Università, appalto con cartello sospetto fra sei ditte
PADOVA. Altre perquisizioni e, forse, altri fermi. L’inchiesta “università pulita” entra nella fase cruciale. Oltre agli affidamenti diretti, punta più in alto, alle gare d’appalto, dove il giro di soldi è più consistente.
Verifiche sugli appalti. Gare inquinate è l’ipotesi degli investigatori. L’attenzione si concentra su un appalto dell’ateneo di 250 mila euro per una serie di opere. Appalto di cui era stato pubblicato il bando nel 2014: il sospetto è di un “cartello” fra sei imprese per pilotare l’aggiudicazione dell’intervento. Il sistema è semplice: alla gara partecipano alcune ditte “amiche” che concordano il ribasso da lanciare rispetto al prezzo base. Il vincitore è già stabilito in anticipo fra i partecipanti. E chi resta escluso, sarà ripagato con lavori in subappalto o alla prossima tornata. La documentazione amministrativa e contabile sull’appalto è già stata sequestrata ma le carte saranno analizzate nei prossimi giorni dalla Sezione di polizia giudiziaria della procura (formata da polizia, carabinieri e finanzieri). Sezione guidata dal capo della procura Matteo Stuccilli e dal pubblico ministero Sergio Dini. Intanto continuano gli interrogatori di persone informate sui fatti. Tra queste, ieri in procura è stata sentita un’impiegata dell’università addetta all’Ufficio pagamenti e liquidazione dei lavori: da tempo si era accorta di qualcosa che non andava.
I consigli del dirigente. L’ingegnere vicentino Ettore Ravazzolo (agli arresti domiciliari nella sua splendida residenza di Valdagno) aveva il totale controllo sulla gestione dei lavori nell’Ateneo in quanto responsabile dell’Area Edilizia, sicurezza e manutenzioni. Area che comprende i vari settori in cui lavorano altri impiegati o tecnici indagati a vario titolo per corruzione e turbativa d’asta. È Ravazzolo che dispensa consigli per la gestione delle manutenzioni. Ed è seguendo le sue indicazioni che il professor Umberto Turrini, ricercatore confermato e docente di Architettura Tecnica al Dipartimento di Ingegneria finisce sotto inchiesta. Quest’ultimo – entrato all’università oltre i 40 anni dopo anni di attività come architetto libero professionista – è responsabile dell’immobile dove ha sede il Dicea, Dipartimento di ingegneria civile e ambientale che gode di uno spazio di autonomia quanto alle manutenzioni. Così per alcuni interventi di tinteggiatura e muratura Ravazzolo fa il nome dell’impresario Massimiliano De Negri (agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Este in via Aprile). E per rendere possibile alla ditta l’affidamento diretto, suggerisce il trucco del frazionamento sotto la soglia dei 40 mila euro che evita la gara pubblica. Il 22 novembre il professor Turrini sarà interrogato in procura. Intanto spunta il nome del 17° indagato, Osmano Clementi, tecnico amministrativo nel Dipartimento di Fisica e Astronomia, rappresentante del personale nel consiglio del Dipartimento ed eletto nella rsu (rappresentanza sindacale unitaria ) per la Flc Cgil.
La Provincia. L’indagine colpisce pure la Provincia. È indagato per turbativa d’asta per fatti commessi nell’agosto 2016 il geometra Massimo Montato, 53 anni di Ponso, uno stipendio mensile da 1.600 euro e la responsabilità di molte procedure di gara. Sotto accusa tre gare d’appalto bandite dall’ente nel 2016. Montato ha avuto rapporti sia con De Negri sia con l’impresario idraulico Otello Bigolin (indagato), l’artigiano che organizzava le gite in barca per la famiglia dell’ingegnere Ravazzolo.
«Ho appreso dai giornali queste notizie. Ho attivato le verifiche interne. In attesa che la situazione sia chiarita, provvederemo a una riorganizzazione delle strutture» spiega il presidente della Provincia Enoch Soranzo. Montato ha sostituito il funzionario Massimiliano Berto (a processo per l’inchiesta Pantano sugli appalti inquinati in Provincia e nell’Ater) e ora responsabile del Cuc (Centro unico di committenza) che cura tutte le gare d’appalto per la Federazione degli 11 Comuni del Camposampierese.
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