«Vedo morire mio marito trascurato dai medici»

CAMPOSAMPIERO. Tutto inizia con prurito e gonfiore a livello di un’unghia del piede, poi l’infezione si estende e si trasforma in cancrena. È il cosiddetto “piede diabetico”: la complicanza più invalidante dell’iperglicemia cronica trascurata. Lo sta provando sulla sua pelle GF, 68 anni, padovano affetto da diabete cronico, sofferente da tempo di problemi di circolazione. L’uomo è ricoverato all’ospedale di Camposampiero, ma secondo la moglie i medici non lo starebbero seguendo con attenzione.
«Oggi ho parlato con il primario», dichiara la moglie AF, «insiste a dire che mio marito rifiuta di farsi visitare dall’ortopedico. Non è vero, mio marito vuole essere curato. I medici finora non hanno fornito l’assistenza adeguata, sottovalutando le sue condizioni. L’infiammazione si è espansa velocemente, il dito del piede è andato in cancrena. Ora l’intero dito è diventato nero e il piede è rosso e gonfio».
Secondo gli esperti, un diabete non controllato e pericolosamente sottovalutato costituisce un concreto rischio non solo per la salute dei piedi, ma anche per la vita stessa del paziente.
La donna racconta di aver notato il dito arrossato circa tre settimane fa e di aver applicato una pomata anti-infiammatoria che aveva a casa. Dopo qualche giorno la situazione si è aggravata: l’uomo percepiva forti dolori fino al ginocchio. A quel punto i due si sono rivolti al Pronto soccorso e l’uomo è stato preso in carico dai medici.
Le terapie e i ricoveri, però, non sono stati sufficienti a risolvere la situazione. «I medici stanno osservando con le mani in tasca mio marito che sta morendo», aggiunge la moglie, «ora l’infezione e le tossine provenienti dal piede si stanno propagando nel suo corpo, attraverso la circolazione del sangue. Corre il rischio di andare incontro a sepsi. Mio marito si trova in gravi condizioni, è anche affetto da polmonite ed è collegato all’ossigeno. È terribile vedere il proprio caro morire pian piano, e anzi, a causa della negligenza del sistema sanitario e dell’atteggiamento indifferente di medici».
Secondo il personale medico è stato fatto il possibile. «Dall’istruttoria che abbiamo potuto condurre in questo momento, l’azienda ha fatto tutto quello che era necessario», risponde l’Usl, «sia nel primo accesso al Pronto soccorso, il 14 gennaio; sia nel secondo accesso, il 18 gennaio, a cui è seguito il ricovero. Sono state fatte tutte le azioni idonee a trattare il caso. Non è assolutamente stato sottovalutato il problema. Anche durante il ricovero è stato fatto tutto il necessario per il contenimento dell’infezione tramite trattamento anche antibiotico».
Elisa Fais
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