Una laurea inutile: l’ospedale non vuole gli infermieri pediatrici

PADOVA. L’ultimo schiaffo lo hanno ricevuto pochi mesi fa. L’Azienda ospedaliera di Padova ha bandito un concorso per poter assumere 45 infermieri generici. Ma loro, freschi di laurea del corso in Infermieristica pediatrica del Bo, a quella selezione non hanno nemmeno potuto partecipare. Eppure i primi nove vincitori di quel concorso sono stati assegnati proprio al dipartimento di Pediatria. Una struttura in cui quei giovani infermieri pediatrici hanno compiuto un tirocinio di oltre mille ore ciascuno: in Pediatria hanno studiato, si sono formati, ma incredibilmente non possono lavorarci. Ora hanno detto basta. Non credono più alle promesse. Insieme hanno sottoscritto un documento, che sarà inviato al direttore generale di via Giustiniani Claudio Dario, perché ponga fine a una situazione che non esitano a definire paradossale.
Il corso di laurea in Infermieristica pediatrica (Clip) è stato istituito cinque anni fa: per ora ha sfornato una cinquantina di laureati, ma altrettanti sono a un passo dal conseguimento del titolo. Il target specifico dei loro studi è la cura del bambino malato. I pediatri hanno scritto libri su libri sostenendo che i bimbi non sono pazienti adulti in formato ridotto. Chi li segue ha bisogno di una formazione specifica. Voilà, da un lustro l’Università di Padova ha messo nel proprio carnet formativo il corso di laurea in Infermieristica pediatrica. Risultato? I ragazzi sono preparatissimi, ma il pianeta sanità non è in grado di accogliergli. Non possono partecipare ai concorsi perché il loro curriculum è differente rispetto a quello di un classico infermiere.
Dei cinquanta laureati, tre lavorano in Pediatria a Treviso grazie a contratti di collaborazione, uno a Padova. E gli altri? Per lo più sono a spasso, nonostante la carenza cronica di infermieri di cui soffre in particolare la sanità veneta. Si sono sentiti dire che non vengono assunti perché la loro formazione specifica impedisce di “girarli” in altri reparti in caso di necessità. Non resta che tentare la fortuna all’estero: a Londra gli infermieri pediatrici sono richiesti come il pane. C’è pure Milano: ma lì l’Università gli infermieri pediatrici se li forma e poi li assume. Dire che i giovani professionisti padovani sono arrabbiati è poco. «Quattro anni fa», afferma una delle infermiere che ha sottoscritto il documento, «ci avevano promesso che, una volta laureati, l’Azienda ci avrebbe accolti perché i tempi erano maturi e si stavano già facendo campagne di sensibilizzazione regionale a favore della nostra figura professionale. Sono passati cinque anni dall’istituzione del corso e le uniche tre laureate che hanno trovato spazio all’interno di un’Azienda ospedaliera sono state assunte come co.co.co.».
I giovani chiedono a Dario di risolvere la questione: o di permettere loro di accedere ai concorsi per infermieri generici o, come promesso, che vengano attivate selezioni dedicate alla loro figura professionale.
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