Treviso nello Stabile «Sì, ma con riserva»

Domani il cda per l’allargamento della fondazione teatrale Colasio: «Aspettiamo di conoscere i costi e il business plan»
BASCHIERI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - PRESENTAZIONE VISITE GUIDATE AL VERDI
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Il primo via libera dovrebbe arrivare domani nella riunione del consiglio d’amministrazione della fondazione Teatro Stabile del Veneto: il “Mario del Monaco” di Treviso farà parte del circuito regionale, permettendo economie di scala nella produzione e gestione degli spettacoli. L’ok coinvolge anche Padova, che però chiederà garanzie sulla sostenibilità economica dell’operazione.

L’unione dei teatri

Lo Stabile nasce nel 1992 mettendo insieme la Regione e le amministrazioni di Venezia e Padova, ognuno con il proprio teatro comunale. Adesso che il Comune di Treviso ha sottoscritto un protocollo d’intesa (assieme alla Fondazione Cassamarca, l’attuale gestore dello spazio) per l’adesione del proprio teatro alla Fondazione serve il via libera degli altri soci. Che nei giorni scorsi hanno deliberato in giunta l’ok che verrà formalizzato nella riunione del cda in programma domani.

Il piano industriale

«È un’operazione che ci convince e che sicuramente potrebbe portare a dei risparmi. Ma serve un “piano industriale” completo che ne chiarisca ogni aspetto. Per questo un giudizio definitivo lo daremo solo a valle», spiega l’assessore alla cultura Andrea Colasio. Nelle scorse settimane è stata affidata alla società di consulenza Sinloc, una relazione sugli effetti dell’ingresso di Treviso. I benefici evidenziati sono: «L’incremento delle attività dello Stabile e la realizzazione di economie di scala nella produzione e gestione di spettacoli condivisibili tra i teatri nelle tre diverse sedi regionali».

Teatro nazionale

L’unione dei tre teatri veneti però ha un risvolto anche in termini nazionali, perché l’incremento dell’attività dello Stabile è fondamentale per riacquisire quella qualifica di “Teatro nazionale” persa un anno fa, quando venne declassato a “Teatro di rilevante interesse culturale”, con conseguente taglio dei contributi statali per i prossimi due anni.

La speranza è che la potente sottosegretario leghista alla cultura Lucia Bergonzoni, “stimolata” dal governatore Luca Zaia e dal sindaco di Treviso Mario Conte (entrambi del Carroccio) possa alla prossima revisione triennale (nel 2020) restituire al Veneto il livello massimo delle istituzioni culturali italiane.

I nodi da sciogliere

Nel capoluogo della Marca, intanto, si lavora sodo per risolvere tutti gli intoppi della futura unione. A cominciare dal personale che in parte sarà trasferito allo Stabile da Fondazione Cassamarca: almeno 6 dei 12 dipendenti, ma c’è chi vuol arrivare a 8. Ma c’è anche il nodo della stagione lirica che a Treviso (a differenza di Padova che la autogestisce) viene già organizzata dallo Stabile con una spesa per il Comune di 175 mila euro l’anno. Palazzo Moroni invece spende per l’auto-organizzazione delle opere circa mezzo milione di euro (cui va però detratto un contributo di 140 mila euro che arriva dal Fondo unico dello spettacolo).

Quanto sarà quindi il contributo di Treviso al bilancio della fondazione teatrale regionale? Palazzo Moroni vuole vederci chiaro prima del definitivo semaforo verde. Da Padova infatti arrivano ogni anno oltre 700 mila euro. —



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