Un ponte a effetto Mose contro il “cuneo salino”

PIOVE DI SACCO. Il mare risale lungo il Brenta, il Bacchiglione e il Gorzone anche per chilometri, minacciando l’entroterra. L’acqua salata si insinua nelle falde e “avvelena” soprattutto i terreni più bassi, con gravi danni per l’ambiente e l’agricoltura.
Il fenomeno del “cuneo salino” è noto da diversi anni e i tecnici hanno dimostrato in più occasioni che l’acqua salata ha raggiunto zone lontane anche più di 20 chilometri dal mare, da Pontelongo a Candiana e Agna. Ma a risentirne è tutta la zona che da Piove di Sacco lambisce la parte orientale del Conselvano e prosegue a Cavarzere (Venenzia).
Contro questa minaccia invisibile ma concreta gli esperti hanno messo a punto un “sbarramento anti intrusione salina” da costruire alla foce del Brenta. Si tratta di un nuovo ponte, sotto il quale verranno costruite delle barriere mobili in grado di trattenere l’acqua salata dalla parte del mare e quella dolce verso la pianura. Dopo sette anni di studi e simulazioni complesse, nei giorni scorsi il progetto da 15 milioni di euro ha ricevuto il via libera definitivo dai ministeri delle Politiche agricole e delle Infrastrutture.
L’iniziativa è del Consorzio di Bonifica Adige Euganeo, coinvolti il Magistrato alle Acque, la Regione e il Comune di Chioggia. Nei prossimi giorni arriverà il nulla osta alla gara d’appalto che sarà indetta dal Magistrato alle Acque e l’anno prossimo aprirà il cantiere. I lavori dovranno essere portati a termine entro la fine del 2014, la tempistica è imposta dal finanziamento ministeriale.
«È la più grande opera del genere mai realizzata in Italia», spiega l’ingegner Giuseppe Gasparetto Stori, direttore del Consorzio Adige Euganeo, «ha avuto un iter complesso, dall’analisi costi - benefici alla valutazione d’impatto ambientale, fino alla costruzione di modelli fisici in scala ridotta, impegnando una ventina di professionalità tecniche specialistiche».
Il modellino del ponte - diga è stato costruito nell’estate del 2011 a Padova, al centro sperimentale del Magistrato alle acque di Voltabarozzo, dove sono state fatte anche le “prove in miniatura” del Mose di Venezia. All’inizio di quest’anno è arrivato il via libera dalla commissione regionale per la valutazione di impatto ambientale, quindi l’ok definitivo da parte dei ministeri. Inizialmente lo sbarramento era stato concepito come una passerella sul Brenta, poi invece si è fatta strada l’idea di un grande ponte, a quattro corsie, per la quale il Comune di Chioggia partecipa con 4 milioni di euro e la Regione con altri 3 milioni. «Lo sbarramento avrà una doppia funzione» continua Gasparetto «servirà ad impedire all’acqua salmastra di risalire il Brenta e, di conseguenza, il Bacchiglione, il Gorzone e la rete di scolo consortile. Ma sarà utile anche per trattenere più a lungo l’acqua dolce nell’alveo dei fiumi, soprattutto in caso di siccità o nei periodi di maggiore richiesta per scopi irrigui. L’accumulo di acqua dolce permette anche di stabilizzare l’ecosistema lungo l’ultimo tratto dei fiumi e dei canali. Nel 2003 il cuneo salino arrivò a 20 chilometri dalla foce, rendendo inutilizzabile l’acqua di superficie e minacciando le colture in migliaia di ettari fra le province di Padova e Venezia. Ad aggravare il fenomeno ci pensa la subsidenza, l’abbassamento del terreno causato dalla mineralizzazione della torba».
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