Tessuti come opere d’arte rivive la storica griffe Fortuny

«I suoi vestiti sono un'opera d'arte». Così Marcel Proust, nella “Ricerca del tempo Perduto”, definisce i costumi di scena del suo amico Mariano Fortuny. Artista di talento, poliedrico ed enigmatico, spagnolo trapiantato a Venezia. Pittore, scenografo, «designer», come si dirà più tardi. Inventore e maestro dei colori e di stoffe preziose, ispirate alla Grecia classica e all'Oriente. Che oggi rivivono nel laboratorio veneziano della Giudecca. La «Fabbrica di tessuti Fortuny» è un'industria con sede e unico luogo di produzione al mondo nella città storica.
A prendere in mano l'azienda il giovane newyorkese di origini egiziane Mickey Riad, che con suo fratello Maury ha ereditato l’azienda e rilanciato la produzione delle stoffe famose nel mondo. Dimostrazione che a Venezia si può ancora produrre, restando nel campo dell'eccellenza. «Costa di più, ma non potremmo mai andarcene», dice, «Fortuny è Venezia, il legame è indissolubile». Così, miracolo sconosciuto ai più, dalla fabbrica ottocentesca attigua al grande Molino Stycky partono carichi di stoffe preziose diretti nelle più belle case del mondo. I tessuti Fortuny ornano case patrizie, il museo di Ca' Rezzonico e il Vittoriale degli italiani. Le dimore di Elton John, Schwarzenegger, Bloomberg. E ville di miliardari in California, a New York, Baltimora. Un segreto di cui la fabbrica va fiera è quello della composizione del tessuto. Cotone egiziano di fibra lunga, qualità unica al mondo. Stampato con quei disegni che si ispirano alle città; motivi greci e iraniani, melograni simbolo di Granada, la città andalusa meraviglia del mondo dove Fortuny era nato nella seconda metà dell'Ottocento. Una storia avvincente, quella di Mariano Fortuny (con l'accento sulla u, anche se i veneziani lo chiamano Fòrtuny). Rimasto orfano a tre anni venne trasferito dalla madre a Parigi. Poi a Venezia, nel palazzo gotico Pesaro Orfei, in campo San Beneto, donato alla città dalla vedova Henriette, oggi museo Fortuny. A Venezia frequenta intellettuali e artisti, tra cui l'architetto e pittore Raffaele Mainella. Insieme arredano villa Herriot, San Gregorio, la palazzina Stern. Fortuny è un vero «uomo del Rinascimento», gira il mondo, eccelle in tutte le arti, è un bravo fotografo, pittore, scultore. Crea gli abiti di scena, ispirati all’antica Grecia, per la ballerina Isadora Duncan. Stoffe uniche al mondo, la cui produzione era stata interrotta alla fine degli anni Settanta. Oggi il giovane Mickey ha deciso di rilanciare la storica azienda. Che produce, sottolinea con orgoglio, soltanto a Venezia. A New York c'è uno show room visitato da una clientela raffinata. E anche alla Giudecca le visite si fanno sempre più frequenti.
Il giardino, fonte di ispirazione per la creazione dei motivi floreali dei suoi tessuti, è stato rimesso a nuovo da Tudy Sammartini, i vari modelli di stoffe del primo Novecento sono stati raccolti e saranno presto pubblicati in catalogo grazie a una ricerca affidata a Isabella Penzo. E Mickey ha pubblicato una storia a colori della fabbrica, il cui ricavato sarà in parte devoluto a un'associazione che cura i bambini egiziani rimasti orfani. Business, ma non solo. «Vogliamo mantenere viva questa parte di storia veneziana», dice Mickey. Nel piccolo showroom della Giudecca sono esposte stoffe, ma anche lampade, vetri colorati, cuscini, oggetti per la casa. Nel giardino le siepi ordinate e l'edificio ottocentesco rimodernato nel 2009, dove si producono con i macchinari originari appena restaurati stoffe e tendaggi famosi in tutto il mondo. Alle finestre, drappi colorati per non far vedere all'interno. La formula del tessuto _ miscela originale di cotone, pigmenti. Sfumature che danno un particolare effetto di leggerezza e trasparenza. La fabbrica si può visitare? Mickey sorride: «Al nostro brevetto teniamo molto».
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