Teolo, Villa Rosa svela le sue bellezze: ecco il palazzo che ospitò Manzoni

I cancelli dell’edificio storico si sono aperti per l’evento “Dimore amiche” quando le proprietarie hanno guidato gli ospiti al suo interno

Gianni Biasetto
Visita a Villa Rosa a Tramonte
Visita a Villa Rosa a Tramonte

Oltre cento i visitatori che nella giornata di ieri hanno potuto varcare il monumentale cancello citato nell’enciclopedia Treccani nella voce “ferri battuti” di Villa Rosa a Tramonte di Teolo, ai piedi dei Colli Euganei. Il tutto grazie all’evento “Dimore amiche e i suoi proprietari” promosso da Veneto segreto e Associazione dimore storiche italiane.

Un continuo via vai di persone amanti dell’arte e della bellezza, accompagnante nella visita da Vilma e Francesca Braga Rosa (madre e figlia), proprietarie dell’edificio storico. «Un’iniziativa, questa delle residenze d’epoca venete che permette le visite accompagnate dai proprietari, che sta andando benissimo», spiega Vilma Braga Rosa.

«Stiamo vedendo che anche molti giovani sono interessati a scoprire questi monumenti che sono patrimonio del Veneto, curiosi di sapere come si viveva. Naturalmente i tempi sono cambiati e per mantenere queste residenze bisogna anche aprirle al pubblico perché servono degli incentivi economici».

Il visitatore che varca i cancelli di questa dimora da che cosa è attratto in particolare? «È attratto da un mondo che lo affascina», rispondono le proprietarie, «nella villa si vive tutta la sua storia. Da quando nel Medioevo l’importante famiglia di feudatari della zona, i Maltraverso la fece costruire a cavallo della strada per la sicurezza contro il brigantaggio, con due torri che regolavano i passaggi e che di notte venivano chiuse con dei portoni. Così rimase nei secoli fino a quando fu acquistata da Francesco Rosa, innamorato di questo angolo dei Colli Euganei, per duemila ducati dai Camposampiero. Una famiglia delle più illustri del padovano che ha dato uomini di chiesa, di cultura e d’arme. Francesco fece erigere sopra il timpano 5 statue raffiguranti la fede, con a destra la speranza, a sinistra la carità mentre alle due estremità abbondanza e pace».

Ad accompagnare i visitatori all’interno della casa dove il tempo sembra essersi fermato è Francesca Braga Rosa, laurea in architettura. Nella sala da pranzo campeggiano tre grandi quadri opera di Ernesto Daret da Bruxelles dipinti per la casa nel 1694. Nel salottino adiacente si può ammirare un quadro di famiglia che riprende un’incisione pubblicata nelle tabelle selectae di Caterina Patin, eseguito nel 1684 da Natale Juvenet.

Il grande salone è arredato con magnifici divani provenienti dalla villa di Castelgomberto e da quattro busti di imperatori Asburgici: Francesco Giuseppe, Carlo V, Ferdinando I e Filippo II.

Al piano superiore, nel salone centrale vi sono tre grandi tele di Louis Dorigny, una delle quali Francesco Rosa è rappresentato nelle vesti di Ercole, e la moglie Gabriella in quelle di Onfale.

L’ultimo piano della villa, solitamente destinato alla residenza della servitù, a Villa Rosa è ugualmente ricco e curato in ogni dettaglio. Il salone passante è affrescato con opere attribuite all’Albani. L’interesse del visitatore in questa zona del monumento, si sofferma sulla camera da letto dove soggiornò il Manzoni, ospite della famiglia Rosa, dove si narra venne a documentarsi per le ricerche su Carlo V su cui aveva scritto il professor De Leyva, imparentato con la famiglia Rosa avendo sposato Elisabetta Rosa. 

 

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