Una targa a Napoli in ricordo di Chiara Jaconis

La sorella della giovane padovana uccisa da una statuetta lanciata da un balcone: «Sei mesi e nessuna verità sull’incidente che si ha portato via Chiara. Stiamo aspettando giustizia»

Edoardo Fioretto
La mamma e la sorella di Chiara Jaconis davanti alla targa scoperta il 15 marzo a Napoli
La mamma e la sorella di Chiara Jaconis davanti alla targa scoperta il 15 marzo a Napoli

È stata scoperta la mattina di sabato 15 marzo al parco Raffaele Viviani, nel quartiere Vomero di Napoli, la targa commemorativa dedicata a Chiara Jaconis.

Ricorrono i sei mesi dall’incidente che è costato alla vita alla ragazza padovana ai Quartieri Spagnoli lo scorso 15 settembre.

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Alla cerimonia, voluta dall’amministrazione comunale partenopea, erano presenti sia la sorella che la madre di Chiara. È stata un’occasione di grande commozione per tenere viva la memoria, ma anche per ricordare che a mezzo anno di distanza dal fatale incidente la famiglia cerca ancora di capire cosa sia successo alla giovane. Si sa che la trentenne è stata uccisa da una statua a caduta da un balcone in Vico Santa Teresella, ma gli inquirenti non sono ancora riusciti a identificare con esattezza l’esatta dinamica della vicenda.

Sei mesi senza verità

Inesorabile il tempo ha chiamato a sé minuti, ore e giorni che hanno portato a questa tragica ricorrenza. Questo uggioso sabato di marzo segna infatti i sei mesi esatti dall’incidente costato la vita a Chiara Jaconis, la 30enne padovana vittima di un fatale incidente ai Quartieri Spagnoli di Napoli. Il suo tragico quanto improbabile destino è legato a doppio filo alla caduta di una statua da un balcone: ma per tutta la vicenda mancano ancora dei responsabili.

E infatti, incidentalmente, questa giornata segna anche un altro infelice anniversario: perché sono trascorsi sei mesi senza verità sulla vicenda. Di chi era la statua? Da quale balcone è caduta? Chi ha responsabilità per quello che è successo? Domande che si sono posti sia gli inquirenti che indagano sul caso, sia i familiari della ragazza: i primi, per fare giustizia. I secondi, solo per un desiderio di verità.

Per questo anniversario la sorella di Chiara, Roberta, insieme a mamma Cristina si trovano a Napoli, per partecipare a una cerimonia dedicata alla 30enne padovana scomparsa.

Chiara Jaconis, padovana, da sei anni viveva a Parigi
Chiara Jaconis, padovana, da sei anni viveva a Parigi

La sorellla Roberta

«Sicuramente Napoli ci porta un brutto ricordo», riflette Roberta. Infatti, alla notizia del ferimento della sorella, lo scorso 15 settembre era corsa nel capoluogo campano per un ultimo saluto. Le condizioni erano apparse fin da subito critiche, e dopo tre difficili giorni la 30enne si è spenta in un letto dell’ospedale del Mare, tra l’affetto dei suoi cari.

«Ma non porta solo brutti ricordi», riprende Roberta, «Venire qui significa anche tornare in un luogo in cui sappiamo che Chiara è stata felice. E questo in fondo ha il potere di risollevarci il morale».

L’incidente

Chiara era scesa a Napoli con il fidanzato quel fine settimana di settembre, un regalo che lui le aveva fatto per festeggiare i trent’anni. Lei, innamorata dei colori e della pizza, aveva sempre sognato di passare qualche giorno nei quartieri partenopei. Quel pomeriggio, appena prima dell’incidente, stava andando alla fermata dei mezzi pubblici, dove avrebbe preso la linea che trasferisce all’aeroporto per tornare a Parigi dove viveva.

«Nel suo cellulare abbiamo visto una foto che ha scattato poco prima», racconta poi Roberta. «Aveva ripreso un murale: “Io ti giuro che nei vicoli di Spaccanapoli vorrei restarci per sempre” c’è scritto. È triste sapere che alla fine, è andata proprio così. Chiara, o comunque una parte di lei, vivrà per sempre lì, a Napoli».

L'altarino permanente dedicato a Chiara Jaconis installato in vico Sant'Anna di Palazzo, nei Quartieri Spagnoli
L'altarino permanente dedicato a Chiara Jaconis installato in vico Sant'Anna di Palazzo, nei Quartieri Spagnoli

Un angolo di vico Santa Teresella, a pochi passi da dove è stata ferita fatalmente, si trova adesso un altarino a lei dedicato. Fiori, soprattutto girasoli, foto, lettere e pensieri sono lì riuniti in un gesto di calda solidarietà con cui i residenti dei Quartieri Spagnoli hanno provato a chiedere perdono alla famiglia Jaconis. Poco distante il sorriso di Chiara saluta i turisti grazie al murale dipinto dall’artista Juan Pablo Gimenez. E un ulivo, piantato nel cortile di una scuola dei Quartieri Spagnoli, porta il suo nome.

L’appello

«Vanno bene gli alberi, vanno vene le fiaccolate. Ma in fondo stiamo ancora aspettando che le indagini facciano chiarezza», sottolinea la ragazza. «Stiamo aspettando giustizia, ma soprattutto verità su tutta questa vicenda». Al momento risultano indagati due genitori per omicidio colposo e omessa custodia su minore: per la procura partenopea non avrebbero badato a uno dei figli che, si presume, avrebbe fatto cadere la statua che ritrae la regina Nefertiti. Al momento le indagini sono ancora in corso.

E venerdì 14 sera Roberta è stata anche nel punto in cui tutto è iniziato, il luogo della tragedia, vico Santa Teresella. Se potessi suonare al campanello di quella famiglia, cosa diresti? «Non lo so, in questo momento vorrei solo delle scuse», dice lei. «Ma non credo che sarebbe il modo giusto di agire. Chiara credeva nella giustizia, e quindi anch’io». —

 

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