the imitation game

Inghilterra, 1951. Il celebre matematico Alan Turing viene interrogato dalla polizia con un’accusa infamante per il tempo, omosessualità, perseguitata nel Regno Unito sino al 1967. Ma la storia di Alan Turing - che il regista norvegese Morten Tyldum (“Headhunter”) trasporta sullo schermo con “The imitation game” è rimasta sconosciuta ai più anche in Gran Bretagna, nonostante Turing sia, di fatto, l’inventore del computer. Il motivo di questo oblio va cercato nella sua attività negli anni della guerra, quando fu il capo dell’équipe che portò alla scoperta del sistema Enigma, il complesso codice cifrato con cui i nazisti trasmettevano via etere i messaggi strategici. Il biopic di Tyldum ricostruisce ambienti militari e accademici, familiari e sociali, in modo abbastanza convenzionale, nel più puro stile british, esaltando le prove attoriali e la recitazione di Benedict Cumberbatch (Turing) e Keira Knightley (Joan Clarke, primo genio matematico al femminile). La costruzione del film per flashback successivi, uno dentro l’altro, e il gioco di “imitazione” cui furono costretti i protagonisti dell’affare Enigma si muove invece in modo originale, mostrando quanto la nascita dell’intelligenza artificiale si debba al genio ma anche alla fortuna di un uomo normale, condannato a essere altro dal mondo.
Michele Gottardi
Durata: 113’- Voto: *** 1/2
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