Un cartellone per tutte le emozioni al Teatro Verdi di Padova

PADOVA. Eccola la nuova stagione del Teatro Verdi di Padova, con lo spazio per la risata (i cinque spettacoli di “Divertiamoci a teatro”), quello per la danza (i quattro spettacoli di “Evoluzioni”) quello per il teatro di innovazione (Teatro Maddalene) ma soprattutto i 15 spettacoli (sedici con l’anteprima di “1919”) della stagione di prosa. Un cartellone variegato, come negli ultimi anni, forse più degli ultimi anni. I classici ci sono, magari un po’ rivisitati, ma non sono la maggior parte degli spettacoli, anzi domina il contemporaneo, gli autori viventi, come forse non accadeva da anni.
Goldoni, Shakespeare, Cechov, Arthur Miller: questi gli autori del “canone”che saranno presenti a Padova. Di Shakespeare verrà proposto il “Macbeth” nella versione molto psicanalitica di Carmelo Rifici, che non esita a interpolare il testo. E poi, ma solo in parte, c’è Shakespeare anche in “Romeo e Giulietta”, che però Leo Muscato ha riscritto per adattarlo a una compagnia di comici girovaghi, capitanati da Ale e Franz.
Di Cechov un più fedele “Il giardino dei ciliegi”, come fedele è anche la versione di “La casa nova” di Goldoni, che verrà proposta da Giuseppe Emiliani, che dell’autore veneziano è un illuminato interprete. Testo integro anche per “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller, con Leo Muscato alla regia e Alessandro Haber come protagonista.
Tutto il resto è, più o meno, teatro scritto oggi e sui problemi di oggi. Non solo “Una banca popolare” di Romolo Bugaro o “Da qui alla luna” di Matteo Righetto, ma anche “Terrore”, prima opera teatrale dello scrittore Ferdinand Von Schirach, che affronta i dilemmi morali posti dai possibili attentati terroristici.
Spazio poi per quegli attori-autori che hanno costruito una drammaturgia molto personale. Non solo il Marco Paolini di “Nel tempo degli Dei”, che rilegge la storia di Ulisse, ma anche il “Barzellette” di Ascanio Celestini, che viaggia a modo suo nella tradizione popolare. Non troppo diversa la posizione di Vincenzo Salemme, che utilizza sì la commedia invece che il racconto, ma comunque in “Con tutto il cuore” costruisce il testo sulla corde della propria comicità.

Un esordio importante
Ci saranno poi spettacoli anomali. Innanzitutto “La cupa” di Mimmo Borrelli, ma anche “The Night Writer” di Jan Fabre, regista e artista contemporaneo che qui firma testo e regia di uno spettacolo personalissimo. E poi l’esordio alla regia di una grande attrice come Michela Cescon, con “La donna leopardo” tratto dall’ultimo e ambiguo romanzo di Alberto Moravia e il flamenco rivisitato in chiave contemporanea e teatrale da Rocio Molina in “Caida del cielo”.
E qui l’incrocio teatro danza diventa ponte per la rassegna “Evoluzioni”, che da qualche anno anche a Padova, come a Venezia, porta la tradizione del balletto. Torna il “Balletto di Roma”, con un “Io Don Chisciotte” tra classico e contemporaneo. Poi un omaggio a Pina Baush. Cristiana Morganti in una lezione concerto di grande intensità ne racconta da testimone la dimensione creativa in “Moving with Pina”. Spostandosi verso la danza della tradizione popolare ecco la rivisitazione di “Tango Brujo” con “Tango mon amour”. Mentre la rassegna verrà inaugurata dall’atteso “Petruska” di Virgilio Sieni.
Famiglie e risate
L’innovazione sarà di casa nel rinnovato Teatro delle Maddalene, i bambini troveranno soddisfazione negli appuntamenti di “Famiglie a teatro”, per le scuole si saranno matinée mentre l’ultima rassegna della stagione è quella dedicata alla comicità. Si gioca sul sicuro con Nino Frassica che indosserà anche i panni dell’improbabile cantante assieme alla “Los Plaggers band”.
Non sono da meno gli onnipresenti (cinema, radio, televisione, teatro) Lillo e Greg che in “I fantastici sketch” fanno rivivere (e deliberatamente distruggono) la tradizione del varietà. Poi alcune scommesse: il trasformismo di carta di Ennio Marchetto in “The Living Paper”; “La Bibbia riveduta e scorretta” portata in scena dai politicamente scorretti Oblivion; il nuovo spettacolo del trio veneto “Marco e Pippo” e a chiudere il transmediale “Momenti di trascurabile felicità”, che è già stato libro, poi film ora teatro con lo scrittore Francesco Piccolo accompagnato da Pif.
Favole e viaggi: sette titoli per bambini e genitori
Dalle “Favole al telefono” di Rodari a “Raperonzolo”, da “Pinocchio” che prende vita sul tavolo di un libraio a Peter Pan, dai “Viaggi di Gulliver” trasformati in balletto con 40 giovanissimi interpreti, alle storie recitate sospesi in verticale, invece che in orizzontale, di “Fa-vola”. E ancora “Bonvià!” che racconta un’odissea con un protagonista bambino al posto di Ulisse. Sono i sette spettacoli di “Famiglie a teatro”, la rassegna che lo Stabile rivolge a bambini e genitori.
Mimmo Borrelli e l’uomo che divenne un albero
Con 11 premi teatrali nazionali raccolti “La cupa” di Mimo Borrelli è stato lo spettacolo sorpresa del 2018. Spettacolo non facile, questa “fabbula di un uomo che divenne un albero”, ma in questo caso lo sforzo vale la pena. In un lunghissimo arco di tempo Mimmo Borrelli ha composto un poema di 15mila versi, poi ridotti a 2500, per raccontare un universo dannato in una lingua assolutamente originale e potente, che si muove senza soluzione di continuità tra leggenda e cronaca.
“Una banca popolare”, una tragedia contemporanea con Bugaro e Rossetto
Dopo i “Lehman” arrivano a teatro i banchieri veneti. Se Stefano Massini ha raccontato con un successo internazionale i banchieri americani, Romolo Bugaro (nella foto) racconta il tracollo di “Una banca popolare”, e di quale si tratti non è difficile capire. A portare a teatro un testo di straordinaria attualità sarà il regista Alessandro Rossetto che con gli stessi attori sta lavorando alla versione cinematografica in un intreccio tra mezzi espressivi che rappresenta un unicum in Italia.
“Petruska” e i “Balletti” di Sieni
Virgilio Sieni è probabilmente il più noto coreografo italiano. La sua danza tende sempre al teatro; qui rilegge un classico come “Petruska” di Stravinskij scritto per Nijinskij e “Balletti russi” di Diaghilev.
“Il giardino dei ciliegi”: dalla Biennale il Cechov riletto da Serra
Ha esordito con successo alla Biennale teatro “Il giardino dei ciliegi” di Cechov nella versione integralmente firmata (drammaturgia, scene, costumi, luci, suoni) da Alessandro Serra, uno dei nuovi nomi di rilievo del teatro italiano, che dopo molti spettacoli per ragazzi si è imposto all’attenzione di tutto il mondo teatrale col premiatissimo “Macbettu”. Una coproduzione internazionale per una rilettura del capolavoro cechoviano che si muove al ritmo di un valzerino allegro.
Ongaro e le tre stagioni stellari «Più forti nella produzione più attrattivi per il pubblico»
Lo Stabile si allarga: a Padova e Venezia si è aggiunta Treviso Cartelloni differenziati, ma obiettivi comuni e una maggiore forza L’attenzione ai giovani, le coproduzioni anche con l’estero e una risposta positiva fin dalla vendita degli abbonamenti
Al suo secondo mandato triennale, il direttore del Stabile del Veneto, Massimo Ongaro, ha confezionato tre stagioni “stellari” per il Verdi di Padova, il Goldoni di Venezia e il Del Monaco di Treviso.
Perché questo titolo per le stagioni?
«Ci siamo ispirati all’anniversario dello sbarco sulla luna per sottolineare i passi importanti che siamo riusciti a fare in questi anni, per ultimo il passo fondamentale che ha portato Treviso nella compagine sociale dello Stabile, rinnovando quella prospettiva territoriale ampia e articolata che offre una prospettiva di sviluppo e di crescita al nostro teatro. Aldilà degli elementi economici e logistici, questo significa anche ampliare la nostra capacità di proposta artistica».
Tre stagioni differenti, ma anche alcuni punti fermi.
«Lo sforzo di rispondere a pubblici diversi e di aprire a nuovi pubblici non ancora entrati in contatto col teatro chiede una articolazione multidisciplinare, comune alle tre stagioni. Così come l’alternanza tra proposte tradizionali e novità contemporanee, tra grandi attori e spettacoli di innovazione. I pubblici ormai sono molto eterogenei, ci sono spettacoli che vanno meglio col pubblico del mercoledì e altri che funzionano la domenica. Per questo l’ampiezza della proposta è fondamentale. Ma poi bisogna caratterizzare la proposta per il singolo teatro. A Padova per esempio abbiamo lavorato molto per i giovani. Per tre settimane faremo delle matinée con un nostro spettacolo, “Uno, nessuno, centomila”, costruito per gli studenti. Ma in questa direzione va anche l’utilizzo del Teatro delle Maddalene restaurato, che ospiterà la produzione più innovativa».
A Padova lo spettacolo d’esordio sarà “Da qui alla luna”, una vostra produzione. Perché questa scelta?
«Per tre motivi. Il primo è che ci permette di continuare la collaborazione con l’Orchestra di Padova e del Veneto. Il secondo è che valorizza artisti padovani come Matteo Righetto, che ha scritto il testo, e Andrea Pennacchi, che lo recita. Il terzo è che in questo modo teniamo viva la memoria del disastro che ha colpito lo scorso anno le nostre montagne, e anche questo è un nostro compito come Teatro Stabile».
Come stanno andando gli abbonamenti?
«Stanno andando molto bene in tutti e tre i teatri e questo è importante».
Sono molte le coproduzioni dello Stabile quest’anno.
«Sì, tra produzioni e coproduzioni proporremo nei tre teatri 16 nostri spettacoli diversi. Questo in ossequio al nostro primo obiettivo statutario: produrre spettacoli. Per divertire, per far riflettere, per realizzare progetti artistici e culturali. Le coproduzioni non sono una scelta solo di tipo economico, si tratta anche di condividere esperienze, di allungare la vita agli spettacoli. Le coproduzioni vanno più lontano».
Anche con l’estero?
«Sì, perché crediamo che collaborare con artisti stranieri come Jan Fabre, come la “Agrupacion Senor Serrano” porti spunti nuovi, ci faccia imparare qualcosa. Di contro stiamo puntando sempre più a portare all’estero i nostri spettacoli. Tra poco “L’Arlecchino furioso” sarà a Parigi, poi per un mese ad Avignone, a marzo probabilmente in Cile».
Molta attenzione ad attori e autori veneti, in questa stagione.
«Era una scelta quasi obbligata. Abbiamo artisti molto capaci ed è venuto naturale fargli spazio nella programmazione. Non si tratta solo di produrli, ma anche di seguirli, per dare la possibilità di affermarsi su scala nazionale come stanno facendo».
E i giovani?
«Abbiamo reso strutturale la Compagnia Giovani del Teatro Stabile. Quest’anno un loro spettacolo, “La casa nova” sarà nella stagione dei tre teatri, il prossimo anno saranno due. Il percorso di formazione diventa percorso professionalizzante e permette ai giovani attori di lavorare con diversi registi. Per noi significa maggiore capacità di proposta artistica e possibilità di individuare i nuovi talenti emergenti».
Per finire, tre spettacoli da non perdere al Verdi.
«Direi “Morte di un commesso viaggiatore”, con Alessandro Haber e la regia di Leo Muscato: è una nostra coproduzione e avrà qui la sua prima nazionale. Poi “La cupa” di Mimmo Borrelli, uno spettacolo che ha vinto tutti i premi possibili, ma praticamente non è mai uscito da Napoli e invece arriverà qui. Come terzo suggerisco “Kingdom” di Agregation Senor Serrano alle Maddalene. Sarà una sorpresa».
Il Teatro Verdi è uno dei pilastri fondamentali delle politiche culturali del Comune di Padova e la Stagione che si apre oggi con lo spettacolo in prima nazionale “Da qui alla luna”, prodotto proprio dal Teatro Stabile del Veneto, lo conferma perfettamente.
Questa è una stagione importante per il Teatro Stabile del Veneto che da 25 anni gestisce il Teatro Verdi, e il nostro obiettivo è rafforzare ulteriormente la proficua collaborazione già avviata da tempo. Già quest’anno abbiamo programmato assieme la stagione estiva che ha visto il grande successo dell’Estate Carrarese con il Festival del Castello e l’innovativa iniziativa Girovagarte che ha portato il teatro nelle piazze dei Quartieri. Ora lo Stabile gestirà per due anni il Teatro delle Maddalene, appena restaurato, per offrire spettacoli di qualità anche al di fuori della storica sala del Verdi.
Ma per noi il Verdi non è solo un prestigioso contenitore di spettacoli, bensì un luogo simbolo della “cultura del teatro” E in quanto tale è oggetto della massima attenzione anche per la sua conservazione e cura come testimonia l’ingente investimento che abbiamo fatto per restaurare la facciata restituita così alla città in tutta la sua bellezza. —
Sergio Giordani, sindaco di Padova
Pubblico e attori più vicini uno spazio nuovo in città
C’è un teatro nuovo a Padova, per lo Stabile. È il teatro delle Maddalene, che è stato restaurato da Comune e affidato allo Stabile per ospitare gli spettacoli che richiedono maggiore intimità rispetto al Verdi. Si apre insomma la possibilità di ospitare anche spettacoli di innovazione, riservati a un pubblico più attento, oppure prove di attore che richiedono maggiore vicinanza tra attori e pubblico.
A inaugurare lo spazio sarà il monologo di un grande attore, Sebastiano Lo Monaco: “Per non morire di mafia”, uno scritto di Pietro Grasso, adattato per il teatro da Nicola Fano e Margherita Rubino. Seguirà “Kingdom” della Agrupacion Senor Serrano, che mescola teatro e cinema per rappresentare il capitalismo iperconsumistico contemporaneo.
Poi due produzioni giovani dello Stabile, “Savana padana” di Stefano Scandaletti su testo di Matteo Righetto e “Intimità” di Amor Vacui, il gruppo padovano che è ormai una realtà consolidata. A completare la rassegna il Teatro Filodrammatici di Milano con “La prova” di Bruno Fornasari, che affronta il tema dei ricatti sessuali nel mondo del lavoro. —
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