Un figlio per Max Pezzali e la sua musica ritrova l'entusiasmo degli esordi

Max Pezzali ex voce degli 883 in auto con la moglie Martina dalla quale ha avuto recentemente un figlio La paternità ha restituito alla sua musica l’ardore degli esordi
PADOVA.
Il ritorno sulle scene di Max Pezzali tocca il palcoscenico del Gran Teatro Geox di Padova, dove il cantautore si esibirà sabato 21 (biglietti disponibili a partire da 34 euro), unico concerto previsto a Nord Est per questa prima parte della tournée. Dopo la partecipazione al festival di Sanremo, Max ha pubblicato «Terraferma» (Warner Music), il nuovo album a quattro anni di distanza da «Time out», ed è subito partito per il tour, come piace all'ex cantante degli 883, vivere la musica tra la gente, in giro per l'Italia. E in quattro anni, il Paese è cambiato molto e il ragazzo partito dalla sala giochi Jolly Blu è cresciuto, si è sposato, è diventato papà, senza mai smettere di scrivere le sue canzoni. Da Time Out a Terraferma e il singolo «Secondo Tempo», si è svolta l'evoluzione più recente di Pezzali. «Credo che evoluzione sia proprio il termine più corretto», dice lui. «O almeno, quello che meglio descrive questa parte della mia vita, un cambiamento che prende visibilità e suono nelle canzoni del nuovo disco. E' un album influenzato dalla nascita di mio figlio, nel senso che senza di lui il disco sarebbe stato differente, anzi probabilmente non ci sarebbe proprio stato. I miei occhi sono cambiati, è cambiata la mia età rispetto agli esordi e alla fase della crescita, dunque guardo la quotidianità con maggiore severità, forse con meno allegria, anche se prevale sempre l'ottimismo e questo credo sia accaduto proprio perché avere un figlio ti permetta di guardare la realtà con più consapevolezza e anche con convinto ottimismo verso il futuro». Un cambiamento che, dal punto di vista artistico, si nota in una riscoperta della musica degli esordi, fresca, diretta, composta da melodie ed arrangiamenti che supportano storie di ogni giorno, amplificandone il sentimento, senza distorcendone il significato. «Guardare il mondo per quello che è, con gli occhi di un bambino, mi ha permesso di ritrovare la freschezza del suono, forse addirittura quello entusiasta degli esordi», prosegue Pezzali «credo di aver ritrovato, nei testi, quella ironia dissacratoria che mi ha spinto a fare questo lavoro». Ripercorrendo le molte canzoni scritte, Pezzali evidenzia quasi sorpreso l'attualità di alcuni testi: «Prendiamo "Hanno ucciso l'Uomo Ragno", l'omicidio di un supereroe rappresentata la morte dei sogni degli adolescenti ad opera degli adulti. Credo che il problema del nostro Paese sia che gli adulti sono sempre più vecchi, attaccati più che mai alle loro poltrone. Ecco che quella canzone sembra scritta in questi anni». Il tour di Terraferma si presenta come una serie di concerti che vogliono essere un karaoke umano, uno spazio itinerante dove il pubblico è invitato a cantare: «E' proprio quello che voglio», conferma Max «il concerto prevede almeno due momenti nei quali mi avvicino al pubblico con i miei chitarristi e diamo la tonalità, invitando le persone a cantare. Ed è quello che mi piace di più: sentire che anche canzoni che ritenevo minori hanno fatto presa e piacciono a chi viene ai concerti. E' una delle maggiori soddisfazioni dei live ed evidenzia che protagonisti dei miei concerti sono pubblico e canzoni, io sparisco quasi». Max Pezzali sembra aver ritrovato il filone creativo che gli piace, quello di scrivere canzoni che arrivano immediatamente al pubblico. «Continuerò a scrivere canzoni fino a che le persone le accoglieranno. Mi fermerò non appena capirò che non avrò più nulla da dire, senza intestardirmi nella presunzione di dire sempre qualcosa. L'ultimo lavoro mi ha fatto rendere conto che la gente cerca la mia musica e ai concerti si diverte. Il secondo tempo... sta andando bene».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche