«Troppe caserme: possibili chiusure»

Cinquanta caserme per 104 Comuni. La politica del radicamento e della presenza sul territorio è da sempre nel Dna dell’Arma dei carabinieri ma il mondo è cambiato e la crisi economica impone dei cambi di rotta anche per una istituzione secolare come quella della Benemerita. Nel giorno della festa per i 201 anni dalla fondazione, il generale di corpo d’armata Antonio Ricciardi, comandante interregionale dei carabinieri “Vittorio Veneto”, non ha escluso la futura chiusura di alcune stazioni: «Questo non significa minore presenza dei servizi ma una migliore funzionalità dei reparti».
L’analisi del generale
Il ruolo del comandante di stazione e dei presìdi dell’Arma sul territorio sono stati un argomento chiave del discorso tenuto ieri davanti alle autorità. «Ogni sede dell’Arma è un sensore sul territorio e può dare risposte immediate». Tuttavia l’alto ufficiale ammette come in questo periodo sia quantomai necessario fare i conti anche con le risorse finanziarie. «C’è una previsione di bilancio del Comando a livello centrale che garantisce il sostegno logistico di tutti i reparti fino alla fine del 2016. Il turnover è stato bloccato negli anni arrivando fino al 50%: abbiamo una carenza organica in Italia di 6 mila uomini, circa 400 in Veneto, che difficilmente andremo a ripianare con i prossimi arruolamenti». Inevitabile nel futuro prossimo anche la chiusura di qualche caserma. Diventa quindi importante capire quali potrebbero essere le stazioni “a rischio”.
Caccia ai “doppioni”
Ci sono alcuni parametri considerati particolarmente significativi per decidere la chiusura di una caserma: il fatto che si trovi in un immobile privato e quindi soggetto a canone d’affitto, oppure che geograficamente sia vicina ad un altro comando. Il principio secondo cui i vertici dell’Arma agiscono è quello dell’efficacia e della migliore efficienza. In che termini, è presto detto. Molte stazioni della nostra provincia sono composte dal cosiddetto 2 più 5: significa due comandanti (titolare e vice) più cinque militari. Ogni giorno uno di questi deve svolgere il ruolo di “piantone” alla reception della caserma e ogni settimana ogni unità deve avere un giorno di riposo. Questo riduce notevolmente il numero di pattuglie che una stazione riesce a mettere sulla strada. Con l’accorpamento le strutture passerebbero alla formula 4 più 10: con un organico del genere sarebbe più facile coprire riposi e turni in guardiola e allo stesso tempo aumenterebbero i servizi sulla strada. Poi c’è il problema degli affitti. Nella nostra provincia il range, per quel che riguarda i canoni, va da 15 a 80 mila euro l’anno. Ma a questo bisogna aggiungere i costi per le bollette di luce, acqua, gas e tassa rifiuti.
Le caserme nel “mirino”
Potrebbero essere oggetto di valutazione le caserme di Ponso, per la vicinanza a Piacenza d’Adige ed Este. Poi Bovolenta che si trova vicino a Casalserugo, Tribano tra Conselve e Bagnoli di Sopra, Agna al confine con Bagnoli. Continuando l’elenco Lozzo Atestino è ad un passo da Este, Gazzo ricade sotto l’influenza di Carmignano di Brenta e Galzignano e Battaglia Terme sono senza ombra di dubbio un doppione. Valutazioni diverse per la cintura urbana (Mestrino, Rubano, Cadoneghe, Vigodarzere, Noventa e Pionca): in quel caso la presenza delle stazioni consente al comando provinciale di non scoprire la città di Padova. Deroga anche per Abano e Montegrotto dove la vocazione turistica delle due cittadine impone una maggiore presenza.
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