Un tuffo dentro un miliardesimo di secondo

Il libro di Gian Francesco Giudice: "Odissea nello zeptospazio", un viaggio nella fisica dell'LHC

«Questo acceleratore è una specie di gigantesco microscopio con cui possiamo guardare quello che viene chiamato zeptospazio» . E, tanto per capire, lo zeptometro è un’unità di misura che corrisponde a un miliardesimo di miliardesimo di millimetro. Gian Francesco Giudice è nato a Padova dove si è laureato in fisica, ma dopo qualche esperienza negli Stati Uniti da quasi vent’anni lavora al Cern di Ginevra, è uno dei padri dell’LHC, il Large Hadron Collider, il più potente acceleratore di particelle mai realizzato al mondo. E’ dunque la persona giusta per scrivere «Odissea nello zeptospazio. Un viaggio nella fisica dell’ LHC» il libro che racconta quella che secondo lui è «forse il più grandioso e il più ambizioso progetto scientifico mai realizzato». Di fronte agli studenti del Premio Galileo, Giudici lo spiega con la passione di chi è convinto di fare il mestiere più divertente del mondo. «Occuparsi di particelle – dice – significa penetrare dentro la materia e lì troviamo sempre nuove strutture, una dentro l’altra e più scendiamo nel piccolo più abbiamo la sensazione di arrivare ai fondamenti, alle leggi fisiche che racchiudono le chiavi per capire la natura». Ecco perché il viaggio nello zeptospazio corrisponde realmente alla esplorazione fantascientifica di Kubrick. «Oggi si pensa che l’universo – dice Giudice – abbia avuto al suo inizio una espansione violentissima e rapidissima passando da dimensioni microscopiche a misure enormi nel tempo di un miliardesimo di un miliardesimo, di un miliardesimo di secondo. Facendo i raffronti si capisce allora che le galassie non sono null’altro che minuscole fluttuazioni quantistiche ingigantite dalla espansione improvvisa. Ecco come studiando lo zeptospazio possiamo a capire come si è formato l’universo». E c’è di più. «Studiando le più piccole particelle affrontiamo i temi che da sempre occupano la mente umano. Cos’è il tempo, cos’è la materia, cos’è lo spazio. Negli spazi microscopici si ritrovano nuove dimensioni dello spazio». Con buona pace della tridimensionalità tradizionale. Ma nel minuscolo si trovano anche risposte a domande antichissime. Per esempio quella di Lucrezio che si chiedeva se la materia fosse uguale in tutto l’universo. I fisici dell’ottocento rispondevano di sì. Sbagliavano. «La materia che noi conosciamo, che noi stiamo studiando – dice Giudice – è solo il 4% della materia totale. Il resto non sappiamo neppure cosa sia».

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