Tigotà, gli anti-Cobas in pullman a Pavia

PADOVA. In pullman ma pure in treno e addirittura in macchina. In tutto un’ottantina di dipendenti padovani del Gruppo Gottardo – quello delle insegne Tigotà, Acqua&Sapone e Prodet – che hanno scelto la contrapposizione con i facchini di Broni (Pavia). In tutto 500 lavoratori tra addetti ai punti vendita e amministrativi che, come già accaduto giovedì a Padova, hanno sfilato e sfidato il presidio degli addetti alla logistica che da lunedì sono davanti ai cancelli del nuovo magazzino merci del gruppo della grande distribuzione bloccandone le merci.
CONTRAPPOSIZIONE
Commesse e amministrativi contro facchini, catena degli appalti contro assunzioni dirette, in un conflitto che aveva preso l’avvio a Padova due giorni fa quando l’intera struttura direzionale del gruppo padovano aveva calcato i marciapiedi della zona industriale, tutti vestiti di verde-azzurro Tigotà, per andare a esprimere il loro dissenso ai lavoratori in presidio poche centinaia di metri più in là, davanti ai magazzini padovani dell’azienda. E se giovedì mattina a gridare lo slogan “Vogliamo lavorare” erano stati circa 150 colletti bianchi, ieri a Broni le dimensioni della protesta sono state ben superiori: dei quasi 500 commessi e dipendenti vestiti di verde-azzurro per lo meno un’ottantina quelli arrivati in auto, in treno ma anche in pullman (come dimostrano le foto) dalla città che ospita la sede legale del Gruppo. La partecipazione, dice l’azienda, è frutto di una scelta autonoma e per questo verrà conteggiata come giorno di sciopero. A Padova, il giorno prima, a fare da portavoce alla contro-protesta è stata la stessa direttrice del personale di Gottardo Spa Stefania Casonato. La quale ha ricordato che il ritardo dell’arrivo delle merci sugli scaffali mette in difficoltà i negozi e quindi i lavoratori. Lo spettro è quello della cassa integrazione o peggio, una molla decisiva per i dipendenti e le dipendenti.
LE VOCI
«Siamo qui a protestare per il blocco del magazzino di Broni» hanno spiegano alcuni lavoratori durante presidio «Siamo qui per 4.300 dipendenti che non riescono a lavorare, gli scaffali iniziano a essere vuoti e abbiamo delle famiglie da mantenere. Non possiamo permetterci di rimanere a casa». Una manifestazione che era stata annunciata già nel pomeriggio di giovedì da alcune fonti vicine all’azienda come possibile ulteriore risposta se i magazzinieri di SiCobas e Adl Cobas non avessero ritirato il blocco. E così è stato.
LA TRATTATIVA
Nel pomeriggio invece, negli uffici della prefettura di Pavia, riprendeva la trattativa tra le parti: da una parte Adl Cobas e SiCobas ma pure le categorie della logistica di Cgil, Cisl e Uil, dall’altra Gottardo. Ancora una volta oggetto del contendere gli 8 dipendenti a tempo determinato di Broni, molti dei quali iscritti a SiCobas, a cui il contratto non è stato confermato. Una trattativa dalla quale è uscita un’apertura: reinserimento di due lavoratori a Broni e il trasferimento di altri sei a Reggio Emilia. Nella notte l’assemblea dei lavoratori per decidere se accettare la proposta e terminare, nel caso, il blocco dei magazzini. —
Riccardo Sandre
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