Università, elezioni del rettore a Padova: tecnici e amministrativi “peso” elettorale al 12 per cento
PADOVA. Il caso nato dopo l’abbandono dell’Assemblea costituente dell’Università da parte di Patrizia Marzaro, una delle papabili candidate al rettorato per il 2021, ha portato alla luce la discussione per la quale l’Assemblea stessa è stata convocata, ovvero la modifica delle regole per le elezioni del rettore e l’istanza presentata dal personale tecnico-amministrativo (PTA) dell’Ateneo di avere maggior peso nelle votazioni.
Secondo l’articolo 11 dello Statuto universitario, infatti, il rettore viene eletto sì da tutto il personale dell’Ateneo, ma con pesi diversi a seconda del ruolo: il voto dei docenti di ruolo (ordinari, associati e ricercatori a tempo indeterminato) vale uno, così come quello dei membri del Consiglio degli studenti, formato da tutti i rappresentati degli studenti nei diversi organi dell’Ateneo e nei dipartimenti; il voto del PTA, dei ricercatori a tempo determinato (RTD) e dei dottorandi e assegnisti, invece, vale rispettivamente l’8, il 5 e il 2 percento del numero dei docenti.
Ciò significa che, considerando i numeri attuali, a partire dai 1860 docenti con diritto di voto “pieno”, i voti di tutto il PTA (2440 persone) valgono 149 voti effettivi, da ripartire poi in base alle percentuali ottenute da ogni candidato. Allo stesso modo i voti degli RTD (459 persone) ne valgono 93, mentre quelli di dottorandi e assegnisti (2406 persone) 37. Aggiungendo i 43 voti pieni dei membri del Consiglio degli studenti, si arriva a un totale di 2182 voti utili.
Di questi, l’85,2% spetta ai docenti di ruolo, il 6,8% al PTA, il 4,3% agli RTD, il 2% agli studenti, e l’1,7% a dottorandi e assegnisti. Per quanto riguarda il PTA le discussioni in corso in Assemblea riguardano un innalzamento del peso elettorale che, stando alle prime ipotesi, potrebbe arrivare al 12%, portando Unipd un po’ meno al di sotto della media degli atenei italiani, che è del 15%. Attualmente Padova è terzultima nella classifica delle università italiane che attribuiscono il maggior peso al PTA nelle elezioni rettorali; si arriva al massimo al 33%, mentre gli atenei di dimensioni simili a quello patavino attribuiscono in media un peso del 20%. Si discute poi anche di un ripensamento complessivo del peso dei ricercatori: gli RTD si dividono infatti in ricercatori di tipo A e di tipo B.
Si diventa ricercatori di tipo A dopo il dottorato o un corso di specializzazione, ottenendo un contratto di tre anni rinnovabile una sola volta, per due anni. Si può poi diventare ricercatori di tipo B, uno status che permette nella maggior parte dei casi il passaggio diretto al ruolo di professore associato. Per questo, quindi, l’Assemblea sta valutando di attribuire al voto dei ricercatori lo stesso peso di quello dei docenti di ruolo, o quantomeno uno decisamente maggiore del 5% attuale. Gli RTDb esprimono voto pieno in 43 atenei italiani, compresi tutti i mega atenei, con l’eccezione di Padova. I ricercatori di tipo A, invece, esprimono voto pieno in 33 atenei italiani, tra cui 7 mega atenei su 10. Padova si distingue dalla maggior parte delle università italiane per quanto riguarda il voto di dottorandi e assegnisti, che fanno parte dell’elettorato attivo con voto pesato solo in altri 5 atenei.
Solo due, invece, prevedono la partecipazione degli specializzandi aggregandoli a dottorandi e assegnisti, ma Padova non è tra questi. —
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