Truffati dalle banche, i risparmiatori divisi in "sei categorie": ecco come ottenere i rimborsi - La guida

Iter veloce per chi dimostrerà vendita non trasparente di azioni o si vide modificare il profilo di rischio. Ma all’orizzonte si delinea il nodo “baciate”. Consumatori attivi: c’è perfino chi ha perso 3 milioni



Poca trasparenza nelle informazioni al cliente, variazioni del profilo di rischio subito prima dell’acquisto dei titoli, incongruità sull’età del risparmiatore o sul suo patrimonio, vendita di titoli di altri istituti, dati falsati o aggiotaggio (speculazioni), operazioni baciate, cioè prestiti a condizioni molto vantaggiose in cambio dell’acquisto di un pacchetto azionario.


Ecco i 6 casi in cui un ex socio di Banca Popolare di Vicenza o di Veneto Banca potrà ottenere i rimborsi previsti dal
, anche se supera la soglia di reddito di 35 mila euro annui o è in possesso di un patrimonio mobiliare (conto corrente, fondi, azioni, polizze assicurative) superiore alla soglia dei 100 mila euro.






Indubbiamente una buona notizia per tante centinaia di friulani, in particolare anziani, che sono stati letteralmente “costretti” a comperare azioni di BpVi e Vb in occasione degli aumenti di capitale del 2013 e 2014 senza avere alcuna nozione di finanza. In regione i truffati delle due ex Popolari venete sono circa 15 mila, un esercito di persone che ha visto andare in fumo piccole rendite o ingenti capitali.


Il Fir, il cui decreto attuativo è stato firmato dal ministro Giovanni Tria venerdì scorso, ha una dotazione finanziaria di 1,5 miliardi in tre anni. Ma all’orizzonte, e di questo ne sono consapevoli le associazioni di tutela, come Consumatori attivi di Udine, c’è proprio il “nodo baciate”, con rischi molto grandi per coloro che hanno avuto la sventura di entrare in questo meccanismo infernale.






La lunga trattativa tra il Mef (Ministero dell’economia e finanza) e l’Ue ha consentito all’Italia di “allargare” le maglie del diritto veloce ai rimborsi, senza passare per la commissione, presentando una documentazione esauriente ma comunque non imponente.


«A nostro avviso - spiega la presidente di Consumatori attivi l’avvocato udinese Barbara Puschiasis - almeno un 50% dei potenziali beneficiari friulani dei rimborsi accederà alla procedura automatica. Se sarà dato l’ok al tetto dei 200 mila euro di patrimonio mobiliare, allora si potrà arrivare al 70, forse anche 80% degli aventi diritto.


Crac delle banche, l’Unione europea ufficializza l’ok ai rimborsi. Puschiasis: adesso niente alibi


Per chi resta escluso da questo primo step i tempi si allungheranno, perchè dovrà passare attraverso il vaglio della commissione, che è chiamata anche a definire i dettagli di presentazione delle domande. In ogni caso il denaro dei risarcimenti non sarà disponibile prima dell’inizio del 2020, anche per i più fortunati. A partire dalla pubblicazione del decreto dovranno decorrere 20 giorni per la domanda, con l’apertura del portale online Consap e il via alla commissione tecnica».

IL CRAC DELLA BANCA POPOLARE DI VICENZA


C’è poi la questione della documentazione necessaria da allegare all’istanza per accedere al Fondo. Viene infatti richiesta documentazione relativa all’operazione di acquisto delle azioni che è di difficile se non impossibile reperimento da parte soprattutto dei vecchi azionisti. È prevista la possibilità però da parte della commissione di richiedere anche lei stessa tali documenti al Fondo.

BpVi, ecco come i vertici mettevano i beni al sicuro


Ma cosa accadrà se tale documentazione non verrà consegnata alla commissione nemmeno da parte del Fondo e delle banche? Trattandosi di documenti per i quali c’è da parte degli istituti l’obbligo di conservazione per 10 anni, il rischio è che tanti vecchi azionisti di Banca Popolare Udinese non siano messi nelle condizioni di potere ricevere il rimborso. «Proprio per i vecchi azionisti - aggiunge la presidente Puschiasis - chiediamo che vengano riconosciuti anche gli interessi legali e la rivalutazione sul prezzo di acquisto iniziale».

Il nodo “baciate”

Agli sportelli udinesi di Consumatori attivi si è presentato un friulano che, con un’operazione baciata in Banca Popolare di Vicenza, ha perduto la bellezza di 3 milioni di euro. È un caso limite, ma gli ex clienti del Friuli Venezia Giulia che hanno visto andare in fumo i loro soldi (da un minimo di 20 mila euro a un massimo di 3 milioni) con l’acquisto di azioni in cambio di condizioni favorevoli per un mutuo o per un prestito, sono un buon 30%, una platea di circa 4 mila persone.

PER APPROFONDIRE

Per loro il rimborso dello Stato sarà come un pannicello caldo e niente di più. «Avranno diritto a un massimo del 30% e comunque con un tetto di 100 mila euro - spiega ancora Puschiasis - , come gli altri. Ma il problema è che sia banca Intesa (l’istituto che nell’estate 2017 ha rilevato BpVi e Veneto banca) sia la Sga (Società gestione accentrata) incaricata di recuperare i crediti deteriorati, hanno chiesto ai titolari di “baciate” di rientrare dal debito. Stanno arrivando le lettere proprio in queste settimane.

Viene chiesto il rientro di tutto il capitale più gli interessi legali extra fido che arrivano fino al 21% annuo. Intesa e Sga non accettano nessun saldo-stralcio e c’è più di qualcuno che rischia il pignoramento della casa o dell’azienda. L’unica alternativa, per chi è incappato nelle operazioni baciate, è una causa giudiziaria e dimostrare la nullità del rapporto».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova