Boom di stranieri neo iscritti al Bo: «Così compensiamo la denatalità»

L’Università cresce: più di 23.300 immatricolati per il 2024-2025. Il termine ultimo è il 31 gennaio. Calano solo Giurisprudenza e Scienze umane. Ferrante: «Sempre più internazionali con i corsi in inglese»

Costanza Francesconi
Palazzo del Bo, sede centrale dell’università di Padova
Palazzo del Bo, sede centrale dell’università di Padova

La soglia delle 23 mila matricole, per il 2024-2025 l’Università di Padova sembra averla ampiamente superata, segnando il sorpasso sul precedente anno accademico e annoverando sempre più studenti stranieri nelle aule dei suoi dipartimenti.

Su un quadro di generale espansione, rilevante nelle diverse ramificazioni della Scuola di Ingegneria, risultano in calo solo i percorsi di Scienze umane e Giurisprudenza. «Con gli studenti stranieri ci prepariamo a colmare il vuoto di italiani che prevediamo sarà notevole entro il 2030, quale effetto del pesantissimo calo demografico che sta vivendo l’Italia» fa subito presente il delegato alla Didattica del Bo, Marco Ferrante.

Analizzando il variare delle immatricolazioni dallo scorso anno a quello inaugurato dalle lezioni partite tra settembre e ottobre scorsi, trae alcune considerazioni preliminari. La premessa è che i valori registrati sono definitivi per i corsi di laurea a ciclo unico e triennali, mentre fino a fine mese restano aperte le iscrizioni alle magistrali.

Il successo del Bo all’estero 

«Un primo dato è che cresce la popolazione studentesca nel suo complesso, così come quella di nuovi studenti e studentesse provenienti dall’estero» sottolinea il prorettore. Se nel 2023-2024 i neo iscritti sono stati 23.108, di cui 2.779 stranieri, quest’anno il rapporto, all’8 di gennaio, era di 23.331 a 3.011.

Tutte le immatricolazioni all'università del Bo
Tutte le immatricolazioni all'università del Bo

«Su un dato generalista positivo che investe tutte le Scuole, ad esclusione di un paio lievemente in flessione, il successo dell’ateneo è globale e con record personali di singoli corsi. Emerge inoltre chiaramente come siano progressivamente di più gli iscritti stranieri – evidenzia – Con loro la qualità internazionale dell’università si alza e poi, negli anni, il target estero ci salverà dall’inverno demografico».

L’antidoto alla denatalità 

La ricca offerta formativa in lingua inglese è l’ancora di questa campagna di reclutamento fuori dai confini italiani.

«È motivo di vanto per l’Ateneo poter contare sulla presenza di immatricolati da tutto il mondo perciò ogni anno inauguriamo un paio di nuovi corsi in inglese, o ne integriamo di esistenti con l’insegnamento anglofono», spiega Ferrante, «Sono molto attrattivi tutti e 54 i corsi integralmente in lingua inglese presenti nelle diverse Scuole tranne Giurisprudenza, e con numeri buoni in ognuna di queste. I principali Paesi di provenienza sono quelli asiatici».

Di necessità virtù, quindi, il respiro del Bo si fa tanto più profondo quanto multiculturale, nei suoi rivoli umanistici e scientifici.

Quattro anni da record

Stando ai numeri al momento certi di lauree triennali e a ciclo unico, la popolazione studentesca rispetta le proiezioni. « il quarto anno di fila siamo nella fascia dei 23 mila immatricolati, mèta che ci eravamo posti di toccare in un piano strategico ideale» rivela il prorettore, che parla di «cifre inimmaginabili prima del Covid, ora abituali».

Sul tema del caro casa, strettissimo ai fuori sede, è schietto: «È un problema oggettivo e di livello europeo, più acuto nelle città che attirano con gli studenti anche i turisti, dedicando a questi ultimi tanta parte del patrimonio immobiliare disponibile – ricorda – L’università si assume il ruolo di mediatore e facilitatore con studentati, nel caso di Padova, a gestione Esu».

Discipline umanistiche 

Imputa a elementi fisiologici e ricorrenti, tra cui anche l’inverno demografico, i circa 200 iscritti in meno alle triennali di Scienze umane il presidente di Scienze umane, sociali e del patrimonio culturale Fabio Grigenti.

«A monte la ciclica non attrattività lavorativa delle discipline umanistiche, a valle contesti produttivi e del lavoro che non sanno valorizzare chi abbia competenze legate alle culture legate alla Humanitas europea», azzarda Grigenti, per cui il calo è minimo e «da solo non può fare tendenza».

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