Ufficio immigrazione al collasso Sindacato di polizia: «Ora basta»

Uno spazio riadattato dove ogni giorno entrano dalle 200 alle 300 persone, spazi stretti, angusti, postazioni senza un vetro, una barriera tra operatore e utente. L’uscio direttamente in strada dove se non stai attento rischi di venir travolto dal bus o dal tram. Tutto questo è l’Ufficio Immigrazione, nel palazzo adiacente alla questura, al piano terra dello stabile della Squadra Mobile.
Ora interviene il sindacato Sap che parla senza mezzi termini di una situazione al collasso. Davvero pessime condizioni di lavoro, sotto il profilo igienico sanitario, in cui operano i poliziotti, giornalmente a stretto contatto con una vera e propria ondata di soggetti richiedenti il permesso di soggiorno o pratiche amministrative per stranieri. Vi è una postazione per raccogliere le impronte, come previsto dalla “Bossi Fini”, assolutamente inadeguata; gli sportelli aperti al pubblico sono privi di un minimo di front office; poliziotti, loro malgrado, debbono rimanere a strettissimo contatto con l’utenza, senza un ben minimo divisorio, che garantirebbe anche il rispetto di questioni legate ad un minimo di privacy.
Entrando nello stabile si accede ad un androne che sembra grande ma diventa minuscolo quando lo affollano centinaia di persone con pochi posti a sedere in sedie posate al muro. C’è un grande tabellone luminoso che regola gli accessi, infatti prima va preso il numero. A destra e a sinistra si accede a due uffici, 8 postazioni in tutto dove gli stranieri portano le pratiche, chiedono il permesso di soggiorno e vanno pure a ritirarlo. Erano spazi provvisori una decina di anni fa: sono diventati definitivi. «Non c’è volontà di risolvere il problema logistico dell’Ufficio Immigrazione», tuona il segretario Mirko Pesavento «Quello stanzone non è assolutamente attrezzato per ospitare un numero così importante di persone che apre direttamente dal lato delle riviere, dalle ore 8. 30 fino alle ore 14. Poliziotti e poliziotte costretti a lavorare senza il più elementare criterio minimo di sicurezza, ma con la necessità contingente di sbrigare migliaia di pratiche tutte le settimane, circa 70.000 l’anno. Sono oramai tre anni che denunciamo ai vertici questa gravosa situazione, ma ad oggi non ci sono state date risposte. I colleghi che lavorano quotidianamente in questi uffici, le meritano». Conclusione? «Il Sap sta valutando per il futuro anche iniziative più eclatanti, se non ci saranno le opportune soluzioni».
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