Un resort esotico per l’infermiera

La storia di Caterina Barcheri: dieci anni di progetti e dubbi prima di lasciare il lavoro sicuro all’Azienda ospedaliera
Di Paola Malagoli

CORREZZOLA. Era stato il suo sogno, fin da ragazzina, quello di fare l’infermiera. E ci era riuscita, arrivando a ricoprire un ruolo di responsabilità nel reparto di Pediatria dell’Azienda ospedaliera di Padova. Non paga, si era rimessa anche a studiare fino alla laurea in Infermieristica. Una vocazione, ma anche una vita scandita da orari e difficoltà sempre maggiori in ambienti diventati, giorno dopo giorno, poco adeguati ai piccoli in emodialisi ai quali si dedicava. E con un autentico colpo di spugna Caterina Barcheri, quarantaseienne di Correzzola, ha lasciato tutto, famiglia, casa e lavoro, ed è volata in Sri Lanka, dove ha creato, praticamente da sola, il “Kingdom Ayurveda Resort”, un piccolo villaggio turistico sulla costa meridionale dell’isola, dove yoga e meditazione la fanno da padroni. Una scelta coraggiosa per la quale questa donna, tanto determinata quanto idealista, ha dovuto superare una miriade di difficoltà. Ma ci è riuscita. Capelli corti, nessun lusso da imprenditrice, tanta voglia di raccontarsi. Per dimostrare che i sogni a volte si realizzano, non solo nei film a lieto fine.

«Il lavoro di infermiera mi piaceva molto» racconta «L’ho iniziato a 21 anni, una vera e propria scuola di vita. Per oltre vent’anni, ogni mattina puntuale mi alzavo alle sei meno un quarto e raggiungevo Padova per essere al mio posto. E a sera ero sfinita, in quanto non riuscivo mai a recuperare, ma sono andata avanti serena e convinta della mia scelta finchè sono arrivati i primi tagli alla sanità, che ci hanno messo nelle condizioni di non operare al meglio. Ho cominciato allora a guardarmi attorno, a perdere le mie convinzioni, per la prima volta nella mia vita».

Caterina Barcheri torna indietro di una quindicina d’anni. «All’epoca era stato appena aperto il centro commerciale di Piove di Sacco e così, come prima alternativa, sono andata a chiedere informazioni per affittare un negozio. Poteva essere un’idea. Mi chiesero una cifra assurda per le mie finanze, e lasciai perdere sconsolata. Poco dopo è arrivato il viaggio in Sri Lanka, nato come una normale vacanza, oltrettutto una meta che nemmeno mi entusiasmava. Mi sarebbe piaciuto visitare la Giamaica, ma davanti alle perplessità del mio compagno di viaggio l’agenzia ci aveva proposto il classico tour Sri Lanka-Maldive. Rimasi affascinata da quella terra e da quella cultura, ma tutto finì lì. Da quel viaggio però mi era rimasta un’amicizia con un giovane cingalese che per lavoro vive a Milano. Abbiamo continuato a sentirci e piano piano è nata l’idea di provare a creare un resort nella sua isola. Una follia? Forse, ma mi sono lanciata anima e corpo in questa avventura. Emozionatissima, sono ripartita con lui per lo Sri Lanka, diretta a Matara, la sua città natale, una zona che lui conosceva bene. E lì, senza pensarci troppo, mi sono lasciata convincere ad acquistare un terreno di circa 2.500 metri quadri, che ho pagato 20 milioni di lire. Quanto potevo permettermi di sborsare all’epoca, cifra con la quale in Italia non potevo realizzare nulla. Nel 1997 è iniziata la costruzione del resort» continua Caterina «Il progetto lo ha realizzato un architetto di Trento, in quanto volevo dare al complesso un’impronta europea, ma i lavori sono stati compiuti da gente del posto. Impresa non facilissima, in quanto sono iniziati i primi problemi legati alla lingua e alla cultura di quel popolo. Io intanto continuavo a fare l’infermiera, non potevo certo permettermi di lasciare quel posto sicuro. Nel 2000 il complesso è stato inaugurato, finalmente pensavo di aver realizzato il mio più grande desiderio. Ma purtroppo mi sbagliavo di grosso».

Sulla scia dell’entusiasmo pareva tutto facile, invece in quella zona si fermavano solo turisti di passaggio, mai per più di due o tre giorni, e certamente quello non poteva rappresentare il futuro per Caterina. «Poi è arrivata la guerriglia Tamil» continua «che ha allontanato definitivamente il turismo da quel Paese fino al 2009, quando è terminato l’isolamento ed è iniziato il rilancio. Così ho continuato per altri dieci anni a fare l’infermiera, ad alzarmi all’alba e dedicarmi ai bambini malati, tra i quali ora riconoscevo subito la dolcezza e il sorriso dei piccoli cingalesi, adottati da molte coppie. Nel 2010, con l’economia dello Sri Lanka che ricominciava a crescere, ho fatto una nuova scelta, quella di trasformare il resort in un luogo di benessere fisico e psicologico, secondo la tradizione di quella terra dove la medicina ayurvedica è diffusa». Il 31 dicembre 2010 ho dato le dimissioni dall’Azienda ospedaliera e il 2 ottobre dell’anno dopo c’è stata una seconda inaugurazione del complesso. Ora il mio futuro è qui: la svolta è stata immediata in quanto l’ayurveda, che viene praticata da medici qualificati, è molto seguita nei Paesi di lingua tedesca e molte sono le famiglie che ospito. In Italia invece siamo ancora lontani, ci vorranno degli anni prima che ne vengano compresi i benefici. Ma non demordo. Ora la mia vita è completamente cambiata. Mi alzo sempre presto al mattino ma per passeggiare in riva al mare, poi mi dedico al resort e alle continue esigenze del personale, che qui ti coinvolge in ogni piccolo problema anche familiare. I guadagni dei dipendenti vanno dai 100 ai 400 euro, ma tutti sono molto disponibili. La lingua continua a essere molto ostica, come anche le differenze culturali sono forti. Ogni tre mesi torno a Correzzola per ritrovare la mia famiglia, ma non tornerai più indietro. Qui mi sento libera e posso prendermi anche dei piccoli lussi, come ad esempio andare a Colombo, che dista 170 chilometri, facendomi accompagnare dall’autista. Anche perché guidare qui è davvero un’impresa...».

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