Tragedia in volo. Ma chi era ai comandi dell’aereo in cui è morto Enrico Peron? Quello che sappiamo finora
Il pilota di Borgoricco era su un ultraleggero con un allievo al battesimo dell’aria. L’incidente sabato a Isles-lès-Villenoy
BORGORICCO. Dramma in Francia, muore Enrico Peron, 33 anni, istruttore di volo graduato e pilota commerciale. L’incidente in cui ha perso la vita il giovane istruttore è accaduto sabato alle 12.48 a Isles Les Villenoy. Peron si trovava all’aerodromo di Meaux-Esbly, l’aeroporto regionale di Isles-lès-Villenoy.
Il giro di prova
Era una giornata di promozione per France Ulm, l’aeroclub per il quale Peron lavorava, e c’erano delle offerte per chi voleva provare questo particolare sport. Sul suo ultraleggero Dta Diva motorizzato era salito un secondo allievo, un 47 enne francese. Il velivolo era in fase di decollo quando è stato visto impennarsi a 60 metri di altitudine e poi precipitare schiantandosi al suolo sotto gli occhi di decine di persone.
Lo schianto
Per il 33enne non c’è stato niente da fare; non si è salvato neppure il 47enne, morto davanti ai familiari atterriti, presenti all’autodromo per il suo battesimo dell’aria. Sotto choc i colleghi dell’aeroclub e gli addetti alla torre di controllo, che hanno visto tutte le fasi del tragico incidente. L’aerodromo è stato chiuso e i presenti sfollati mentre sul posto arrivavano i soccorsi insieme alla gendarmeria.
L’inchiesta
Sul duplice incidente mortale le autorità locali hanno aperto un’indagine: si cerca di risalire alle cause. In campo anche la Bea, l’ufficio investigativo e di analisi. Forse molti quesiti verranno risolti dalle immagini delle videocamere dell’aerodromo e dai resti del velivolo. Le cronache francesi descrivono quella di sabato come una giornata di sole, ideale per volare.
Giallo sul pilota
Come primo dato sarà da verificare se a manovrare l’ultraleggero in quel momento fosse l’allievo o lo stesso Peron. A casa Peron non credono possibile che Enrico possa essere incorso in un incidente ma sono orientati a pensare a un guasto tecnico. Il giovane istruttore aveva tutte le carte in regola e una grande esperienza unita alla necessaria prudenza.
La passione per il volo Enrico la coltivava sin da ragazzo. Finite le superiori, con diploma al Severi di Padova, si era iscritto all’Università di Padova, ingegneria aerospaziale. «Già lì l’idea c’era», dice il papà Valerio. Per non pesare sulla famiglia Enrico lavorava come assicuratore. «A un certo punto, dopo i primi esami, doveva decidere se studiare o lavorare. Visto che lavorava già, ha scelto di fare l’assicuratore. Però in Italia vuol dire comprarsi la macchina e pagarsi tutto e a fine anno dare il guadagno al fisco».
La via di Parigi
«Questo il motivo per cui se n’è andato a Parigi dove già viveva la cugina Valeria che gli ha dato un grande aiuto»,dice ancora il papà. Undici anni fa Enrico è dunque emigrato in Francia, un Paese molto attrezzato per coltivare la sua passione. Per pagarsi gli studi lavorava come un dannato nei bar di Parigi facendo anche i doppi turni. Si è poi trasferito a Tolosa dove c’era una rinomata scuola di volo e in due anni ha preso il brevetto di pilota commerciale col massimo dei voti. «Aveva anche fatto un corso con Volotea per guidare i Boeing 717 guadagnando il titolo di cadetto» rivela papà Valerio «Che orgoglio quando abbiamo appeso in casa i diplomi».
Con quei titoli in tasca il giovane è stato assunto subito dalla società aerea e assegnato a Venezia. Il top. Si era già trasferito a Trieste con tutto il gruppo di piloti per le prove di decollo e da primo ufficiale era stato destinato per tre mesi ad Atene quando è scoppiato il Covid. Con il blocco dei voli i primi ad essere lasciati a casa sono stati i cadetti. Così Enrico è tornato in Francia.
«Non si è mai abbattuto» commenta papà Valerio «Si è iscritto al miglior aeroclub e in due anni ha preso il brevetto di istruttore di volo trovando subito un impiego mantenendosi con questo lavoro in attesa di tempi migliori». A Parigi, nel frattempo, Enrico ha conosciuto Mathilde, la fidanzata, e tre anni fa i due ragazzi erano andati a convivere. Finita la pandemia Enrico aveva cercato un impiego nel settore aereo e lo aveva trovato: era stato selezionato da Air France.
L’Air France
«“Papà, hanno bisogno di piloti”, mi diceva preoccupato di dover arrecare un dispiacere a France Ulm, ma poi si è deciso e si è dimesso», dice Valerio Pedron. «Air France chiedeva la conoscenza dell’inglese, ed Enrico si è messo di nuovo a studiare superando brillantemente i due esami di lingua. Il 23 settembre doveva affrontare l’ultimo colloquio ed eravamo felici anche noi. Avevamo in programma di andare tutti in Francia per festeggiare. Solo il destino lo ha fermato».
Il padre: «Mio figlio troppo esperto. Cercate il guasto»
«Avevamo un figlio meraviglioso, il detto “se ne vanno i migliori è proprio così”. Per i suoi 33 anni Enrico la vita l’ha vissuta con cordialità e socialità». Valerio e Marina Peron piangono Enrico, secondogenito dei loro tre amatissimi figli. Una prova durissima al quale il destino li ha chiamati.
Con Alessandro, il più grande e padre di un bambino, e Giorgia, di 21 anni, i Peron formavano una famiglia bella e unita.
«Enrico dava tutto a tutti, era di una generosità pazzesca» lo ricorda il papà «Aveva un ottimismo di vita incredibile. Per tranquillizzarci non ci diceva mai che il suo lavoro era pericoloso. “Papà, gli ultraleggeri sono più sicuri di un aereo grosso”, diceva. Ma io di quelle trappole non mi fidavo. Se ero convinto, ora lo sono del tutto che sono trappole».
Per papà Valerio l’incidente è imputabile al 90% a un guasto dei comandi. «Nostro figlio è morto per un incidente sul lavoro» afferma il papà «Enrico era già caduto una volta qualche mese fa, sempre con un ultraleggero. Ora attendiamo l’esito delle indagini per vedere se è stato un guasto, se c’è stata negligenza o se si è trattato di malore».
Parigi era la sua seconda casa, ma il sogno di Enrico era di comperare la porzione di fabbricato adiacente quella di famiglia, sopra il negozio di elettrodomestici che aveva gestito papà. Perché quando tornava voleva far festa con gli amici di sempre senza disturbare nessuno.
Enrico era venuto l’ultima volta a Borgoricco con la fidanzata il 5 giugno per il 60º compleanno della mamma e tutta la famiglia l’aveva festeggiato andando in crociera con tappa ad Atene.
A Borgoricco tornerà per le esequie. «Domenica è stata fatta l’autopsia, attendiamo di andare a Parigi: vogliamo vederlo un’ultima volta prima che chiudano la bara per il trasporto in Italia. Il funerale sarà a Borgoricco, valutiamo se è possibile celebrarlo nella chiesa di Sant’Eufemia». —
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