Testamento contestato, le intercettazioni incastrano notaia e medico di base
Prima udienza del processo per un presunto falso testamento che ha escluso dall’asse ereditario tre figli di un artigiano di Santa Giustina in Colle

«Ricordati che sabato prossimo abbiamo appuntamento dal legale per la linea difensiva». E ancora: «Quando vai (dagli inquirenti per l’interrogatorio) sai cosa rispondere».
Sono delle frasi intercettate dagli investigatori della sezione di Polizia giudiziaria della procura di Padova che stavano ascoltando alcuni parenti di Marcello Ceccato, ex falegname di Santa Giustina in Colle, morto a 83 anni nell’ospedale di Cittadella il 25 novembre 2019 dopo un paio d’anni trascorsi dentro e fuori le strutture ospedaliere e di una forma di demenza.
Alcuni parenti legati alla vedova (erede universale) e al figlio maschio che sta continuando l’attività paterna: già, perché gli altri tre figli (eccetto una quarta che ha aderito alle scelte paterne) sono stati esclusi dal testamento che risulta essere stato firmato dal pensionato qualche giorno prima del decesso (tra soldi e beni il tesoretto lasciato vale 600 mila euro).
E, di conseguenza, hanno impugnato quelle ultime volontà, ottenendo il loro annullamento in primo grado dal tribunale civile e poi presentando una querela.
La notaia e il medico di base
Querela che ha portato davanti alla giudice, Sara Catani, la notaia Francesca Vomiero, 43enne di Padova; il medico di base Rosanna Ruffato, 63 anni, autrice di un certificato con il quale attesta la piena capacità di intendere e di volere del pensionato al momento dell’atto; e i testimoni di fronte ai quali sono state raccolte quelle ultime volontà, il geometra Andrea Basso, 46 anni, e Carmen Rampazzo, 47, tutti e tre di Santa Giustina in Colle, il paese dove si svolge l’intera vicenda.
Il 27 febbraio prima udienza del processo: a difendere i quattro il penalista Pietro Someda (Vomiero), l’avvocato Giuseppe Lombardino (Ruffato), l’avvocato Tommaso Lessio (basso) e la legale Francesca Tonin (Ruffato). Tre figli si sono costituiti parte civile tutelati dagli avvocati Marco Furlan ed Eva Liberalato.
L’accusa
Le accuse contestate dal pm Benedetto Roberti, che aveva sollecitato (e ottenuto) il rinvio a giudizio, sono di concorso in falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici; il medico di base è accusata pure di falso ideologico in certificati commesso da persone esercenti un servizio di pubblica utilità.
La storia. Il 23 dicembre 2022 la vedova e i figli si presentano nello studio del notaio Vomiero per la pubblicazione delle ultime volontà.
Sorpresa: tutto il patrimonio va spartito solo fra la moglie e il figlio maschio come da un testamento scritto in ospedale il 21 novembre alle 7.50 del mattino, presenti il notaio, la dottoressa che certifica come Ceccato fosse «vigile, reattivo e consapevole» e i due testimoni Basso e Ruffato.
Il 27 in aula è stata sentita la dottoressa Lucia Donnarumma, del reparto di Medicina dell’ospedale cittadellese dove era ricoverato l’83enne. Il medico ha confermato che il paziente era in stato precomatoso, soporoso e non lucido, mentre le difese hanno fatto notare come nella cartella clinica fosse evidenziato che l’uomo alternava momenti di vigilanza a sopore. Sempre la testimone ha osservato che non spetta al medico di base attestare le capacità di un paziente ricoverato e pertanto in carico all’ospedale. Quindi è stato a lungo sentito un maresciallo dell’Arma che ha indagato.
Le intercettazioni
E, sollecitato dalla pubblica accusa, ha raccontato alcune intercettazioni telefoniche tra le persone coinvolte nella vicenda a sottolineare come «si stavano organizzando le testimonianze in uno studio legale (non si tratta di uno dei difensori, bensì dell’avvocata C.T. che non è stata indagata). «Non era la legale di nessuno» ha rilevato il pm Roberti riferendosi a C.T., «e ha interloquito con imputati e testimoni facendo raccomandazioni». Il maresciallo ha rammentato alcune intercettazioni relative alla notaia: «Nel giugno 2022 sapeva di essere attenzionata per la storia del testamento. Un giorno chiama il marito dicendogli di aver fatto la richiesta in procura per verificare se fosse indagata. E ha riferito che l’esito era negativo».
Sempre il militare: «In un’altra intercettazione esprimeva preoccupazione perché non aveva fatto in tempo a visionare la documentazione consegnata il giorno della perquisizione (erano stata perquisita a casa e in studio)». Ma c’è pure una chiamata che l’avvocata C.T. fa alla dottoressa Ruffato per informarsi sui risultati della perquisizione. Di nuovo in aula il 27 marzo.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova