Una vasca per migliorare il travaglio-parto in acqua

Un'idea brevettata a livello europeo dalla giovane ostetrica Alessia Selmin di Abano Terme
BELLUCO VASCA PARTO TORREGLIA alessia selmin
BELLUCO VASCA PARTO TORREGLIA alessia selmin

ABANO TERME. Una vasca per travaglio-parto in acqua supersicura, quella ideata e brevettata a livello europeo dalla giovane ostetrica Alessia Selmin di Abano Terme. Uno strumento in linea con l’ostetricia moderna che aiuta le partorienti ad affrontare il travaglio in acqua senza correre il minimo rischio. Grazie alla dotazione di una pedana mobile sollevabile elettricamente che permette, in caso di necessità, di estrarre la paziente dall’acqua in pochi secondi e di trasferirla sul lettino da parto integrato per eventuali manovre d’urgenza.

L’ha voluta chiamare Alexia, dal greco Alexein (proteggere). Il prototipo è stato realizzato nei locali della Solera Thermoform Group di via Cavalieri di Malta, a Torreglia, da un pool di progettisti: l’architetto Alessio Ravaioli, l’ingegner Virgilio Crema e il tecnico Massimo Valandro, sulla scorta delle esperienze maturate quotidianamente in clinica dalla ventiseienne ostetrica aponense. Il grosso dell’impegno economico (150/200 mila euro) è stato finora sostenuto dal titolare della Solera Thermoform, Aldinio Colbacchini, e dall’amministratore delegato Riccardo Palatresi.

Una vasca per migliorare il travaglio-parto in acqua

«In Italia manca ancora la cultura del travaglio-parto in acqua che favorisce la dilatazione e la progressione del feto dando notevole sollievo alla partoriente visto che in acqua si sente più leggera», spiega Alessia Selmin. «La nostra invenzione garantisce la possibilità di eseguire manovre d’urgenza (eventuali parti operativi), valutazione delle perdite ematiche, esecuzione di episiotomia se necessaria, donazione cordonale e punti di sutura senza far uscire la paziente dalla vasca. Inoltre la partoriente può restare in acqua per il secondamento della placenta e il neonato può rimanere tra le braccia della mamma per il contatto pelle-pelle».

Alessia Selmin lavora sul progetto ormai da quattro anni. Oltre ai risparmi ci ha messo l’anima. Vorrebbe mettere a disposizione l’innovativa invenzione di tutte le future mamme, sia negli ospedali pubblici che nelle case di cura private. «Mi auguro di trovare qualcuno che creda nel progetto e che sia disposto ad investire per l’industrializzazione, in modo da riuscire a produrre la vasca su larga scala», aggiunge l’ostetrica-inventrice. «Abbiamo già contatti con qualche grossa struttura ospedaliera». 

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