Terme, l'Hotel Miramonti vince in tribunale: canone acque reflue non dovuto

MONTEGROTTO. Una vittoria storica quella ottenuta in primo grado di fronte al giudice Luca Marani della seconda sezione civile del tribunale civile di Padova da parte dell’Hotel Terme Miramonti sul comune di Montegrotto.
L’annosa questione sul versamento del canone di scarico sulle acque reflue ternali al Comune registra un successo per Gianluigi Braggion, titolare dell’hotel.
Il giudice ha accolto la tesi, da sempre sostenuta dagli imprenditori alberghieri sia di Abano che di Montegrotto, che chi versa il canone per lo scarico delle acque reflue termali al Consorzio di Bonifica non debba essere soggetto ad un canone identico imposto dal Comune.
A meno che l’albergatore scarichi in scoli comunali (fognature) e non consortili sui quali paga già un canone per il servizio. L’attesa sentenza sul ricorso presentato nel 2018 da Gianluigi Braggion, che con l’avvocato Michela Ferrati di Rovigo ha voluto andare fino in fondo, è stata emessa l’otto gennaio scorso. Se non verrà fatto ricorso, la sentenza andrà in giudicato e diventerà un precedente per tutti gli alberghi del bacino termale.
«Il giudice in primo grado ci ha dato ragione sul ricorso presentato in merito alle quote che dovevamo al comune per le annualità 2012-2013», spiega raggiante Braggion. «Chi scarica nello scolo consortile non deve nulla al Comune ha sostenuto il giudice. Il Comune se non ha spese reali dovute allo scarico delle acque reflue, non può pretendere nulla. Può farlo, ha sentenziato il giudice, solo se dimostra con corrispettivi alla mano di aver sostenuto dei costi di manutenzione, cosa assai difficile, dato che in questi anni abbiamo sempre chiesto al Comune di dettagliarci le spese realmente sostenute. Non abbiamo mai avuto una risposta e quindi è evidente che le spese non vengono sostenute o in ogni caso sono minime e irrisorie, non certo di un valore che si aggira tra i 15 e i 16 mila euro annui come ci è stato chiesto in questi anni».
L’Hotel Miramonti doveva dal 2012 al Comune la somma di circa 70 mila euro. Di questi ci 40 mila euro sono quelli che la società deve ancora versare, relativi alle annualità 2017-2018-2019.
«È evidente, in base alla sentenza del giudice del Tribunale di Padova, che non solo non dovremo versare i 40 mila euro dovuti, ma che ci dovranno essere restituiti dal Comune anche i 30 mila euro già versati. Ma non è tutto, perché la sentenza può risultare retroattiva fino a 10 anni dal momento della presentazione del ricorso. Il Comune deve rimborsarmi il 50% delle spese legali, quindi oltre 7 mila euro».
La sentenza potrà servire ora come riferimento anche agli altri hotel che, per anni, hanno versato un canone doppio e a questo punto pare non essere dovuto. «Ho sempre pensato di avere ragione», conclude Braggion. «Sono andato avanti da solo con la mia battaglia. Spero sia stata fatta definitivamente chiarezza». ––
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