Tra mito e realtà: chi ha paura delle streghe?

di Elena Livieri
Dai roghi medievali ai processi di Salem, dalla Santa Inquisizione alla religione Wicca: la figura delle streghe popola la storia e l’immaginario dalla fine del medioevo e nel corso dei secoli ha alimentato numerosi miti e leggende. Dalle “serve di satana” oscure e maligne che hanno ispirato romanzi e dipinti, alle perfide protagoniste delle favole fino alle buffe e innocue fattucchiere di fumetti e cartoons, dove si trova ilo confine fra il mito e la realtà storica?
«Quando parliamo di streghe entriamo in un campo dove proliferano le leggende» esordisce Andrea Ferrero, ingegnere che lavora nel campo dei veicoli spaziali e che fa parte del Cicap (Comitato per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze), «la maggior parte delle quali non sono fondate. Un falso mito è quello che vuole siano state uccise da cinque a nove milioni di streghe, quando invece nella realtà le vittime sono circa 50 mila. Non tutte, poi, sono state vittime dell’Inquisizione, bensì di tribunali laici, locali. E per quanto riguarda l’Europa, sono pochi i casi italiani e molto numerosi quelli in Germania e Svizzera».
Si dice streghe e si pensa a epoche in cui le persone e le loro azioni erano ancora fortemente influenzati dalla superstizione: «Se è vero che il fenomeno delle streghe risale alla fine del medioevo, quando per la prima volta sono stati combinati l’elemento teologico dell’adorazione del diavolo con quello pratico dei malefici» precisa Ferrero, «è vero anche che il grosso della caccia alle streghe si ha tra il 1.500 e il 600, in epoca moderna. Non mancano code successive, come episodi di linciaggio in Africa, tra l’8 e 900, e ancora più recente è un caso del 2005 in Romania, dove alcuni frati hanno ucciso una suora ritenuta posseduta dal demonio». E a parlarne così, pare quasi di ammettere implicitamente, e accettare, l’esistenza delle streghe. «Non si tratta di credere alle streghe, ma di capire cosa si intende definire con questo termine» osserva Ferrero.
«Inizialmente a essere accusate di stregoneria erano donne non sposate, anziane e povere sospettate di invidia per le giovani, belle e più abbienti e a loro si imputavano ora la morte di un bimbo, ora una carestia, un raccolto andato a male o un’epidemia. La strega era il capro espiatorio per dare una forma e un volto a ciò che non si poteva diversamente spiegare, incarnavano il male».
Le streghe venivano sottoposte a processo, il più famoso tramandato dalla storia è quello di Salem che avvenne nel 1692 nel New England, negli Stati Uniti: a seguito di tale processo vennero giustiziate diciannove persone accusate di stregoneria. «L’inquisitore elencava le accuse rivolte alla strega» racconta Ferrero, «la donna veniva interrogata e quindi sottoposta a terribili torture, come quella del cavalletto, che slogava le giunture, o quella della ruota, che stirava fino a strappare gli arti, o ancora, con il fuoco e le tenaglie, finchè la strega “confessava” o faceva i nomi di altre persone scatenando una reazione a catena che alimentava la caccia». Circa la metà dei processi finiva con la condanna a morte e, diversamente da quello che tramanda il mito, per la maggior parte le streghe sono state uccise per impiccagione, e non bruciate.
Nel tempo l’immagine della strega cambia anche i suoi connotati: da malvagia diventa maliarda, da brutta e vecchia diventa giovane e bella. È questa l’immagine della strega a partire dal Settecento, quando, sull’onda della dominante dottrina cristiana, il male si traduce nella lussuria e nella tentazione e i libri degli inquisitori, come il “Malleus maleficarum” si caricano di forte misoginia. Ma da qui fiorisce anche il mito della strega come esempio di libertà contro l’oppressione religiosa, nella rivalutazione della saggezza pagana che si contrappone all’oscurantismo cristiano.
A metà del 900 nasce negli Stati Uniti il movimento Wicca, una religione che si considera erede del pre-paganesimo e che trova il suo principio spirituale nella natura: l’antico e misterioso rito del sabba, la riunione notturna che radunava le streghe per adorare il diavolo tra sacrifici e malefici, si traduce nel più romantico e suggestivo ritrovo nel bosco per adorare madre natura e la sua forza magica. «Le streghe non sono mai esistite» la conclusione di Ferrero, «non nel senso di persone dotate di poteri magici, benevoli o malevoli che si voglia. La strega incarna il pregiudizio che, anche oggi, alimenta la persecuzione di un male non sempre definito e talvolta neppure esistente».
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