Una via della seta a Venezia Rubelli, la dinasty del tessuto

VENEZIA. «Mi ricordo i fili colorati che spiccavano negli ambienti scuri dei capannoni. Lavorare al telaio richiedeva molta fatica. Quando si rompeva un filo, con un po’ di saliva, lo si riavvolgeva. Per questo chi ci lavorava teneva sempre delle caramelle in bocca». Con queste parole Irene Favaretto, discendente della famiglia Rubelli, ricorda le visite alla fabbrica di tessuti con il nonno Dante Zeno, figlio del fondatore Lorenzo Rubelli. L’occasione per raccontare come si sono sviluppati i rami di un albero genealogico di qualche generazione è l’uscita di un libro, edito da Marsilio, intitolato «Rubelli: una storia di seta a Venezia», presentato alla Scala di Milano. Il volume raccoglie documentazioni storiche curate da Isabella Campagnol, foto di Giovanni Tapini e inserti con varie testimonianze di collaborazioni tra artisti, registi e stilisti con la famiglia simbolo in tutto il mondo di un marchio Made in Italy.
«Lorenzo Rubelli - prosegue l’archeologa e procuratore di San Marco Irene Favaretto, autrice di molti testi del libro - era un grande viaggiatore». Il capostipite intraprende infatti la carriera diplomatica trasferendosi a Gedda, sul Mar Rosso. Si sposta spesso in Medio Oriente, dove compra stoffe e tappeti sontuosi. La passione per i tessuti prevale decisamente su quella diplomatica. Con tre matrimoni alle spalle Lorenzo Rubelli decide di mettersi in proprio e tornare a Venezia. Nel 1889 rileva un’azienda specializzata in passamanerie pregiate, situata a Cannaregio, in Fondamenta Trapolin. Il nome del nizioleto deriva proprio dal commerciante che contribuì a diffondere l’arte del tessuto oltre Venezia, Giobatta Trapolin. Lo stesso Trapolin, nel 1830, aveva acquistato una delle aziende veneziane più note per la produzione di tessuti, la ditta di Giacomo Panciera.
Nel giro di poco tempo Lorenzo Rubelli arricchisce la lavorazione dei tessuti, specializzandosi nei velluti. Ad accrescerne la fama è il figlio Dante Zeno. La svolta arriva nel 1901, in occasione della quarta edizione dell’odierna Biennale di Arte. La regina Margherita, in visita ufficiale, desidera infatti visionare le famose stoffe. Le cronache locali dell’epoca riportano l’eccezionale evento avvenuto in città: non è infatti comune ricevere l’invito da una vera e propria regina. Dante Zeno Rubelli, allora ventitreenne, fa onore all’azienda tanto che gli vengono commissionate alcune opere. Nasce così il famoso soprarizzo di seta blu, decorato con margherite intrecciate, omaggio appunto alla sovrana Margherita. La ditta si distingue per i raffinati motivi, come il famoso iris stilizzato, e per le stoffe di damasco e broccati veneziani. Dante Zeno ha due figlie, Gabriella e Luigina. Gabriella sposa Gino Favaretto, genitori di Irene e Alessandro, oggi responsabile di tutta la ditta che ha una show room a Palazzo Corner Spinelli (vicino a San Tomà) e le fabbriche in Brianza.
Molti saloni di palazzi veneziani sono rivestiti di tessuti Rubelli, ma anche i più famosi teatri come La Fenice, La Scala e il San Carlo. Personaggi celebri ne mettono in risalto l’eleganza, come la celebre borsa Bagonghi di Giuliana Camerino, realizzata con tessuto Rubelli e portata da Grace Kelly a Venezia nel 1959. Le stoffe vengono utilizzate anche per i costumi di opere teatrali (Il crociato in Egitto) e di film (Le relazioni pericolose con Michelle Pfeiffer e Uma Thurman) raggiungendo perfino il maghetto Harry Potter il cui magico mantello è firmato proprio Rubelli.
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