Un museo della memoria in ricordo dell’ex Saimp

PONTEVIGODARZERE La riqualificazione della zona ex-Saimp, così ribattezzata perché sorta sulle ceneri della vecchia fabbrica di macchinari e utensili, ha gettato un fascio di luce anche sulla storia...
CARRAI - SCRITTA EX SAIMP CARRAI - SCRITTA SAIMP INTERSPAR
CARRAI - SCRITTA EX SAIMP CARRAI - SCRITTA SAIMP INTERSPAR

PONTEVIGODARZERE

La riqualificazione della zona ex-Saimp, così ribattezzata perché sorta sulle ceneri della vecchia fabbrica di macchinari e utensili, ha gettato un fascio di luce anche sulla storia industriale del rione Pontevigodarzere. Prima campi e contadini. Poi industrie ed operai. Oggi il rione lancia la proposta di ereditare quel periodo attraverso vecchi scatti fotografici e racconti che si perdono nella memoria di nonni e bisnonni per realizzare una mostra o addirittura un museo che ripercorra l’identità culturale, economica e demografica della città, restituendo la storia di un rione che da contadino si è lanciato verso l’industrializzazione.

La Saimp per il secolo scorso ha significato lavoro per numerose famiglie, il salario ha potuto garantire sopravvivenza, a volte agio e, perché no, sogni. Oggi chi ha tra i 50 e i 70 anni, ed è nato e cresciuto a Pontevigodarzere o a San Carlo, è facile abbia in famiglia una storia personale (un nonno, un prozio) sullo sfondo della fabbrica. Con quell’insegna c’è nato e cresciuto e della Saimp non ha mai smesso di sentir parlare. Per questo l’intera cittadinanza ha accolto con affetto la disponibilità della proprietà dell’Interspar di recuperare e salvare la storica insegna. Tanto che oggi è parte integrante dell’arredo del supermercato. Il successo ottenuto ha così spinto sull’acceleratore delle proposte. Da qui nasce l’idea di recuperare più materiale possibile sul passato di Pontevigodarzere e San Carlo. Magari usando l’ex-Fornace Morandi, ristrutturata, come contenitore dell’antica arte contadina e del suo passaggio alle fabbriche e all’industrializzazione.

«La stessa zona dove oggi sorge la Fornace – racconta Massimo Camporese, discendente da una nota famiglia di Pontevigodarzere – era a sua volta di origine agricola e rappresentò anch’essa uno dei primi siti industriali che rompeva il monopolio del lavoro contadino». Insomma, due «signore», la Saimp e la Fornace Morandi, vicine tanto geograficamente quanto idealmente. «Dai resoconti di mia madre – continua Camporese – ho appreso che l’entrata di Pontevigodarzere era rappresentata da Villa Lanza e il nostro rione era tutta campagna con rare case. Via Guanella nacque dove prima c’erano le vigne ed il sudore dei miei nonni materni, Lorenzo Marcato e Vittoria Moretti. Per me rimangono eroi sconosciuti e silenziosi di un’epoca ormai trascorsa. Ma sono convinto non siano stati gli unici pionieri dei nostri quartieri. Al contrario viviamo con radici piantate in una storia secolare dove i ritmi erano scanditi dal canto della cicala e dalle sirene delle prime fabbriche insediatesi in un contesto contadino. Chiudo gli occhi e mi pare di vedere i lavoratori impiegati nella costruzione di mattoni: naturalmente venivano in gran parte dalla terra, un mondo rurale che fino a quel tempo non aveva conosciuto che il traino dei cavalli e qualche bicicletta». L’obiettivo è restituire vita ad uno scenario definitivamente tramontato, dove la vita stessa e la sua quotidianità non erano marcati da orologi, cellulari e computer, ma «dal canto del gallo e dal focolare domestico».

Un po’ di nostalgia e quanto basta di radicata e genuina identità veneta, sono lo spirito di questo museo all’ex Fornace Morandi per rafforzare «la dignità e dell'orgoglio della terra dei nostri padri».

(e.sci.)

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova