Truffati dalle banche, i risparmiatori divisi in "sei categorie": ecco come ottenere i rimborsi - La guida

IL CRAC DELLA BANCA POPOLARE DI VICENZA
C’è poi la questione della documentazione necessaria da allegare all’istanza per accedere al Fondo. Viene infatti richiesta documentazione relativa all’operazione di acquisto delle azioni che è di difficile se non impossibile reperimento da parte soprattutto dei vecchi azionisti. È prevista la possibilità però da parte della commissione di richiedere anche lei stessa tali documenti al Fondo.
Ma cosa accadrà se tale documentazione non verrà consegnata alla commissione nemmeno da parte del Fondo e delle banche? Trattandosi di documenti per i quali c’è da parte degli istituti l’obbligo di conservazione per 10 anni, il rischio è che tanti vecchi azionisti di Banca Popolare Udinese non siano messi nelle condizioni di potere ricevere il rimborso. «Proprio per i vecchi azionisti - aggiunge la presidente Puschiasis - chiediamo che vengano riconosciuti anche gli interessi legali e la rivalutazione sul prezzo di acquisto iniziale».
Il nodo “baciate”
Agli sportelli udinesi di Consumatori attivi si è presentato un friulano che, con un’operazione baciata in Banca Popolare di Vicenza, ha perduto la bellezza di 3 milioni di euro. È un caso limite, ma gli ex clienti del Friuli Venezia Giulia che hanno visto andare in fumo i loro soldi (da un minimo di 20 mila euro a un massimo di 3 milioni) con l’acquisto di azioni in cambio di condizioni favorevoli per un mutuo o per un prestito, sono un buon 30%, una platea di circa 4 mila persone.
PER APPROFONDIRE
Per loro il rimborso dello Stato sarà come un pannicello caldo e niente di più. «Avranno diritto a un massimo del 30% e comunque con un tetto di 100 mila euro - spiega ancora Puschiasis - , come gli altri. Ma il problema è che sia banca Intesa (l’istituto che nell’estate 2017 ha rilevato BpVi e Veneto banca) sia la Sga (Società gestione accentrata) incaricata di recuperare i crediti deteriorati, hanno chiesto ai titolari di “baciate” di rientrare dal debito. Stanno arrivando le lettere proprio in queste settimane.
Viene chiesto il rientro di tutto il capitale più gli interessi legali extra fido che arrivano fino al 21% annuo. Intesa e Sga non accettano nessun saldo-stralcio e c’è più di qualcuno che rischia il pignoramento della casa o dell’azienda. L’unica alternativa, per chi è incappato nelle operazioni baciate, è una causa giudiziaria e dimostrare la nullità del rapporto».
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