Turismo a Padova, si assume ma manca personale qualificato. Ecco le professioni più richieste

Oltre il 55% delle imprese padovane della filiera fatica a reperire profili adeguatamente preparati. Fatto l’accordo tra Provincia e Confartigianato Imprese: entro l’anno via ai corsi di formazione rivolti ai giovani. Sbirziola, albergatore alle Terme: «Maestranze contese come al calciomercato»

Costanza Francesconi e Federico Franchin
Turisti in centro storico a Padova
Turisti in centro storico a Padova

Il turismo cresce a Padova, ma più della metà delle imprese nel settore ricettivo (il 56,8%) fatica a trovare personale qualificato.

Mancano cuochi e camerieri, installatori e manutentori di impianti, autisti di bus turistici. Sono questi i profili più ricercati e carenti negli hotel e nel ramo extra alberghiero del comune di Padova così come dei limitrofi nella provincia Euganea, terme e Colli in testa. Un’area in cui, di contro, il turismo cresce, imponendo che domanda e offerta di lavoro arrivino a viaggiare allineate. Da ciò l’impegno preso lunedì 3 febbraio a Palazzo Santo Stefano da Provincia e Confartigianato Imprese per favorire lo sviluppo dell’artigianato nei comparti turistici, partendo da corsi di formazione specifica per i giovani.

Boom di nuovi ingressi

Con 900 assunti registrati nel Padovano nel solo mese di gennaio (150 in più rispetto a gennaio 2024), alloggio e ristorazione sono gli ambiti trainanti fra quelli del sistema turistico. «Il dato è una conferma del ruolo centrale del turismo nell’economia locale» precisa il consigliere provinciale delegato al Turismo, Vincenzo Gottardo. Trattasi soprattutto di piccole aziende artigiane: a Padova sono 3.684 quelle collegate alla filiera turistica, per un totale di 12.395 addetti variamente impegnati come tecnici di impianti e restauratori.

«Le manutenzioni e i guasti nelle strutture ricettive sono all’ordine del giorno e l’immediata reperibilità è fondamentale», nota il presidente di Confartigianato Imprese Padova, Gianluca Dall’Aglio, «Lo stesso dicasi nella valorizzazione del patrimonio storico e artistico locale».

Basti pensare che, nella provincia, di quasi 9 mila nuove entrate calcolate a gennaio 2025 nel mercato del lavoro preso in toto, il 57% hanno riguardato aziende con meno di 50 dipendenti (dati Unioncamere, Ministero del Lavoro e Sistema informativo Excelsior). Altro elemento è che nel 17% dei casi la scelta è ricaduta su laureati, e nel 36,4%, su diplomati in istituti tecnici e professionali.

I mestieri più richiesti

Chef, camerieri di sala, lavapiatti – i cosiddetti esercenti e addetti alla ristorazione – sono nel 55,6% delle esperienze analizzate i più difficili da trovare. Seguono i “tuttofare” indispensabili in un albergo o in un semplice appartamento affittato come locazione turistica. Infine ci sono gli autisti nel trasporto pubblico locale: un nervo scoperto in assoluto ma che va inevitabilmente a compromettere anche la mobilità dei turisti.

FOTO SIMBOLO CURE TERMALI, FANGHI
FOTO SIMBOLO CURE TERMALI, FANGHI

«Abbiamo splendide città murate in provincia, difficilissime da raggiungere per chi non è automunito», fa notare il consigliere Gottardo.

E le scuole di formazione? «Esistono e sono un indubbio bacino da cui attingere, ma non è abbastanza» evidenzia Dall’Aglio, ben intenzionato a strutturare con la Provincia corsi di formazione specifica. Questi partiranno entro l’anno, rivolti a studenti. «Non serve inventarsi nulla di nuovo ma alzare la qualità nella preparazione dei profili esistenti» è il punto sollevato dal vertice di Confartigianato.

E il consigliere Gottardo aggiunge: «Solo così possiamo ambire a rendere il turismo un ambito lavorativo attraente per ragazzi e ragazze, e incontrare una domanda turistica in costante crescita dall’Italia e dall’estero».

Gli obiettivi dell’accordo

Fare squadra e potenziare i servizi a supporto delle imprese del settore turistico-ricettivo è, in sintesi, il terreno d’incontro individuato dai due interlocutori padovani. Per spingere l’imprenditorialità locale a valorizzare le competenze degli artigiani che operano in questo filone. E per accaparrarsi l’energia nuova, fresca, smart e più propensa all’internazionale, delle giovani generazioni.

«Il disallineamento tra domanda di lavoro e reperibilità da una parte, e il fenomeno turistico che incede con sfide sempre nuove, ci impone di mettere sul tavolo azioni strategiche», sottolinea il consigliere provinciale, «Già la burocrazia rallenta i tempi di risposta al turismo, a noi spetta essere più reattivi, un passo avanti e agili nell’adattarci alle richieste sempre emergenti». 

L’albergatore: «Maestranze introvabili»

«Ci mancano una ventina di maestranze tra i due hotel, Roma ed Helvetia». È Rocco Sbirziola a parlare. L’imprenditore è titolare assieme alla famiglia di due alberghi nel centro di Abano, il Roma e l’Helvetia.

«È un momento davvero drammatico da questo punto di vista», racconta Sbirziola, che con i familiari quasi trent’anni fa è salito dalla Sicilia ad Abano per intraprendere l’avventura nel mondo dell’imprenditoria alberghiera termale. «Stiamo attualmente cercando almeno una decina di figure per struttura», Sbirziola entra nei dettagli, «Stiamo disperatamente provando a trovare due cameriere ai piani per hotel. Manca anche il personale in sala. Siamo alla ricerca di un maitre e di tre chef all’Helvetia, mentre al Roma stiamo aspettando che si facciano avanti due camerieri. Senza dimenticare la grande difficoltà nel reclutare personale nel reparto cure. Ancora: siamo a caccia di un fanghino e di un massaggino per ognuno dei nostri due alberghi».

Rocco Sbirziola, titolare degli hotel Roma ed Helvetia in centro ad Abano
Rocco Sbirziola, titolare degli hotel Roma ed Helvetia in centro ad Abano

Una crisi, quella del mondo del lavoro alle Terme, che parte da lontano secondo quanto sostiene il titolare (con i fratelli Giuseppe, Anna e Claudio) dei due hotel a 4 stelle. «Tutto è partito dal Covid-19. Da allora tutto è cambiato e siamo decisamente in difficoltà nel gestire il lavoro nelle due strutture».

Ma cosa ha portato a questa situazione? «Il lavoro negli hotel e nei ristoranti non piace evidentemente più. Non ha più appeal. Dal Covid in poi la gente ha iniziato ad apprezzare i weekend a casa, a non lavorare durante le festività e quindi ha fatto altre scelte, spostandosi in altri settori. Senza dimenticarci poi che le paghe sono troppo basse e che bisogna assolutamente arrivare, con il Governo, i sindacati e le associazioni di categoria, a ridiscutere i salari».

E prosegue: «Ci sono delle persone che sono interessate a iniziare a lavorare da noi, ma vengono da fuori zona. Questo vuol dire che avrebbero bisogno di un alloggio, che al momento è difficile da reperire. Noi abbiamo acquistato una palazzina con 5 posti letto, con tre camere, due doppie e una singola, che abbiamo già occupate e che ovviamente non bastano a soddisfare le richieste. Speriamo che anche sotto questo aspetto si riesca a trovare una soluzione per individuare degli alloggi a prezzi calmierati, che possano ospitare quella forza lavoro proveniente dal Sud o dall’estero».

Sbirziola spera che le cose possano migliorare: «Per quanto riguarda i reparti cure, stanno partendo dei corsi che dovrebbero formare nuove figure. Sotto questo punto di vista qualcuno potrebbe presto arrivare. Ciò che però è giusto sottolineare è che si fatica terribilmente a reclutare personale qualificato».

Ammontano in questo momento a 120 le maestranze a disposizione complessivamente dei due hotel. «Dobbiamo cercare di ovviare alla situazione cercando di sfruttare il personale che abbiamo. È fondamentale rivedere i turni. Ai nostri dipendenti chiediamo uno sforzo in più per riuscire a far fronte alle necessità. Quindi vanno via molti soldi in straordinari».

Negli ultimi tempi si è scatenata una sorta di guerra tra albergatori: «È la cosa più brutta. Ci stiamo contendendo il personale che c’è come fosse un calciomercato. Le figure più qualificate hanno tante richieste e quindi magari per 100 euro in più passano da una struttura all’altra», conclude l’albergatore. 

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