Trapianti di fegato la rivoluzione è in una molecola

PADOVA. La soluzione è sempre stata davanti ai suoi occhi, ma l’intuizione è arrivata all’improvviso. È il caso dell’idea illuminante per ridurre le liste d’attesa per trapianto di fegato avuta dal dottor Francesco D’Amico, dirigente medico dello staff di Chirurgia Epatobialiare e Trapianti di Fegato dell’Ospedale di Padova e docente a contratto all’università padovana. Dal 2006 al 2009 un gruppo di una quindicina di ricercatori, tra cui Alessandro Vitale, Alessandra Bertacco e Raphael Ramirez, ha collaborato assiduamente al progetto, impegnandosi soprattutto in orario extra lavoro, spesso durante la notte e nei giorni festivi. Ci sono poi voluti tre anni per raccogliere i dati, verificarli e proporre il lavoro come pubblicazione. Ieri, la notizia è stata lanciata da una delle più importanti riviste scientifiche americane, «Liver Transplantation».
La scoperta sta nell’aver trovato un metodo semplice ed economico per migliorare la condizione dei fegati subottimali e aumentarne il loro utilizzo, ma non solo. Il lavoro diretto dal chirurgo e ricercatore, nipote del professore Davide D’Amico, il primo ad aver trapiantato un fegato nel Nordest nel 1990, avrebbe un notevole beneficio economico per tutte le aziende ospedaliere.
«Mi ero appena specializzato»racconta D’Amico «e stavo facendo la gavetta, il che significa che dovevo essere reperibile per il prelievo degli organi 14 giorni al mese, a ogni ora. Mi rendevo sempre più conto di quante persone erano in attesa di trapianto e anche del fatto che il problema di come aumentare i donatori era diffuso in tutto il mondo. Nei congressi sui trapianti avevo notato che questo era il tema di molti abstract».
È importante sapere che il fegato produce e immagazzina il 70% di una sostanza endogena che protegge gli organi dagli attacchi tossici ed è considerata il più importante antiossidante del corpo, il glutatione. Tale sostanza ha un costo elevatissimo e, di conseguenza, non viene utilizzata, ma D’Amico sente che è in quella direzione che bisogna cercare. Un giorno, all’improvviso, il clic: «Ce l’avevo davanti agli occhi sempre» ricorda dall’hotel Monaco di Venezia dove ieri era presente per un convegno «ma non ci avevo mai pensato, nonostante sia un medicinale diffusissimo che si usa normalmente. Si trattava dell’N-acetilcisteina, o Nac, la molecola di partenza per produrre il glutatione, il mattone base per capirci. La Nac è un famoso mucolitico utilizzato, per esempio, per via aerosol, ma anche nelle forme acute di insufficienza epatica per proteggere gli organi. È uno dei farmaci più comuni, ma anche il precursore del glutatione. Ho pensato che forse, somministrando la Nac prima del trapianto nei fegati subottimali, l’organo poteva avere il tempo necessario per accumulare la Nac e, successivamente, trasformarla in glutatione».
Tradotto con una metafora più da comuni mortali, pensiamo al fegato come a un orso che va in letargo: quando si sveglia è denutrito, affamato e ha bisogno di cibo per sopravvivere. Lo stesso vale nei casi di trapianto, ma se in genere i fegati in stato subottimale che vengono trapiantati hanno la forza richiesta per reintrodursi nel ciclo della vita corporea, nei casi di altri organi meno equipaggiati fino a ora questo non era facilmente possibile. In un certo senso è come se adesso si rifornisse di cibo l’orso prima del risveglio in modo da renderlo già in partenza più forte.
La ricerca ha avuto i risultati sperati. Le persone che hanno ricevuto l’organo trattato si sono riprese come le altre, hanno avuto statisticamente meno complicanze e un tempo di recupero funzionale migliore. È stata così aperta una nuova frontiera per la ricerca e la possibilità di ridurre i costi per gli ospedali, risparmiando sui medicinali e sui giorni di ricovero: «Una dose di Nac costa meno di 10 euro, un giorno in rianimazione circa 1000 euro, uno di ricovero circa 500, i farmaci che vicariano il fegato tra i 100 e i 300 euro pertanto questa scoperta porterebbe beneficio alle persone e alla struttura. È stato un lavoro che ha richiesto molto impegno e ringrazio tutta la squadra per il fondamentale contributo al lavoro».
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