Uto Ughi, il virtuosismo alla Fenice

Il ritorno dopo cinque anni salutato da una standing ovation
Di Massimo Contiero
Uto Ughi e i Filarmonici di Roma in concerto nell' ambito della rassegna musicale Mozart Box, tenuta ieri sera 16 Settembre 2011, a Portici in provincia di Napoli. Il celebre violinista ha eseguito musiche di Mozart, Paganini, Bizet e Piazzolla, con un Guarneri del Gesu' del 1744. ANSA/CESARE ABBATE/
Uto Ughi e i Filarmonici di Roma in concerto nell' ambito della rassegna musicale Mozart Box, tenuta ieri sera 16 Settembre 2011, a Portici in provincia di Napoli. Il celebre violinista ha eseguito musiche di Mozart, Paganini, Bizet e Piazzolla, con un Guarneri del Gesu' del 1744. ANSA/CESARE ABBATE/

VENEZIA. Bentornato a Uto Ughi, di nuovo alla Fenice dopo cinque anni di assenza. Il grande violinista è un amico di Venezia di vecchia data, dagli anni Settanta, quando istituì con Bruno Tosi il premio “Una vita per la musica” e organizzò la rassegna “Omaggio a Venezia” per raccogliere fondi per la città lagunare. Ughi non è soltanto un interprete di fama internazionale, è anche un intellettuale generoso, capace di prese di posizioni nette e, se necessario, spigolose. Sarà interessante leggere la sua biografia, appena uscita da Einaudi, “Quel diavolo di un trillo”, che fa il verso ad una sonata di Tartini, istriano di Pirano come i suoi avi.

Il suo concerto di martedì si inseriva nella sezione “Venezia classica” del densissimo calendario del festival “Lo spirito della musica di Venezia”, promosso dalla Fenice. Partner della serata, Acqua di Parma che presentava il volume “La nobiltà del fare”.

Uto Ughi è un musicista che sa emozionare. Con slancio appassionato ha affrontato la Ciaccona di Vitali, caricando ogni variazione di pathos, ma sempre con lucida capacità di delineare l’evolversi del tema. Al pianoforte, Bruno Canino seguiva con austera discrezione. Più severa è apparsa l’introduzione della celeberrima Sonata a Kreutzer di Beethoven, un attimo di meditazione, di attesa prima di un coinvolgente Presto, affrontato con estrema flessibilità di tempo. Carica di lirismo l’esposizione della seconda idea, era la testimonianza di una nobile capacità di fraseggiare e di usare ogni sfumatura dinamica possibile, come è avvenuto soprattutto nell’affascinante dissolvenza che precede la perentoria chiusa finale. Dopo l’incalzante primo movimento, levità ed eleganza hanno caratterizzato l’esecuzione del Tema e variazioni, in cui è più ampio il ruolo del pianista. La perfetta intesa con Canino ha consentito un vivace dialogo pieno di allusioni e di rimandi, di echi e imitazioni proseguito nel giocoso finale.

Ughi possiede uno Stradivari appartenuto a Kreutzer, il dedicatario della Sonata beethoveniana. Affabile con il pubblico, composto in gran parte di turisti e ospiti, ha invitato (per altro senza seguito) ad applaudire al momento giusto e lui e Canino hanno aggiunto anche qualche parola di presentazione di alcuni pezzi.

Il resto del programma comprendeva brani spettacolari come l’Introduzione e rondò capriccioso di Saint-Säens e la Fantasia sulla Carmen di Sarasate. Il virtuosismo di Ughi è apparso del tutto intatto e ulteriormente confermato nella vorticosa Ronda dei folletti di Bazzini, fuori programma concesso dopo applausi vivissimi e standing ovation.

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