Utilizzavano il ristorante cinese di Galliera Veneta per riciclare 382 mila euro delle frodi

GALLIERA VENETA. Il locale cinese di via Europa a Galliera, Wok Sushi, veniva usato per “ripulire” il denaro sporco derivante da frode fiscale, circuito ben oliato, che però è stato scoperto dalla Guardia di finanza. Le Fiamme Gialle del comando provinciale di Treviso hanno portato a termine un’operazione a contrasto del riciclaggio dei proventi illeciti di reati fiscali, nei confronti di tre cittadini di origine cinese, residenti tra le province di Treviso e Vicenza.
L’accusa, per i tre, è di aver riciclato 382.000 euro, provenienti da una frode fiscale nel settore del confezionamento dei capi d’abbigliamento.
Le indagini, condotte dalla Compagnia di Treviso, nascono dagli sviluppi dell’operazione “Il sarto”, conclusasi nell’ottobre 2019 con l’arresto dell’autore della frode, realizzata mediante l’utilizzo di false fatture per circa 6 milioni di euro. I tre indagati si sono adoperati per consentire al “dominus” della frode fiscale, originario di Istrana come la moglie, di rientrare in possesso del denaro derivante dal meccanismo fraudolento finalizzato all’evasione delle imposte.
Grazie agli accertamenti bancari, all’audizione di numerosi testimoni e alla ricostruzione della contabilità delle imprese coinvolte, i finanzieri trevigiani sono riusciti a ricostruire lo schema di riciclaggio: due dei tre indagati, gestori del Wok Sushi, dopo aver ricevuto bonifici da parte di alcune imprese “cartiere” coinvolte nella frode, hanno consegnato in contanti alla moglie del principale indagato somme di denaro provenienti dalla loro attività di ristorazione, “ripulendo” così il denaro derivante dagli illeciti fiscali.
La “commissione” che veniva riconosciuta ai due ristoratori cinesi era di circa centocinquanta euro per ogni consegna di denaro (dell’importo singolo di circa 10 mila euro), che avveniva sistematicamente all’interno del ristorante negli orari di chiusura.
La Procura della Repubblica di Padova, ha concluso le indagini preliminari nei confronti dei due ristoratori e della moglie dell’arrestato, per i quali si prospetta dunque il processo (ricordiamo che la pena per il delitto di riciclaggio va dai quattro ai 12 anni di reclusione). Ai tre sono state inoltre contestate le sanzioni amministrative in materia di antiriciclaggio, per un importo che potrà superare il milione di euro. L’indagato principale, intanto, ha già patteggiato in Tribunale a Treviso la pena di tre anni di reclusione per la frode fiscale.
L’operazione della Guardia di Finanza di Treviso testimonia l’approccio “trasversale” alle violazioni economico – finanziarie: non solo contrasto delle frodi fiscali, ma anche lotta al riciclaggio dei proventi illeciti che ne derivano, per evitare che vengano reintrodotti nell’economia legale. «Le “tecniche” utilizzate per aggirare gli obblighi fiscali sono sistematicamente le stesse» spiega il colonnello Francesco De Giacomo al comando delle fiamme gialle della Marca «utilizzo di fatture false e società “cartiere” o ancora ricorso alle società “apri e chiudi”, con una vita sufficientemente breve da permettere loro di sparire senza versare il dovuto ed essere immediatamente sostituite da nuove società, che perpetuano il meccanismo di frode». —
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