Tentano di rapinare il padre, bambino prende a schiaffi i banditi

I malviventi assalgono e riempiono di botte il titolare di una trattoria appena scende dall’auto sotto casa, il piccolo difende il papà saltando alle spalle degli aggressori che desistono e fuggono
La trattoria di Gino Zaghetto a Cadoneghe (foto Piran)
La trattoria di Gino Zaghetto a Cadoneghe (foto Piran)

CADONEGHE. Picchiato e rapinato sotto casa, mentre sale in auto per portare il bambino a scuola, che, disperato, prende a pugni lui stesso, con le sue piccole manine, i rapinatori che stavano assalendo il suo papà, nel tentativo di rubargli i soldi. Drammatica e di una violenza inaudita e immotivata l’aggressione subita ieri mattina, alle 7.30, da Gino Zaghetto, proprietario della nota trattoria Da Gambaro, in via Bagnoli a Cadoneghe: prendendo a poderosi calci il rapinatore, li ha costretti alla fuga a mani vuote. Sotto choc l’uomo, ma ancor di più il piccolo di 9 anni, seduto per tutto il tempo sul sedile posteriore dell’auto, e davanti ai cui occhi si è svolta la violenta aggressione al padre. Gino Zaghetto ha rimediato un pugno in volto che gli ha lascato un’abrasione e delle ecchimosi: illeso il piccolo, anche se terrorizzato. È rimasto chiuso in casa e non è andato a scuola. Le uniche frasi che uno dei malviventi ha pronunciato, le ha dette in italiano: indossavano cappellino e sciarpa tirata fin sul naso, che lasciavano liberi soltanto gli occhi, rendendoli irriconoscibili.

I segni dei pugni sul volto del ristoratore aggredito
I segni dei pugni sul volto del ristoratore aggredito

«Sono uscito alle 7.30 come ogni mattina per accompagnare mio figlio a scuola», racconta Gino Zaghetto, «e siamo saliti in auto. Ho ingranato la retromarcia ma ho sentito un colpo: mi sono stupito, poiché il piazzale a quell’ora era sgombero». Dietro alla sua utilitaria, un’Opel Agila, si erano velocemente piazzati tre uomini, che gli avevano impedito con la loro auto di spostare la sua. «Neanche il tempo di capacitarmi di cosa fosse accaduto», prosegue il ristoratore, «che un uomo ha aperto il mio sportello e mi ha colpito in volto con un pugno poderoso. Mentre mi riprendevo dal colpo, l’ho sentito che gridava “Dammi i soldi, dammi i soldi”, al che gli ho risposto “Ma quali soldi?”. Di certo per accompagnare mio figlio a scuola non mi porto appresso del denaro, men che meno l’incasso del ristorante. Forse loro pensavano che lo avessi con me e che lo stessi andando a depositare».

Sta di fatto che nel frattempo, un altro rapinatore, aperto lo sportello dal lato del passeggero, si è seduto sul sedile e ha afferrato Zaghetto per le spalle o per la gola, nemmeno lui, ancora turbato, sa dirlo con precisione. Tutto sotto gli occhi atterriti del figlioletto, seduto sui sedili posteriori, il quale ha avuto la prontezza di riflessi di chiudere i suoi sportelli con la sicura e ha iniziato a gridare con quanto fiato aveva in gola, povero piccolo. «Mi sono allora voltato di lato, verso l’esterno», continua Zaghetto, «e con le gambe ho preso a calci il rapinatore che mi aveva colpito con il pugno: ho 44 anni e dall’età di 9 corro in bicicletta e ho quindi dei muscoli sulle gambe piuttosto forti. Devo avergli fatto parecchio male, perché ha desistito. Nel frattempo mio figlio, spaventatissimo, colpiva con i pugni l’altro rapinatore, che mi afferrava dalle spalle, nel tentativo di liberare il mio collo dalle sue mani. Visto che non ricavavano nulla se non delle percosse, hanno preferito desistere e sono risaliti sull’auto, alla cui guida sedeva un complice. Era una Golf grigia, con targa straniera». Una Golf che di recente è stata avvistata in più di un Comune in cui stanno imperversando i furti. Potrebbe trattarsi quindi della medesima banda che sta mettendo sotto scacco la cintura padovana. Zaghetto pensa a una rapina per denaro, per ricavare contante facile e che i malviventi mirassero a farsi consegnare da lui il portafoglio. Non ha problemi con nessuno e, a detta sua, non si tratterebbe pertanto di una vendetta o di una ritorsione, ma di un’azione che poteva capitare a lui come ad altri. Però, siccome l’abitazione si trova nel medesimo edificio del ristorante, magari pensavano che portasse con sè l’incasso del fine settimana. E questo potrebbe far pensare a un piano premeditato, visto che si trovavano proprio lì, nel momento in cui l’uomo, come d’abitudine, è uscito con il figlioletto per andare a scuola.

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