Terremoto in Veneto, l’esperto: «La terra tremerà ancora»

PADOVA. «L’Alpago, il Cansiglio, Vittorio Veneto e dintorni costituiscono l’area più pericolosa del Veneto dal punto di vista sismico. Il terremoto, dunque, rientra nella normale attività tellurica della zona. Non spaventiamoci, però, se ci sarà uno sciame. È normale che avvenga». Pierluigi Bragato mette le mani avanti. È il sismologo del Crs-Ogs di Udine che quotidianamente studia la “fascia rossa”, classificata di seconda categoria, che dalle montagne tra Chies d’Alpago, Barcis e Claut, in Valcellina, scende attraverso l’altopiano del Cansiglio, da una parte fino alla Pedemontana trevigiana e, dall’altra, lungo la Val Belluna. È il territorio segnato da due disastrosi eventi, nel 1873 e nel 1936, il primo di 6.3 gradi di magnitudo, il secondo di 5.9. Mai, dopo di allora, vennero raggiunte punte così alte. Nel 1996 ci si fermò a 4.3 gradi.
L’anno scorso, la Val Lapisina, sopra Vittorio Veneto, fu colpita da strani boati, che provenivano dal sottosuolo, provocati dall’acqua abbondante che picchiava contro le rocce delle lunghe grotte carsiche. In quel caso non mancarono botti frequentissimi, ma tutti intorno a un grado, al massimo a 2. «Questa scossa, tra il Veneto ed il Friuli Venezia Giulia non è direttamente collegata alla stessa struttura sismica dell'Emilia, ma sembra far parte di quella ripresa attività in Val Padana che già segniamo da gennaio», precisa il presidente della Commissione Grandi rischi, Luciano Maiani, confermando che «da mesi stiamo tenendo questa regione sotto la lente di ingrandimento». Anche Bragato parla di fenomeni distinti, autonomi, ancorché originati nella stessa placca adriatica, che scende dalle Alpi e risale verso gli Appennini.
«Non si tratta, comunque, della stessa faglia», precisa Paolo Messina, direttore dell'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Cnr di Roma. La placca Adriatica costituisce la punta più settentrionale di quella Africana, che comprende la costa orientale dell’Italia e l’Adriatico. La placca africana spinge verso Nord, contro quella Eurasiatica, e in questo movimento l’Adriatica scende sotto le Alpi. Bragato spiega che anche questo terremoto è di tipo compressivo. L’energia accumulata costringe una delle due placche (in questo caso quella Africana) a piegarsi, inclinandosi verso il basso, e ad infilarsi sotto l’Eurasiatica. Questo movimento generale può generare terremoti che fra loro sono indipendenti.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova