Tutti i veneti di Chinatown

Una piramide di società padovane e vicentine controlla il Centro Ingrosso della Zip
BARON - CARABINIERI AL CENTRO INGROSSO CINA
BARON - CARABINIERI AL CENTRO INGROSSO CINA

Da industriali a immobiliaristi passando per la finanza. Rappresentano il paradigma del cambiamento dell'imprenditoria veneta negli ultimi vent'anni: seconde e terze generazioni. Dove c'erano i macchinari per l'industria pesante ora ci sono vestiti e perline. Fabbriche trasformate in padiglioni. Le tute blu sostituite da bottegai cinesi senza diritti. L'unica cosa che non è cambiata è la ricerca del profitto. E' il glocal in salsa veneta. La repubblica popolare cinese riprodotta e coniugata con il dialetto degli schei. Siamo in corso Stati Uniti civico 1, Padova. Ma potrebbe essere Shanghai. Potrebbe essere Prato. Un complesso composto da due enormi capannoni di proprietà diverse, suddivisi a loro volta in padiglioni che ospitano box per il commercio all'ingrosso. Visti da dentro è come attraversare lo spazio e il tempo: la chiamano la Chinatown del Veneto. Ma è piuttosto il Veneto che ha adottato per interesse il sistema cinese. Due centri ingrosso in un'unica sede fisica, divisi da una spessa parete di mattoni e da nomi che si assomigliano. Centinaia di imprenditori silenziosi che conducono un business opaco che incrementa e produce utili. Denaro contante (milioni di euro) che finisce nelle tasche di imprenditori veneti che forse non sono così inconsapevoli di quanto accade (di lecito e illecito) all'interno delle loro proprietà. Milioni di euro: a tanto ammontano i contratti d'affitto stipulati da grossisti cinesi con società padovane e vicentine, che incassano senza farsi troppe domande.

Da una parte c'è il Centro Ingrosso Cina riconducibile alla Finleb srl (proprietaria dei

fabbricati P e Q), società con sede in Corso Stati Uniti 1/a della famiglia Marchiorello, il cui capostipite, Dino, industriale vicentino con solide radici di business a Padova è stato in passato proprietario delle Officine Meccaniche della Stanga e presidente dell'allora Banca Antoniana (in epoca di Silvano Pontello). Finleb srl incassa di affitto dal 2008 attraverso la Fratelli lmmobiliare (ditta che ha cambiato alcune volte forma giuridica ma sempre riconducibile a persone di cittadinanza cinese) 954 mila euro all'anno. Dall'altra c'è il Centro Ingrosso Padova che ha rapporti commerciali con la Binario Spa (proprietaria dei padiglioni K e A), società milanese di proprietà di Domenico Rosso, 69 anni, architetto. Il canone in questo caso è di 840 mila euro all'anno. Binario Spa negli ultimi mesi ha chiesto lo sfratto per morosità. La questione è ancora aperta. Anche perché stesse persone (come Davide Cognolato, 29 anni di Vescovana) compaiono nel tempo sia in una e poi nell'altra società. Morosità o meno per l'Ascom la Chinatown del Veneto rappresenta il male assoluto. Un bubbone incistato nel tessuto economico-commerciale reso ancora più fragile dalla crisi. Una tenia che drena e uccide le imprese commerciali italiane. Dal 2007, anno di nascita del Centro ingrosso cinese, è il nuovo che avanza.

Un nuovo che non piace, confuso, spesso irregolare, ma che fa guadagnare. Tanti. Le forze dell'ordine non sono molto più tenere dell'Ascom. In un rapporto inviato in Procura gli investigatori parlano di "impresa intrinsecamente illecita, di attività imprenditoriale costituita e utilizzata prevalentemente per fini criminali". Arrivando a ipotizzare anche “la chiusura definitiva dell'attività”.

Già. Ma come? Non certamente chiedendo che i commercianti cinesi del Centro Ingrosso si dotino di registratori di cassa per emettere scontrini fiscali, come demagogicamente hanno urlato ai quattro venti anche politici locali. Proprio per sua natura il grossista non è tenuto a emettere scontrini. Ma a vendere in via esclusiva solo a chi possiede partita Iva. Non succede: spesso gli acquirenti sono italiani. Ma questo è un altro capitolo. Il fatto è che per legge non esiste alcuna sanzione fiscale par chi vende al dettaglio invece che all'ingrosso. L'unico strumento giuridico efficace sarebbe la revoca della licenza commerciale. Revoca di competenza di Comune e Regione. La motivazione sarebbe la recidività dell'azione illecita. In questi anni di sanzioni e sequestri di merce se ne sono registrati a bizzeffe. Tuttavia il turn over delle aziende che affittano i singoli box (da 10 a 15 mila euro all'anno l'uno) è talmente veloce (spesso le stesse cambiano soltanto partita Iva) che non è possibile da un punto di vista formale dimostrare la reiterazione sul medio lungo termine. E tutto si ferma. Servirebbero leggi efficaci a livello nazionale. Ma qui si cade in un buco nero.

Ecco perché, forse, sezionando dall'alto fino alla base, le piramidi che formano le due anime del Centro ingrosso di corso Stati Uniti si riesce a rendere meno opaco l'insieme. Perché di un insieme si tratta. Le forze dell'ordine non hanno dubbi. "E' ipotizzabile che la gestione di tale complesso apparato commerciale non possa essere demandata ai singoli affittuari dei box" è scritto in una delle tante relazioni redatte dopo uno dei numerosi blitz "ma abbia bisogno di una cabina di regia che ordini le merci, gestisca la logistica, amministri il flusso di pagamento, vigili sulla struttura assicuri che tutto funzioni, mantenendo l'equilibrio tra i 300 e più operatori commerciali". Si tratta, dunque di una sorta di "nazionalizzazione monopolistica dell'intera area" per usare le parole degli inquirenti. Tale da precludere a priori la possibilità di ingresso ad altre compagnie societarie, tanto più se non cinesi. A convincere le forze dell'ordine che ci sia una regia unica c'è anche il fatto che a gestire le scritture contabili della maggior parte dei commercianti che operano nel Centro ingrosso cinese è la società Studio Unico srl, con sede in corso Stati Uniti 1 il cui rappresentante legale è Endrit Dekavelli, albanese di 26 anni, residente a Ponte San Nicolò, conosciuto dalle forze di polizia per questioni legate a ricettazione, ingiuria, minaccia, lesioni personali colpose, detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. Ma non c'è solo Dekavelli.

Finleb srl. La società ha incorporato la Parfin srl da cui ha ereditato i contratti d'affitto. L'amministratore nonché presidente del consiglio di amministrazione di Finleb (capitale sociale interamente versato di 100 mila euro) è Maria Berica Marchiorello di Bassano del Grappa (figlia di Dino). Nel 2010 Maria Berica ha presentato una dichiarazione Irpef pari a 48.207 euro. Consiglieri sono Allegra Marchiorello (residente nel trevigiano) e Sveva Todesco, dipendente dei Marchiorello. La proprietà è suddivisa in parti differenti tra Maria Ludovica Marchiorello, Allegra Marchiorello, Enrico Marchiorello (residente in Repubblica Ceca), Ala srl società di Bassano del Grappa (via Bricito) e Taj srl (Bassano via Bricito). Ala srl (capitale sociale 12 mila euro) è di proprietà (in parti uguali) di Orsola Baggio (Mussolente), di Fiduciaria Vicentina e di Sveva Todesco. La Todesco è stata in passato legale rappresentante della Parfin (poi incorporata in Finleb) e fino al 2012 risulta essere rappresentante della Finim srl di Bassano (via Bricito) con reddito imponibile per il 2010 di 5.729 euro. L'amministratore è Michele Fantinetti di Bassano. Taj srl (capitale sociale di 30 mila euro), invece, è di proprietà della fiduciaria padovana Delta Erre (80%), di Monika Pardeller di Bassano e di Allegra Marchiorello. Quest'ultima è anche l'amministratore unico. La Finleb, come detto, ha

affittato negli anni i fabbricati P e Q alla Fratelli Immobiliari (e sue successive diramazioni) che a sua volta affitta i singoli box. Gli investigatori da tempo si chiedono se Finleb sia totalmente all'oscuro di ciò che accade dentro i capannoni di sua proprietà. Soprattutto perché nei contratti d'affitto stipulati con le varie società c'è la clausola di immediata risoluzione del rapporto per gravi inadempienze. Non solo: dall'attività investigativa è saltato fuori che Finleb srl avrebbe all'interno del Centro ingrosso una persona di propria fiducia: Pietro Baccin, 63 anni, residente a San Martino di Lupari (assunto nel 20l1), che si occuperebbe della vigilanza diurna. Oltre a Baccin anche un altro collaboratore Finleb, Sandro Mattiazzi, 57 anni, di Arre, (dipendente Finleb) si occuperebbe dl monitorare costantemente l'area con telecamere a circuito chiuso. L'area esterna è invece vigilata dalla Security Group (società di Perugia con sede anche a Padova) e dalla Civis.

Fratelli Immobiliari. La società Fratelli Immobiliari di Weimin Cai. (35 anni residente a Lendinara) & C Sas è rimasta attiva fino al 2009 per poi trasformarsi in Fratelli Immobiliare Dicai Weimin di Chen Suiliu & C Sas (anche questa successivamente chiusa). Secondo i documenti Weimin Cai risulta essere stato l'affittuario dalla Finleb sotto varie forme, mentre un altro cinese, Yang Rende, 34 anni, residente a Noventa Padovana è da sempre il garante di Cai.

Binario Spa. La società con sede a Milano in via Camperio è di proprietà, come detto

dell'architetto Domenico Rosso. Fino al 2009 rappresentante legale della Binario Spa era Davide Cognolato, 29 anni di Vescovana nonché dipendente della stessa Binario Spa fino al 2010. Cognolato risulta essere dipendente della Vun Real Estate di piazza Verlasca a Milano (reddito dichiarato nel 2010 di 51 mila euro). Società che fino al 2012 aveva la sede a Padova in via Cavazzana e prima ancora si chiamava Fincem. Binario fino al 2009 ha affittato fabbricati K e A (per un canone annuo di 1.217.916 euro) a Cetc srl, società padovana riconducibile a Hu Likuan. Cetc srl si occupava a sua volta di subaffittare i singoli box. Successivamente alla Cetc è subentrata la Binario 2 srl società con sede a Padova in via Pulci 5.

Binario 2 srl. Il capitale sociale della Binario 2 è di 10 mila euro . Il presidente del

consiglio di amministrazione è Xiaohua Xiang, 43 anni, residente in via Pulci. Il consigliere delegato (con tutti i poteri di firma per l'operatività bancaria come scritto nella visura camerale è Davide Cognolato). L'intera proprietà è detenuta da Stefania Srl, società con sede a Padova in vicolo Bellini. Il capitale sociale di 20 mila euro è stato solo parzialmente versato (9 mila euro) e i proprietari sono Xiaohua Xiang e Andrea Xiang, 21 anni. Andrea Xiang è anche il presidente del consiglio di amministrazione, mentre consigliere è Davide Cognolato.

La maggior parte dei piccoli commercianti che subaffittano da Fratelli Immobiliare

(affittuaria di Finleb) e da Binario 2 srl (che a sua Volta ha un contratto con Binario Spa) utilizzano per la contabilità lo Studio Unico Srl di corso Stati Uniti 1/6.

Studio Unico srl. A fine 2012 lo studio era depositario di scritture contabili di ben

194 ditte individuali e non (78 dei fabbricati P e Q). Tra i soci di Studio Unico c'erano all'epoca, tra gli altri, anche Waimin Cai (con 3.000 euro di quote di capitale sociale di 10 mila euro) ed Endrit Dekavelli (1.500 euro di quote). Dekavelli che risulta essere anche il rappresentante legale dello studio, nel marzo del 2013 ha comprato tutte le quote diventandone l'unico proprietario. Nel 2010 Studio Unico ha dichiarato

reddito Ires pari a 14.450 euro a fronte di un volume d'affari di 131.414 euro.

Dekavelli, invece, ha dichiarato un reddito Irpef di 7.243 euro nel 2010. Gli altri affittuari, invece, si sono appoggiati alle ditte contabili Lantian Consulting srl e al commercialista Piergiuseppe Meneghello. Sia Lantian Consulting che Meneghello sono finiti in passato sotto inchiesta per le ipotesi di reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, associazione a delinquere finalizzata alle frodi fiscali, sfruttamento di false certificazioni professionali e truffa ai danni dello Stato. Secondo l'accusa procuravano permessi fasulli ai cinesi lungo l'asse Padova-Venezia. Ma questa è un'altra storia ancora. O forse no.

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