Una farmacia a Celeseo ma nel container Scatta la protesta
SAONARA
La farmacia in un container, come nelle zone terremotate. Questa potrebbe essere la paradossale situazione futura per la frazione di Celeseo, un migliaio di anime divise tra quattro comuni e due provincie: Saonara, Sant’Angelo di Piove, Fossò e Vigonovo. Unica fra tutte le frazioni di Saonara, Celeseo risulta sprovvista di una farmacia: purtroppo però non esiste al momento alcuno stabile dove insediarla.
Nel 2013 il Comune di Saonara indicò proprio la zona di Celeseo come sede per la terza farmacia, fattibile dal momento in cui il paese superò i 10. 000 abitanti: ma quell’idea, da realizzarsi a cura di privati, rimase sulla carta. E oggi due farmaciste, le dottoresse Sonia Borgato e Irene Dal Zotto, rispettivamente 47 e 45 anni, vincitrici del concorso regionale bandito nel gennaio del 2012 e assegnatarie nel 2017 della sede di Celeseo, rischiano di perdere la loro opportunità per la mancanza di locali dove aprire la farmacia.
In prima battuta, nel 2012, l’amministrazione ipotizzò una collocazione a Tombelle, dove però esiste già un’altra farmacia, sebbene entro il territorio del comune di Vigonovo; in seguito, scartata anche l’ubicazione nel centro di Celeseo, che ricade nel territorio di Sant’Angelo di Piove, il Comune optò per via Sabbioncello.
«Dobbiamo comunicare la sede alla Regione entro la metà di luglio, e poi aprire entro sei mesi» spiega la dottoressa Dal Zotto, «Via Sabbioncello è una strada tra i campi, con poche abitazioni, senza altre attività commerciali e non servita da un’adeguata urbanizzazione. Cercare un terreno, elaborare un progetto, farlo approvare e infine costruire uno stabile rappresenta una missione impossibile, visto il carattere di urgenza indicato dalla Regione. Il Comune ci ha proposto di aprire l’attività in un container: ma la riteniamo una soluzione non adatta, e dal momento che per effetto della riforma di settore la competenza in materia di pianificazione territoriale delle sedi farmaceutiche è propria di ogni Comune, sarebbe più logico invece che ci venisse indicata una sede alternativa, ad esempio a Villatora, zona più urbanizzata. Sarà un danno anche per i cittadini se saremo costrette a rinunciare».
«L’amministrazione comunale, purché le dottoresse non perdano l’assegnazione della sede, è disposta a venir loro incontro in tutti i modi, anche mettendo a disposizione come extrema ratio un container provvisorio» il sindaco Walter Stefan ribadisce la sua posizione, «Il Comune non ha immobili nella sua disponibilità. Mi dispiace, ma più di così non possiamo fare». —
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