Telemedicina allo Iov di Padova con 500 visite al mese per scongiurare i contagi

PADOVA. Privilegiare dove possibile la prenotazione delle prestazioni da remoto, perché in moltissimi casi un controllo effettuato online non ha una valenza minore rispetto a un controllo che avviene di persona e in questo periodo d’emergenza è certamente più sicuro.
L’Istituto Oncologico Veneto, che già prima della pandemia aveva iniziato ad utilizzare la telemedicina, sta incentivando ormai da diversi mesi questo tipo di servizio.
«Dopo un’estate con numeri un po’in calo, anche per l’allentarsi della pressione del virus, stiamo tornando ai numeri di marzo con circa 500 prestazioni di telemedicina al mese», ha spiegato Maria Giuseppina Bonavina, direttore sanitario dello Iov.
«Abbiamo visto che i pazienti gradiscono questa modalità, ed effettivamente oltre a un risparmio dal punto di vista economico, pensiamo ad esempio che chi viene da un’altra regione deve prendere ferie, fare un viaggio, in questo particolare momento si abbatte anche il rischio di esposizione al virus». Detto questo, lo Iov continua a garantire tutte le cure ai propri pazienti. «Non sono state modificate prenotazioni e nei pochi casi dove è stato fatto è stato tutto attentamente vagliato in modo da non arrecare danni ai pazienti».
Lunedì allo Iov, che in questo momento conta 13 positivi tra medici, infermieri, operatori socio sanitari, 7 nella sede di Padova e 6 in quella di Castelfranco, aprirà il nuovo triage su via Busonera, mentre nei giorni seguenti sarà operativa anche la camera calda adiacente, da dove entreranno le ambulanze e ci sarà la possibilità di portare il paziente direttamente all’interno dell’ospedale.
Attiva anche l’estensione dell’orario di controllo degli accessi: dalle 6. 30 alle 20 dal lunedì al venerdì e dalle 7 alle 18 il sabato e la domenica.
«Con tutte le misure di prevenzione e di protezione continuiamo a garantire le cure ai nostri pazienti», ha spiegato Giorgio Roberti, direttore generale dello Iov. Per quanto riguarda invece la situazione di stress che i dipendenti dello Iov, come quelli dell’Azienda Ospedaliera, stanno vivendo a casa di un’emergenza che si protrae da troppo tempo, la direttrice sanitaria della struttura dice: «La stanchezza c’è, è innegabile. Sono ormai dieci mesi che siamo sottoposti a una pressione non indifferente, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista psicologico».
A causa di un numero costante di personale che risulta ai controlli positivo al Covid, di solito una quindicina di unità tra Padova e Castelfranco, la collaborazione chiesta a chi rimane al lavoro è massima. «Anche solo spostare da un reparto all’altro un infermiere richiede da parte sua pazienza e tanta disponibilità», ha sottolineato Maria Giuseppina Bonavina.
«Noi tutte le volte che possiamo ringraziamo sia personalmente che pubblicamente i nostri dipendenti senza i quali non avremmo certo avuto questi risultati». —
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