Tiziano padovano
Arrivò in città esattamente 500 anni fa

Tiziano giunse a Padova 500 anni fa. Tiziano Vecellio e Giulio Campagnola, stando a un'iscrizione su un disegno di questi, avrebbero iniziato a lavorare nella Scuola del Santo il 24 settembre 1510. La tesi, sostenuta da Cesira Gasparotto, fa leva su un documento di cui non v'è più traccia, reso noto nel 1851 dal Mariette e riportato dal Cavalcaselle. I "sublimi" affreschi della Scoletta del Santo avrebbero, quindi, avuto lo start nel 1510 e non nel 1511. Gli archivi dell'Arca del Santo riportano un documento certificante che Tiziano, il 10 dicembre del 1510, riceve l'anticipo di 24 soldi dal guardiano Nicola da Stra e il 2 dicembre 1511 il saldo per i tre affreschi conclusi. Al 10 dicembre 1510 il Cadorino aveva già iniziato a lavorare in piazza del Santo, perché «spesso il contratto davanti al notaio - dice padre Antonio Sartori, peritissimo in carte d'archivi - veniva steso allorché il lavoro era già molto avanzato». Quale il nome del committente di questo ciclo di affreschi, gli unici rimasti del Tiziano, se si eccettuano il "San Cristoforo" di Palazzo Ducale e il lacerto della "Giustizia" a Ca' Farsetti? Nicola da Stra, ricco laniere filoveneziano, benché non gli spetti l'ispirazione del ricco programma iconografico, appannaggio dei frati. Lionello Puppi ha delineato la biografia del da Stra, individuandone perfino l'abitazione in contrà San Lorenzo, edificio che, in base a un rilievo planimetrico del 6 febbraio 1771, realizzato da Girolamo Ciotto, dovrebbe riconoscersi nel palazzetto Sala, in via San Francesco. Nulla di più facile che Tiziano sia stato ospite nella casa di Nicola, sposato con la veneziana Daria d'Armano, in compagnia del piccolo Antonio, figlio naturale, legittimato, che il guardiano ebbe da una tal Giustina. Lo suggerisce il fatto che Nicola rimase nella maggiore carica della Fraglia del Santo un paio d'anni, il periodo in cui Tiziano si fermò a Padova. Poi l'artista prese altre strade, anche se a Padova dové tornare più volte, come nel 1536, quando ricevé 3 lire dalla Fraglia di San Rocco, a modesto compenso per una stima. Quanti affreschi eseguì nella Scoletta del Santo? Certamente tre, perché documentati: "il neonato che parla", "il miracolo del piede tagliato" e quello de "il marito geloso che pugnala la moglie". In totale egli ricevé 30 ducati: 12 per il primo e 9 per ciascuno degli altri due. La somma è modesta, se pensiamo che Tiziano, benché ventenne, s'avviava a divenire «il pittore ufficiale della Serenissima», che Bartolomeo Montagna per "il miracolo della mascella", sempre in quello spazio antoniano, ricevé in compenso 20 ducati e che la produzione del Cadorino rappresenta «una pietra miliare nella storia dell'arte europea». Alcuni gli attribuiscono anche l'episodio, a destra dell'entrata, ritraente "Il guardiano della confraternita, Nicola da Stra, che distribuisce le focacce benedette". «Troppo ricco di calore umano e di immediatezza ritrattistica - sosteneva la Gasparotto - per essere eseguito dal modesto di lui fratello Francesco». I critici sostengono che, privo di documentazione, l'affresco potrebbe essere stato donato dall'artista per invogliare la Confraternita ad affidargliene altri. E' certo che realizzò anche la "sinopia", rapidi schizzi a sanguigna, rinvenuta da Leonetto Tintori, nel 1969, sotto il "miracolo della navicella". Ignoto l'argomento di questo dipinto non portato a termine ed estraneo al programma iconografico che, a parere del Puppi, è una delle ragioni per cui Tiziano troncò l'attività nella Scuola del Santo. Giova ricordare che del primo miracolo Tiziano lasciò alla Confraternita anche un disegno, finito chissà dove. Gianluigi Colalucci, l'ultimo a restaurare gli affreschi dei quali uno, già nel 1518, denuncia i guasti per l'umidità, ha certificato in 27 giornate il tempo impiegato per dipingerli: 13 per "l'infante che parla", 9 per "il miracolo del piede tagliato" e 5 per "il marito geloso". Poche le giornate impiegate da Tiziano stabilitosi in città per rispondere alle richieste della committenza! Il che dà adito a sostenere la tesi di scrittori d'arte che gli accreditano varie opere in ambito padovano. Anzitutto il fregio del "Trionfo di Cristo", in una stanza della casa di Nicola da Stra, come attesta il Ridolfi nel 1648, lavoro che avrebbe generato la celeberrima xilografia, monumento e memento della processione veneziana del 1511, dice Puppi, che celebrava la riconciliazione tra Venezia e la Santa Sede. Il Vasari (1568) gli attribuisce oltre «alcune storie a fresco de' fatti di Santo Antonio» almeno altri due affreschi. Il primo: «In casa Messer Francesco Sonica, avocato e compare di Tiziano, è il ritratto di esso Messer Francesco di mano dell'istesso». Il secondo è un grande quadro della "Fuga in Egitto", «la qual pittura ha posta il detto gentiluomo in un suo palazzo che ha fatto in Padoa da Santa Giustina». Il nome della Santa ricorda un altro intervento del Cadorino, secondo Enrico Dal Pozzolo: «Con Domenico Campagnola e Girolamo dal Santo realizzò un fregio in Santa Giustina». Dipinse poi due altri affreschi, ora scomparsi: alcune figure allegoriche nella facciata di Ca' Cornaro, assieme a Domenico Campagnola, come ricorda il Michiel e in una casa di via delle Boccalerie, secondo Antonio Monterosso. Nella sala dei Giganti, a parere di alcuni storici dell'arte, egli lasciò la stupenda immagine del cardinale Zabarella. Padre Antonio Sartori afferma inoltre che a Padova, nel 1649, nel testamento di padre Michelangelo Manieri, viene trovato un «quadretto con soldato alla resurrezione di Cristo» di Tiziano. Girolamo Forabosco nell'elenco (1663) dei quadri del cardinal Giorgio Cornaro, enumera «la Madonna con molte figure della maniera di Tiziano». Altre opere, nel catalogo dell'Ufficio dei Beni Culturali della Diocesi di Padova, sono attribuite a Tiziano e alla sua scuola.: un'"Assunzione", nella chiesa di Peraga di Vigonza, un "San Nicola" nella chiesa di Bojon, un'"Assunzione" nella parrocchiale di San Giorgio di Callalta e una piccola "Addolorata" nella sacrestia della chiesa di San Gaetano. Senza dimenticare poi i due quadretti del Museo di Padova "Nascita di Adone", "Morte di Polidoro" e "l'Incontro di Gioacchino ed Anna", affresco nella Scoletta del Carmine, che Giuseppe Fiocco e Cesira Gasparotto attribuivano, sulla scorta d'antiche testimonianze, al Tiziano. Simone Colalucci, che a fine anni '80 del secolo scorso, ha restaurato questa scena, afferma a proposito: «Non posso escludere che l'affresco possa essere di Tiziano, perché vanta un'esecuzione diversa dagli altri, più arretrati nella composizione».
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