Unione Padova-Venezia: a notte fonda il Consiglio comunale vota «sì»

Dopo una lunga battaglia alle 3.35 arriva il via libera: 30 votanti, 20 favorevoli, 10 contrari e due astenuti
Un montaggio con Prato della Valle al posto del bacino di San Marco
Un montaggio con Prato della Valle al posto del bacino di San Marco

PADOVA. Il Consiglio comunale ha dato il via libera all’adesione di Padova al progetto di città metropolitana con Venezia. Il voto favorevole (20 sì e 10 contrari) è arrivato nelle prime ore di stamani, dopo una lunga seduta a Palazzo Moroni.

Il sindaco Flavio Zanonato aveva indicato che nei fatti «la città metropolitana di Padova e Venezia esiste già come realtà economica, come aggregato urbano» e alla base della proposta c’è la volontà di dare «una unica regia a questa realtà». A chi dall’opposizione critica l’operazione, liquidandola come l’accorpamento di due realtà governate dal centrosinistra, Zanonato ha risposto con alcuni esempi di ordine strategico. «Nel corso di queste settimane il Comune di Padova ha deciso una cosa semplice - ha detto - quella di non essere tagliata fuori dal governo di questa zona. Si capisce al volo, per esempio, che Venezia non assorbe l’enorme mole di turisti che la città genera, e sarebbe interessante, in una logica vasta, spalmare i turisti sul territorio di Padova ridando così slancio alle terme euganee. Padova ha bisogno di raggiungere Tessera con un mezzo pubblico rapido e questo da decenni viene chiesto senza che la Regione si muova in questa direzione. Esiste già una intensità di scambi tra l’interporto di Padova e il porto di Venezia, un dialogo che va rafforzato. Quindi la proposta non esclude nessuno, ma vuole stabilire che in quel governo oltre ai veneziani ci sono anche i padovani ed è questa la decisione che abbiamo preso».

La «mozione strategica» è stata firmata da Gianni Berno, capogruppo Pd, con gli altri rappresentanti della maggioranza di centrosinistra. Sollecita un voto sul futuro, visto che nel 2014 l’assetto amministrativo cambierà con l’istituzione della metropoli veneziana.

I «nodi» della rete. Li elenca la mozione: il sistema aeroportuale; la logistica interportuale; il polo delle fiere; l’Università (anche se Univeneto comprende Verona...); l’«industria turistica». Ma è del tutto evidente che sull’asse Venezia-Padova si giocano anche altre partite cruciali, come nel caso di trasporti o sanità.

La «trattativa» abbozzata. Con Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, i vertici di Palazzo Moroni hanno “ragionato” recentemente a tutto campo. Perfino sull’ipotesi di attirare Veritas nell’orbita di Hera. Quanto sulle sinergie possibili all’interno del parco scientifico e tecnologico Vega. Il dibattito è aperto con l’idea di convincere, anche dopo il 31 ottobre, i Comuni del calibro di Chioggia o di Abano e Montegrotto.

Il pioniere della metropoli. Il vicesindaco Ivo Rossi lo è a pieno titolo, visto che portava la sua firma nel giugno 1993 la proposta di legge regionale per istituire l'area metropolitana sull’onda della legge 142. E ha coltivato da sempre l’idea della Grande Padova, guidando la commissione “metro” istituita dall’allora sindaco Giustina Destro prima di rilanciarla in chiave urbanistica con il Pati esteso all’ex cintura urbana.

Antidoto alla stagnazione. Rossi è pronto a scommettere su Ve-Pa come antidoto alla stagnazione: «Sarà il motore del futuro per l’intera area centrale del Veneto. Tant’è che lo stesso governatore Zaia si dimostra più prudente e riflessivo rispetto agli strepiti e alle banalità del centrodestra». Da vicesindaco insiste: «Già negli anni ’90 Venezia fu l’ultima ad essere inserita nell’elenco nominale della città metropolitane, grazie a Gianni Pellicani. All’epoca Padova risultava fra le prime otto aree con caratteristiche “metro”, al contrario di Napoli e Catania».

Negli anni Venti del Duemila, è tempo di riorganizzarsi: «Il Veneto cambia la sua armatura territoriale. Anche quella amministrativa che non risponde più alla società. L’areacentrale è un unicum: si vede dalla trama del pendolarismo. Fra Venezia e Padova si riparte dall’investimento concentrato che genera valore. È una novità assoluta a livello nazionale: invece di frantumarsi diamo un segnale importante di aggregazione».

Lo strappo e la tela. Ve-Pa è uno strappo? «Nell’ultimo anno, ce ne sono stati tanti. E bisogna scommettere anche sulla “rottura”, accettare la sfida. Tanto più se il Viminale si dimostra disponibile» risponde Rossi. La nuova metropoli? «Sarà la Provincia con poteri rafforzati da Stato e Regione, in grado di attirare i finanziamenti dell’Europa. Le altre Province diventeranno enti di secondo grado, dei consorzi...». E Treviso? «Noto che Gobbo al contrario di Muraro sembra aver capito il valore del progetto».

Scettici di maggioranza? Stasera in aula si capirà meglio quanto sinistra e Italia dei Valori si allineano davvero al progetto targato Pd. Ma appare arduo poter emendare la mozione Berno: è la stessa passata per tutti gli altri Comuni interessati.

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