Trasfertisti delle rapine sette anni a Di Mauro
L’imprenditore residente a Terranegra organizzava i colpi alle banche Due assalti fruttarono 300 mila euro: 39 anni per i 6 componenti della banda

I due colpi in banca avevano fruttato alla banda 300mila euro. Gli altri due assalti, invece, erano falliti. Il gruppetto, formato da chioggiotti e siciliani trasfertisti, era stato in grado di terrorizzare il Nordest tra il 30 settembre e il 27 novembre 2015. Ieri il gip Alberto Scaramuzza ha condannato sei dei sette imputati, distribuendo pene per un totale di quasi 39 anni per le rapine. Per la precisione 38 anni e 11 mesi, contro i 46 anni e 8 mesi chiesti dal pm Roberto Terzo. I sei imputati, tuttavia, sono stati tutti assolti dal reato di associazione per delinquere finalizzata alle rapine perché il fatto non sussiste.
La pena maggiore è stata quella comminata a Francesco Guardo, pluripregiudicato catanese di 26 anni, già detenuto per un omicidio: il gup lo ha condannato a 9 anni. Sette anni per l’imprenditore padovano Marco Di Mauro, 53 anni; 6 anni e 9 mesi per il chioggiotto Andrea Gibin, 47 anni. E ancora 6 anni e 8 mesi per Filippo Sapienza, 32 anni; 5 anni e 4 mesi per il chioggiotto Stefano Voltolina, 51 anni; 4 anni e 2 mesi per Angelo Davide Maimone, 28 anni. Il pm aveva chiesto la condanna anche della 45enne Silvia Ravagnan, ex moglie di Gibin: il giudice l’ha assolta perché il fatto non sussiste. Tra 90 giorni è previsto il deposito delle motivazioni e gli avvocati delle parti potranno impugnare la sentenza davanti alla Corte d’Appello. Sapienza e Maimone erano stati arrestati dai carabinieri a maggio 2017, mentre il resto della banda era già stato individuato a fine agosto 2016. I militari, grazie ai controlli dei tabulati telefonici e alle testimonianze, avevano ricostruito i ruoli dell’organizzazione. Di Mauro, imprenditore padovano (residente in via Dal Pozzo a Terranegra) amante della bella vita con Porsche e motoscafo a Chioggia, era il regista del gruppo, colui che si occupava di organizzare i colpi. Gibin era l’uomo dei sopralluoghi in banca, oltre che colui che era incaricato di nascondere il denaro. Voltolina si occupava della logistica, mentre Guardo reclutava i rapinatori “trasfertisti” da Catania verso il Veneto e l’Emilia Romagna. Nel corso dell’indagine erano stati sequestrati conti correnti, auto e alcune cassette di sicurezza. Il gruppo era specializzato in rapine in banca con il taglierino. Due quelle tentate: il 30 settembre 2015 al Monte dei Paschi di Siena a Sant’Anna di Chioggia e il 19 novembre alla Cassa di risparmio di Ferrara a Rovigo. Due, invece, quelle riuscite, che avevano permesso all’organizzazione di recuperare un bottino da 300mila euro: il 25 novembre alla Banca San Biagio del Veneto Orientale a Ceggia, da cui era iniziata l’indagine, e due giorni dopo alla Popolare dell’Emilia Romagna a Copparo (Ferrara).
Rubina Bon
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