Terremoto, capannoni a rischio crollo: «Nessun adeguamento»

PADOVA. Capannoni di “carta” e pochi adeguamenti nelle case. Nella provincia di Padova, il cui territorio rientra nelle zone a rischio sismico 3 e 4, il patrimonio edilizio si presenta in ritardo rispetto all’adozione di sistemi antisismici, sia quello privato sia il pubblico. A correre i rischi maggiori sono i tantissimi capannoni per attività artigianali o industriali costruiti prima del 2008, ovvero prima dell’introduzione della nuova normativa antisismica.
Il quadro. Pochi industriali hanno deciso di avviare miglioramenti negli ultimi anni e, complice la crisi, la maggioranza degli stabilimenti produttivi del Padovano è rimasta nella categoria e forte rischio di crollo in caso di scosse simili a quelle che hanno colpito Abruzzo, Lazio e Marche. Solo nelle scuole si è arrivati a un buon livello di interventi per la messa in sicurezza, mentre i costi alti per installare cuscinetti speciali, dissipatori e rinforzi nei pilastri scoraggiano le famiglie, che preferiscono investire sulle tecnologie per il risparmio energetico.
Gli incentivi. A tracciare un quadro, non certo esaltante, della situazione del territorio locale è l’ingegner Lino Sarzo, consigliere della Fondazione degli Ingegneri di Padova e in passato coinvolto direttamente nell’organizzazione delle squadre tecniche per le rilevazioni di agibilità degli edifici dopo i terremoti di L’Aquila e dell’Emilia. «Per i privati cittadini esistono incentivi simili a quelli attivi per i miglioramenti energetici e termici», spiega Sarzo. «Se il privato decide di adeguare avrà un ritorno in termini di tassazione, recuperando il 65% della spesa in 10 anni. Nonostante ciò pochi decidono di intervenire. Da un lato per i costi elevati, che vanno ai 60 euro a metro quadro in su, a seconda della tipologia e del numero di piani del fabbricato, oltre che della qualità del sistema antisismico prescelto. Si può salire anche da 300 euro a metro quadro. E in alcuni casi è preferibile abbattere e ricostruire ex novo. Inoltre c’è un problema collettivo di “memoria”: ci si dimentica in fretta degli eventi sismici e passata l’emergenza si preferisce investire in altro modo».
Nodo capannoni. La situazione non è più rosea per quanto riguarda il patrimonio industriale: nonostante alcune iniziative locali per incentivare miglioramenti nessuno è passato ai fatti. Eppure i danni del terremoto dell’Emilia, specialmente quelli alle attività produttive e in un territorio dalla stessa sismicità del padovano, consiglierebbero delle contromisure urgenti per rimediare alla fragilità di tanti capannoni. «Purtroppo per l’edilizia industriale e produttiva non ci sono incentivi per la provincia di Padova, che rientra nelle zone sismiche 3 e 4. Quelli per i capannoni riguardano solo le zone 1 e 2, cioè a maggior rischio di sismicità», sottolinea Sarzo. «La maggioranza dei capannoni della zona è stata costruita prima del 2008, alla luce dei fatti in maniera pericolosa, perché fino al 2007 questa non era considerata una zona sismica. Sono a rischio quanto i capannoni dell’Emilia».
Zero migliorie. Qualche anno fa gli Ingegneri di Padova insieme a Confindustria avevano promosso un’iniziativa per dare agli imprenditori che ne facevano richiesta la possibilità di avere un sopralluogo e una perizia sullo stato dei fabbricati produttivi. «Tuttavia, a fronte di alcune decine di richieste a cui abbiamo dato seguito con relazione scritta, nessuno ha dato seguito ai miglioramenti previsti». Storia a parte fanno invece i palazzi storici e le chiese di una certa epoca, perché è necessario agire d’accordo con la sovrintendenza, con modalità particolari. Spesso non sono ammessi interventi con materiali nuovi e ciò fa salire i costi.
Le scuole. Buona è invece la situazione nelle scuole, sulle quali negli ultimi anni si è intervenuto molto. Per le case, infine, c’è chi da anni propone inutilmente di creare una classificazione degli edifici come avviene per le classi energetiche. «Dopo il terremoto dell’Emilia vari ordini degli ingegneri hanno proposto di creare un libretto degli edifici in cui sintetizzare anche le caratteristiche sismiche dell’edificio. Purtroppo la legge è stata bocciata ritenendola troppo costosa. E tutto è andato nel dimenticatoio».
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