Venduti più volte dai rapitori e rilasciati pagando il riscatto

PADOVA
C’è un riscatto dietro la liberazione di Luca Tacchetto e di Edith Blais, il giovane architetto di Vigonza e la sua compagna canadese, rilasciati sabato scorso nel Mali dopo un sequestro durato quindici mesi? A ipotizzarlo, sul quotidiano online Africa Express, è Cornelia I. Toelgyes, che ha interpellato Serge Daniel, un giornalista franco-beninese, residente nel Mali, che collabora, tra le altre testate, con Radio France International e con l’Agenzia France Presse. «Una persona che ha seguito da vicino le trattative per il rilascio dei due giovani – ha raccontato Daniel – mi ha confidato che è stata pagata una certa somma in cambio della loro libertà. Non è dato sapere quanto e chi abbia messo mano al portafoglio».
LE TAPPE DEL RAPIMENTO
Serge Daniel ha cercato di ricostruire le tappe del rapimento, iniziato nel dicembre 2018. «Durante la loro detenzione la coppia è stata spostata tre volte – ha rivelato Daniel – Il che fa pensare che Luca ed Edith siano stati consegnati a intermediari per essere poi rivenduti». Sequestrati nel Burkina Faso, i due giovani, che per qualche settimana sono rimasti separati, sono stati poi trasferiti nel centro del Mali e infine nel nord, nell’area di Kidal, a più di un migliaio di chilometri di distanza.
LA TRATTATIVA
Ma come si sarebbe svolta la trattativa? Questa la ricostruzione sviluppata da Serge Daniel nell’articolo pubblicatoda Africa Express. «Un Paese vicino al Mali, che ha già fatto da intermediario per la liberazione di altri ostaggi canadesi, ha iniziato le trattative in gran segreto a ottobre 2019. Due emissari, il capo di un gruppo armato maliano e un politico della stessa area, si sono recati lì per i primi colloqui. Ricevuti dal presidente, hanno esibito le prove che la coppia era in vita». A quel punto i due emissari avrebbero affrontato il tema del riscatto. Ecco perché, in autunno, la ministra degli Esteri canadese, Chrystia Freeland, aveva potuto affermare che Edith era viva. Pochi giorni prima della liberazione di Edith e Luca, il politico maliano sarebbe tornato nel Paese intermediario.
IL LUOGO DEL RILASCIO
«È stato altrettanto importante scegliere il luogo del rilascio – ha puntualizzato Daniel – La base Onu di Kidal sembrava il posto ideale, in quanto i caschi blu della Missione Onu nel Mali sarebbero stati in grado di identificare e mettere subito in sicurezza la coppia» . Non va sottovalutato nemmeno il fatto che dopo la loro liberazione i due giovani siano stati condotti al palazzo presidenziale di Bamako dove hanno incontrato il capo dello Stato Ibrahim Boubacar Keita (IBK).
GLI INTERROGATIVI
Anche Fabio Marco Fabbri, sull’Opinione delle Libertà, si pone degli interrogativi. «La canadese ed il suo compagno italiano – scrive Fabbri – sono stati rapiti verosimilmente da una di quelle cellule jihadiste che vagano nell’area dei tre confini, Burkina Faso, Mali e Niger, denominata Jama’a Nusrat ul-Islam wa al-Muslim, legata anche ad Al Quaida». A bordo della Mégane Scénic la coppia stava viaggiando da Bobo-Dioulasso verso la capitale Ouagadougou: le due città distano tra loro 360 chilometri. Il rapimento è stato messo a segno «in un’area teoricamente a rischio, poco dopo Bobo-Doulasso, ma in pratica rischiosissima, vista la mancanza quasi assoluta di controlli di polizia».Aggiunge Fabbri: «Le circostanze del rilascio di Edith e Luca sono piuttosto vaghe, non è stato rivelato il perché si trovassero nelle vicinanze di Kidal (Mali nord-orientale), a più di mille chilometri dal luogo del rapimento. Non è stato nemmeno detto, come spesso di routine, se ci sono state intercessioni ed eventualmente chi ha mediato. Di certo un’auto liberazione, vista l’esperienza degli eventuali rapitori, è più che improbabile» .
IL LOOK DI LUCA
Nella sua analisi Fabio Marco Fabbri osserva inoltre «che dei due ex-ostaggi, Luca Tacchetto ha, visibilmente e comprensibilmente, assimilato un look complessivo consono al contesto in cui ha vissuto per più di anno». Per Fabbri «una barba lunga “lasciata” ad hoc ed una sciarpa distrattamente appoggiata su una maglietta bianca, non danneggiano un “tipo” di “utile comunicazione”».
IL MALI
Per Tiébilié Dramé, ex ministro degli Esteri del Mali e ora a capo della Missione Onu a Kidal, il suo Paese non ha pagato alcun riscatto. Sicché la liberazione sarebbe da interpretare come un atto di apertura verso il Mali da parte dello Stato islamico del Grande Sahara. —
Claudio Baccarin
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