienza che il pm Baccaglini ha formulato la non casuale richiesta di sequestro del patrimonio anche di fronte agli sviluppi investigativi che coinvolgono l’ex moglie di Claudio (Stefania Bisaglia) segnalata per riciclaggio.
I due ex sindaci. Al momento né Claudio né Bordin hanno formalizzato la richiesta di un rito alternativo che consente di beneficiare, per legge, di uno sconto di pena. La loro posizione sarà discussa nel merito il 16 dicembre.
È probabile che Claudio presenti una proposta di patteggiamento strumentale per lasciarsi aperta una strada, quella di poter riproporre l’istanza di “pena concordata” nel processo di primo grado o nel processo d’appello. Insomma potrebbe mettere sul piatto un patteggiamento con una sanzione bassa che non strappa il consenso al pm, così da essere rinviato a giudizio.
Semplice l’obiettivo: solo se si formula una proposta di patteggiamento in udienza preliminare, resta la possibilità di ricorrere a quel rito nelle successive fasi di giudizio. In occasione del processo Claudio potrebbe ripresentare l’istanza, magari in continuazione con l’inchiesta-bis ancora aperta sulla maxi tangente per la discarica di Giarre che ha fatto scattare la seconda misura cautelare nei suoi confronti a novembre.
La stessa strategia potrebbe valere per Bordin che è libero. Intanto la difesa (il professor Caruso con l’avvocato Bonon) ha sollevato eccezione di incompetenza territoriale: il processo deve trasferirsi a Roma. Il motivo? Il riciclaggio è il reato più grave contestato solo a Trevisan e Fortuna, ma connesso agli altri imputati. Il contratto di consulenza stipulato tra Marco Polo spa (che vinse un maxi-appalto a Montegrotto) e Rls (società di consulenza intestata al prestanome Trevisan, che avrebbe incassato la mazzetta per quella gara) riporta come luogo la città di Roma, pur senza una data. Secondo la procura è un contratto simulato. Il gup deciderà il 16 dicembre.
Riti alternativi per nove. Otto imputati chiuderanno il conto con la giustizia grazie a una pena concordata tra difesa e pubblica accusa, cioè il patteggiamento che prevede lo sconto fino a un terzo (il pm ha espresso il consenso che è vincolante): l’imprenditore L.P e l’ingegnere Di Caro suo dipendente, l’ex presidente del consiglio comunale Galesso, gli imprenditori Tiziano Fortuna e Maurizio Trevisan con Creuso e Pedron, l’architetto Spadot.
Ha chiesto il giudizio abbreviato il dipendente comunale Granuzzo sempre per beneficiare dello sconto di un terzo; hanno domandato la messa alla prova i due artigiani del Verde, Tomasini e Pagetta, con l’imprenditore Chiapperino.
Per quanto riguarda le restanti otto posizioni (i Guerrato, i Biavia, gli immobiliaristi Scarpa e Cesaro, l’ex dirigente Greggio e l’ex consigliere comunale Pegoraro), il giudice si pronuncerà il 16 dicembre: i loro difensori hanno sollecitato il proscioglimento (per i Guerrato chiesta la derubricazione del reato da corruzione a concussione per induzione), il pm ha insistito per spedirli a processo.
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