Una sepoltura per i bimbi mai nati

L’attività dell’associazione Life di Ospedaletto all’ospedale di Monselice

MONSELICE. Si è concretizzato anche al Madre Teresa il desiderio dei volontari di Life, l’associazione che si occupa di dare sepoltura ai bimbi mai nati: risale ai mesi scorsi, infatti, la notizia della massima disponibilità a collaborare manifestata dal personale medico del nuovo polo ospedaliero di Schiavonia.

È possibile, quindi, per i genitori che vogliono trovare conforto nella sepoltura dei loro piccoli mai nati, espulsi volontariamente e non, consegnare i corpicini ai volontari di Life i quali fanno in modo di dare loro una sepoltura religiosa all’interno di un piccolo lembo del cimitero di Monselice, concesso dal Comune. Questa opportunità, che vuole evitare che i feti vengano trattati come “rifiuti speciali” da incenerire, viene posta ai genitori che hanno subito una perdita repentina ma anche alle madri che hanno praticato un aborto volontario: il personale medico che si è reso disponibile consegna un opuscolo informativo in modo da avvisare con delicatezza dell’esistenza di questa possibilità in grado di lenire e consolare le ferite spirituali, portata avanti dalla sezione di Ospedaletto della Life.

Ma come è nata questa sezione? «Tutto è partito da me» commenta Maria Luisa Zanato, vicepresidente della Life di Ospedaletto «nel 2002 aspettavo tre gemelli e il cuore di uno ha smesso di battere a tre mesi. Il Signore ha voluto darmi una mano trasformando quel dolore enorme in qualcosa di buono consentendomi di aiutare altre persone che vivono la mia stessa situazione. Nel 2004 è arrivato a Ospedaletto un nuovo parroco, don Federico Camporese, che era in contatto con il fondatore della Life, associazione nata in seno alla parrocchia di Sant’Andrea di Campodarsego nel 2002, e da lì è partita l’idea di fondare una sezione distaccata a Ospedaletto nel 2008.

La Life di Campodarsego aveva una convenzione stipulata con l’azienda ospedaliera di Padova, noi abbiamo cercato di attivarne una nell’ospedale di Monselice: abbiamo trovato massima disponibilità in Giovanni Pavesi, l’ex direttore generale dell’Usl 17 Monselice-Este, ma resistenze fra il personale. Attraverso un percorso di convincimento durato anni siamo riusciti a ottenere la loro collaborazione prima a Monselice e poi nel nuovo polo ospedaliero di Schiavonia».

All’inizio si trattava di un funerale all’anno, adesso vengono officiati quasi due funerali al mese all’interno della cappella del Madre Teresa.

«Sarebbe un sogno» commenta Maria Luisa «riuscire a far passare una normativa regionale e nazionale che obblighi gli ospedali a informare della possibilità di seppellire il proprio bambino. Stiamo facendo pressioni sui politici regionali pro Life affinché questo avvenga». Il feto esce dalla sala parto dentro un contenitore non biodegradabile per cui i volontari, prima del seppellimento, si occupano anche di trasferire il corpicino in un contenitore biodegradabile. «Si dice che questi feti siano parti di sangue non riconoscibili» spiega Maria Luisa «ma, ad osservarli, si intravede la formazione del bambino, si tratta di vita a tutti gli effetti. La prima volta che sono andata insieme alle colleghe di Campodarsego, che lo facevano dal 2002, è stata durissima e sono stata male».

La Life di Ospedaletto conta oggi una ventina di volontari. «Non abbiamo mai mollato un secondo e ora siamo un bel gruppo motivato». Lo ascorso anno Life ha accolto la testimonianza di Gianna Jessen, la donna americana che, pur essendo stata abortita con una soluzione salina, è riuscita a nascere viva.

 

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