Vasi di Murano contraffatti blitz e sequestro della Finanza

Indagato un padovano che li ha ereditati dalla nonna: un centinaio erano già stati messi all’asta Ma il proprietario ne rivendica l’originalità e il valore (circa 450 mila euro). Aperte due inchieste

Era già stata pubblicizzata anche online la messa all’asta del primo lotto di un centinaio di vasi prodotti da alcune storiche vetrerie artistiche di Murano (Venini, Barovier-Toso, Seguso). Un lotto che, a marzo, sarebbe andato in vendita “al miglior offerente” a cura di una nota casa d’aste di Roma per conto della proprietà, due fratelli veneti, uno residente a Padova, l’altro a Venezia. Ma l’8 febbraio scorso blitz del Gruppo tutela patrimonio artistico della Guardia di finanza ha congelato tutto. Di più: prima sono stati sequestrati i circa 100 vasi prossimi alla vendita a Roma, qualche ora più tardi è scattato il sequestro di un altro centinaio di vasi sempre di Murano custoditi a Padova.

Il motivo? Si sospetta che siano tutti falsi. Ed è stato notificato un avviso di garanzia per il reato di contraffazione di opere d’arte a uno dei due proprietari, il padovano che vive in un appartamento in centro storico, adiacente al magazzino dove sono custoditi dei beni di famiglia, tra cui il vasellame. A difendere l’indagato l’avvvocato padovano Massimo Malipiero e il collega romano Massimiliano Terrigno. Sul caso, infatti, sono state aperte due inchieste: una dal pm romano Maria Bice Barborini; l’altra a Padova dal pm Sergio Dini.

Che cosa ha convinto le Fiamme gialle a intervenire? Dopo il blitz nella casa d’aste romana, nell’abitazione del padovano i militari si sono presentati con un mandato di perquisizione e un’informazione di garanzia, scortati da un esperto di vetri artistici dell’isola veneziana. Una visita tutt’altro che casuale. A provocarla, una segnalazione piuttosto circostanziata. Era già stata diffusa online la notizia della vendita del lotto di vasi a Roma. E non si esclude che qualche aspirante cliente, magari collezionista, abbia coltivato dei sospetti sull’autenticità delle opere messe in vendita promuovendo la segnalazione alla Finanza. Oltre all’abitazione e al magazzino padovano, è stata perquisita anche la casa dell’altro fratello che vive a Venezia nell’area di San Marco. Tuttavia solo il primo risulta, al momento, indagato. In totale sono stati sequestrati 200 pezzi realizzati fra gli anni Trenta e gli anni Settanta dalle note vetrerie veneziane per un valore stimato di circa 450 mila euro, almeno da parte di chi considera quei casi autentici.

I proprietari rivendicano l’originalità delle opere dei maestri vetrai ereditate dalla nonna materna, appartenente a una nota e benestante famiglia della laguna. Opere che avrebbero tutte l’expertise, ovvero il certificato che ne attesta autenticità e valore. Ora sembra inevitabile che l’inchiesta sarà il campo di scontro fra esperti.

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