«Tra uomo e ghepardi una convivenza che ci insegna molto»

Al Natura Viva di Bussolengo con Laurie Marker la zoologa americana che da trent’anni lotta per i felini
Di Macri Puricelli

di Macri Puricelli

«Sono più di trent’anni che vivo e mi batto per i ghepardi. E più passa il tempo, più mi convinco che risolvere il conflitto fra esseri umani e animali selvatici, compresi i ghepardi, è una delle sfide ambientali e culturali più importanti che oggi il mondo deve affrontare. Nel caso del ghepardo, l’informazione, la conoscenza, l’educazione pubblica e lo sviluppo di nuove strategie di gestione degli allevamenti stanno dimostrando di essere la chiave del successo».

È il 1990 quando, poco più che trentenne, la zoologa americana Laurie Marker si presenta alle case di pastori, allevatori e agricoltori della Namibia con una domanda nel cuore: “Perché uccidete i ghepardi?” Sempre uguale la risposta: il ghepardo attacca una delle poche fonti di reddito delle nostre famiglie, le capre. Marker capisce presto che non ci sarebbe stata salvezza per i ghepardi se non avesse anche aiutato la popolazione a difendere il proprio sostentamento.

Al museo di Storia naturale di Verona Laurie Marker, massima esperta mondiale di ghepardi, ieri ha tenuto una conferenza. Se amministratori e allevatori veronesi - soprattutto quelli che dei lupi della Lessinia hanno grande orrore - fossero stati ad ascoltare le parole di Marker avrebbero capito che le strade di convivenza fra umani e animali selvatici possono essere trovate. Anzi, devono essere trovate: a garanzia del futuro della specie umana. Certo, ghepardi e lupi sono profondamente diversi nella biologia e nel comportamento di predatori. Ma quanto successo in Namibia potrebbe essere replicato ovunque. Con altre strategie, ma con un comune denominatore: l’informazione, la conoscenza, la sensibilizzazione e il coinvolgimento delle comunità che devono fare i conti ogni giorno con questi grandi predatori.

In Namibia, il centro fondato da Laurie Marker , Cheetah Conservation Fund, si occupa anche di educare i pastori a vivere con i ghepardi. Non solo convincendoli della grande valenza ecologica del felino, ma anche difendendo le loro capre con i cani da pastore dell’Anatolia. Questi grandi cani fanno paura ai ghepardi. E quando loro sono lì a difendere il gregge, il predatore preferisce non avvicinarsi. Così, non è più necessario ucciderlo. Il progetto funziona. Oltre 500 cuccioli sono arrivati in Namibia dall’Anatolia. Altri ne arriveranno perché la domanda dei pastori è in costante crescita e il governo del paese africano premia quelle fattorie che accettano la convivenza. E corre di bocca in bocca (ma anche sul web) la storia di Bonzo che in sette anni di lavoro ha ridotto quasi a zero gli attacchi dei ghepardi al gregge del padrone.

Laurie Marker è in Europa per celebrare i 25 anni del suo Cheetah Conservation Fund. Verona è stata la seconda delle tre tappe italiane, dopo Milano e prima di Roma. Non è un caso che la zoologa sia venuta in questa città. A pochi chilometri dall’Arena vivono tre giovani ghepardi: Teo, Duma e Mookane. È infatti al Parco Natura Viva di Bussolengo che la zoologa fa la sua prima tappa veronese. Ha. voluti incontrare “i ragazzotti”. Assieme al direttore scientifico del Parco, Cesare Avesani Zaborra, è entrata in auto nella grande area che ospita i tre felini. Ha teso la mano, ha sussurrato suoni di richiamo, ha incontrato il loro sguardo curioso e per nulla inquieto. Teo, il più intraprendente, le si è avvicinato. Le ha annusato le gambe. Poi è tornato dai compagni.

Teo, Duma e Mookane fanno parte del Programma europeo di conservazione delle specie minacciate. Il Parco infatti collabora e sostiene da anni il Cheetah Conservation Fund, perché è massima l’attenzione per questo animale, il più antico e il più speciale tra i felini africani. Sono anni che la popolazione mondiale dei ghepardi diminuisce senza sosta. In Africa, all’inizio del ’900 erano oltre 100mila. Oggi ne resistono, in piccoli gruppi sparsi, non più di 10mila. Con un patrimonio genetico sempre più povero. «Con questo ritmo», spiega Marker, «entro vent’anni il ghepardo sarà estinto». Colpa di coloro che per decenni l'hanno sterminato e colpa di un habitat sempre più ridotto. E colpa anche del commercio illegale: sono centinaia i ghepardi, anche cuccioli, che ogni anno vengono catturati. Per le loro pellicce o per diventare animali domestici.

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