Tangenti al Bo, la bella vita dell’ingegnere: così è scattata l’inchiesta
PADOVA. Stipendio fisso da tecnico dell’università dell’Area manutenzioni, un reddito annuo sui 40 mila euro. Eppure nel suo patrimonio (tra beni mobili e immobili) c’era una bella barca, un Mochi Fly 44 di 14 metri (valore attuale 80 mila euro) ormeggiato nel porto di Umago, in Croazia, forse per essere invisibile alla Guardia di Finanza. Ecco da dove è partita l’inchiesta sull’“Università pulita”, 17 indagati (per ora) con l’accusa di concorso in corruzione e turbativa d’asta, destinata a smascherare un “comitato del malaffare” che, fino a ieri, governava il sistema di gare e appalti per la conservazione dei palazzi dell’ateneo di Padova. Per mesi il lavoro degli investigatori è stato osteggiato da molti dipendenti dell’Area edilizia, sicurezza e manutenzioni sotto il totale controllo del superdirigente Ettore Ravazzolo, finito agli arresti domiciliari (con l’impresario Massimiliano De Negri). Nel luglio 2016 la svolta all’indagine quando i sospettati trasferiscono gli incontri dedicati al malaffare dall’ufficio al ristorante, decisi a continuare impunemente. Si scopre che l’ingegnere Ravazzolo è il timoniere del “comitato”. E si fa solida l’ipotesi di un giro di tangenti, e non solo di regalie (lavori gratuiti in casa del dirigente), dopo il ritrovamento di montagne di soldi nelle case di due inquisiti.
Sospette mazzette. È l’alba del 15 novembre, il giorno del blitz. Oltre all’alloggio di Padova (in via S.Fermo 86), è perquisito il prezioso appartamento del superdirigente a Valdagno in via Manin, oltre 200 metri quadrati distribuiti su due piani in un palazzo storico. Nella camera matrimoniale, due scatole di latta. Sorpresa: contengono 13.700 § (6 banconote da 500 § e 40 da 100 § nell’una; nell’altra sfuse 130 banconote da 50 § e una da 200 §). Anche nella casa del tecnico Fabio Pasinato, a Padova in via Giordano Bruno, sono sequestrati 2.400 § (12 banconote da 100 e 24 da 50 §). Sono il frutto di tangenti? È l’ipotesi della Sezione di polizia giudiziaria coordinata dal capo della procura Matteo Stuccilli e dal pm Sergio Dini, titolari dell’indagine.
Da sospetti a certezze. L’esposto firmato dal rettore Rosario Rizzuto innesca i primi accertamenti. Il capo dell’ateneo trasmette in procura la segnalazione di un impresario che lamenta la sistematica emarginazione dai lavori di manutenzione assegnati con il sistema dell’affido diretto sempre ai soliti nomi. Senza nessuna rotazione, come impone la normativa. Di più. Racconta di un tecnico dell’Area manutenzione (indagato) che ha un alto tenore di vita e una barca in Croazia. Tutto verificato. E tutto vero. Ma l’indagine amministrativa (interna) mette in allarme i dipendenti coinvolti. Lo svela la relazione in risposta alle richieste di chiarimento del rettore: gli affidamenti alle ditte chiacchierate risultano (stando al documento) per importi più alti rispetto a quelli reali. Il motivo? Evitare il sospetto del sistematico ricorso al frazionamento dei lavori, escamotage impiegato per favorire le imprese “amiche” (per lavori fino a 40 mila euro si può evitare la gara).
E chi prima sgarrava, fa il bravo (o, almeno, ci prova) evitando passi falsi, tanto che la procura dal marzo 2016 acquisisce la documentazione sui lavori in ateneo tramite l’Anac (Autorità anticorruzione) guidata da Raffaele Cantone. Obiettivo: non suscitare preoccupazioni. Un dipendente, però, commette un errore: «Ci ascoltano. C’è più di quello che ci fanno credere» commenta con un collega. È la prima significativa intercettazione ambientale.
La svolta. Gli incontri con gli impresari “amici” cambiano sede: dall’università al più sicuro ristorante. Un pranzo dà un’accelerazione all’indagine. 29 luglio 2016: in un noto locale cittadino si trovano Ravazzolo e gli impresari De Negri e Otello Bellon (c’è un amico ma non c’entra). I due chiedono di lavorare. Il superdirigente promette di adottare atti per favorirli, al rientro dalle ferie. «Potrei farvi un contratto biennale o triennale per la manutenzione...», assicura, sbilanciandosi con la promessa di pilotare le gare d’appalto. E facendo capire che saranno i vincitori. E loro: «Ti diremo noi chi invitare alle gare». Un modo per fare “cartello” tra ditte che, in accordo, si spartiscono il “bottino”. Tra loro, piena sintonia professionale. E non solo. Bellon (proprietario di un motoscafo Gobbi di 7,5 metri, il “Blue Eyes”) organizza una bella gita in Laguna. Oltre alla consorte e al figlio, c’è tutta la famiglia Ravazzolo (l’ingegnere con moglie e figlia). È il 2 settembre 2016: ultime giornate estive e pranzo da Celeste a Pellestrina per festeggiare il compleanno del superdirigente. Tanto paga l’impresario, pronto a incassare nuovi lavori.
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