Tosetto carni, certificato il fallimento

Venti dipendenti rischiano il posto. I sindacati: «Se si vuole ripartire sul serio, bisogna pagare gli stipendi arretrati»
Foto Ferrari per Poletto, il macello " Tosetto " di Campo San Martino. -
Foto Ferrari per Poletto, il macello " Tosetto " di Campo San Martino. -

CAMPO SAN MARTINO. « I lavoratori non sono dei bancomat: se si vuole ripartire seriamente si inizi a pagare subito gli stipendi arretrati». La certificazione del fallimento della Fratelli Tosetto non è stato un fulmine a ciel sereno per i dipendenti - rimasti una ventina - e per i sindacati: a maggio dello scorso anno era stato depositato il concordato in bianco della società, per aprire un nuovo schema societario. Ma il "nuovo inizio" - secondo i rappresentanti dei lavoratori - sembra stentare alla storica azienda di Campo San Martino, che opera dagli anni '60 nella macellazione di carne e nella commercializzazione del prodotto lavorato e che occupava una cinquantina di persone.

«Lo scorso anno», spiega Riccardo Ferrara di Adl Cobas, «c'era in ballo una fusione con la Colomberotto spa», un colosso della macellazione e del commercio con sede a Moriago della Battaglia, nel Trevigiano. «Ma questa partita è andata in fumo e così, a metà del mese scorso, sono scattati due affitti di ramo d'azienda con due srl: la macellazione in capo alla Vitaly, guidata da Walter Tosetto, e la Vitaly Food per quel che riguarda il comparto dei surgelati, con amministratore il figlio di Walter, Matteo Tosetto».

Il fallimento era stato anticipata: «Ci avevano comunicato già un paio di settimane fa che ci sarebbe stata questa sentenza, quindi non siamo sorpresi. Il nostro problema sono gli stipendi, che sono in carico appunto alle due Vitaly: gli operai non hanno ricevuto le retribuzioni di marzo e aprile e manca parte della quattordicesima del 2017».

Il bicchiere appare mezzo vuoto, nonostante gli sforzi dei dipendenti: «Non stanno pagando e non ci comunicano quando pagheranno», ribadisce Ferrara, «e quindi non vediamo un grande futuro. Del resto, tutto è stato gestito dagli stessi soggetti: la strategia aziendale che punta a ripartire con le due nuove società non ci convince. Noi speravamo che questo rilancio partisse con il piede giusto, e cioè pagando gli stipendi ai lavoratori, che invece vengono usati come dei bancomat».

I lavoratori resistono, ma faticano sempre di più a far quadrare i conti e una ventina di famiglie rischia un dramma sociale: «I dipendenti non si sono mai tirati indietro, hanno affrontato con tenacia dieci mesi di cassa integrazione in deroga e i salari decurtati, e hanno sempre creduto che l'azienda potesse ripartire, facendo la loro parte fino in fondo». Il problema è che, adesso, i soldi nei conti correnti degli operai si stanno esaurendo: «Non hanno più soldi nel conto», protesta il sindacato, «e così non riescono più neanche a pagare i loro mutui, la situazione è tragica e gli amministratori delle società devono avere un atteggiamento responsabile verso i lavoratori».

Dopo gli scioperi di lunedì, mercoledì e giovedì, ieri all'ex Tosetto si è tornati a lavorare. Una lettera è stata spedita in municipio: «Abbiamo scritto al sindaco Paolo Tonin, rivolgendogli un appello: per quanto è un suo potere svolga un'opera di mediazione con l'azienda per trovare una soluzione, si paghino gli stipendi».

Silvia Bergamin

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