Tiziana, la tragedia della giovane magistrato

Studentessa brillante al liceo Barbarigo e poi a giurisprudenza a Bologna, avrebbe dovuto prendere servizio a Enna in gennaio. Sposata da poco, in un diario il dolore per la perdita prematura di un figlio

PADOVA. Studentessa brillante al liceo Barbarigo. E anche alla facoltà di Giurisprudenza. Poi, nel 2009, l’ingresso nell’avvocatura. E, nel 2013, in magistratura. Per il prossimo gennaio stava organizzando il trasferimento nel cuore della Sicilia, a Enna, dove avrebbe iniziato la carriera di sostituto procuratore nella Procura della Repubblica del capoluogo siculo. Tutto finito domenica sera intorno alle 8. Tutto finito sui binari di una linea ferroviaria buia, a pochi metri dal cavalcaferrovia che attraversa il Bacchiglione, quando il treno Frecciargento, diretto a Roma e partito alle 19.53 dalla stazione di Padova, si è lanciato in quel tratto a 180-200 chilometri all’ora, come impone la tabella di marcia, travolgendo la giovane donna decisa a chiudere con la vita. E con un futuro tutto da scrivere pieno di sogni, molti dei quali già diventati realtà: una carriera professionale importante, un marito amato dal quale era ricambiata, tanti amici, una solidità familiare, affettiva ed economica, anche se la morte del papà era stata vissuta con profondo dolore.

Ma forse per Tiziana Nalotto, che avrebbe festeggiato sabato prossimo i 35 anni, c’era una sofferenza profonda e intima. Un disagio esistenziale che le è apparso come una forra da cui è impossibile uscire. Non l’aveva aiutata la maternità improvvisamente perduta, trauma condiviso da tante donne prima di coronare il sogno di diventare mamma: un dolore insopportabile che l’ha dilaniata dentro. Un dolore mascherato per non preoccupare l’amatissima famiglia. E lei, così determinata nel lavoro, s’è spaesata di fronte a quell’inspiegabile accadimento nella solitudine di un’angoscia che le è apparsa senza via d’uscita. Angoscia tradotta in un diario: il “testamento” del male oscuro che la tormentava.

Difficile (e ingiusto) tentare di spiegare un gesto estremo che nasce nel privato più intimo e profondo. Di Tiziana Nalotto resta, incancellabile nel cuore di tanti, il ricordo di una donna ancora ragazza. Una donna solare e brava, intelligente e vivace, seria e professionale che coltivava un profondo senso del rispetto e l’amore per la legalità, appreso dai genitori, in particolare dall’amatissimo papà Nicola, per tanti anni battagliero consigliere comunale di opposizione a Villafranca Padovana, scomparso il 26 luglio 2010 in seguito a una malattia.

Tiziana aveva frequentato l’asilo, le scuole elementari e le medie nell’istituto Teresianum in corso Vittorio Emanuele, poi aveva scelto il liceo Classico al Barbarigo per non essere divisa dalla sorella gemella Gabriella rispetto alla quale aveva preferito un diverso percorso formativo e professionale. S’era iscritta a Giurisprudenza e, dopo la laurea, aveva svolto il praticantato con l’avvocato Claudio Michelon nel civile e con il presidente onorario della Camera penale Gianni Morrone nel penale. Lo scoglio dell’esame era stato superato bene. Tiziana non s’era accontentata. E, pur iniziando la carriera forense (con una breve esperienza di pubblico ministero onorario), aveva deciso di diventare magistrato.

Torna a studiare e supera il complesso esame per entrare in magistratura: è 274ª nella graduatoria dei 325 vincitori del concorso indetto dal Ministero della giustizia nel 2010 e pubblicato in Gazzetta ufficiale nel giugno 2013. Tiziana viene assegnata come tirocinante al tribunale di Venezia: un anno di “laboratorio pratico” per i primi sei mesi nei diversi uffici (dal civile al penale), per i successivi sei fianco a fianco del pubblico ministero Giorgio Gava. Sono i cosiddetti sei mesi “mirati” per apprendere i segreti del mestiere che si andrà a svolgere. Tiziana, infatti, ha ottenuto il posto di sostituto procuratore della Repubblica, il magistrato inquirente che svolge le inchieste penali. E ha ottenuto di fare quel lavoro a Enna su sua precisa richiesta.

La scorsa primavera, infatti, si era sposata con un giovane siciliano: lui, dipendente dell’Ispettorato del lavoro a Padova, sta per concludere un dottorato di ricerca all’Università di Palermo (sempre a Giurisprudenza) con buone speranze di diventare ricercatore. A dicembre Tiziana avrebbe concluso il tirocinio, così a metà novembre raggiunge Enna per conoscere il capo della procura, Calogero Ferrotti, e i futuri colleghi. Ma anche per cercare casa in vista del trasloco. A tutti appare una ragazza semplice e preparata. Al ritorno a Padova (dove viveva benché risultasse residente nella bella villa di famiglia a Zovon di Vo’) tutto torna difficile. Domenica sera, ritrovandosi da sola, la decisione di uscire. E di concludere il percorso della vita in quel binario buio. E maledetto.

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