Tra le calli il ricordo di Tony Musante

ROMA. Un caschetto di capelli ricci, neri e folti degno di Lucio Battisti; uno sguardo ironico da teppista col cuore d’oro; un fisico atletico disegnato apposta per parti da «duro» in un tempo che non esaltava solo i «palestrati»; un carattere ribelle e schivo; un neo sulla guancia che divenne segno riconoscibile e vezzo fascinoso. Queste le immagini che Tony Musante - morto martedì a New York a 77 anni in seguito ad un intervento chirurgico - regala allo spettatore di cinema che lo scoprì nel 1967 in un film di Larry Peerce che all’epoca sembrò rivoluzionario e quasi neo-realista nella sua descrizione della violenza di strada: «New York ore tre: l’ora dei vigliacchi». Allora Anthony Peter Musante, nato in Connecticut da una famiglia di immigrati italiani aveva 31 anni e una promettente carriera dietro le spalle. Diplomato al college, fallito come insegnante, aspirante attore di teatro, aveva fatto fortuna nell’off Broadway, poi gira una mini-serie tv, «Ride with Terror» Colpito da improvvisa notorietà, Tony Musante ritorna in tv ma è proprio l’Italia a ricordarsi di lui. Interpreta allora «Il mercenario» di Sergio Corbucci, è il protagonista de «L'uccello dalle piume di cristallo». Nel 1968 lo sceglie Marina Cicogna imponendolo a Giuseppe Patroni Griffi come protagonista maschile in «Metti una sera a cena» in coppia con Florinda Bolkan. I due insieme fanno scintille e la produttrice Cicogna intuisce le potenzialità di un matrimonio cinematografico che può essere declinato in molti modi. Così, nel 1970 il ragazzotto del Connecticut si riveste da intellettuale, imbraccia un oboe (che imparerà a suonare), inalbera l’aria dell'intellettuale sofferente e si trasforma nel musicista morente di «Anonimo veneziano». Il film diretto da Enrico Maria Salerno diventa un clamoroso successo al box office e anche se la critica si vanta di stroncarlo come melodramma lacrimoso lascerà un segno nella storia del cinema e regalerà alcuni dei più incantati scorci di Venezia mai visti al cinema.
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