Veneto “arancione”, fioccano le disdette negli alberghi termali di Abano e Montegrotto

Sbirziola (Roma e Helvetia): «Più personale che clienti». Boaretto: «L’accesso per le cure resta, ma cresce il timore»

ABANO TERME. Il Veneto in fascia arancione, la prospettiva di una Pasqua blindata. Segnali non confortanti per il turista, tanto che ai centralini degli hotel termali hanno iniziato a fioccare le disdette e le prenotazioni sono ridotte all’osso.

«L’ingresso del Veneto nella zona arancione consente a chi ci raggiunge per effettuare le cure termali o a quanti si stiano spostando per esigenze lavorative, di soggiornare nei nostri hotel, quindi di fatto non vi sono grandi cambiamenti in termini di legge all’accoglienza limitata offerta nell’ultimo anno», spiega il presidente di Federalberghi Terme, Emanuele Boaretto.

«Certamente, però, anche tra gli ospiti si sta verificando un venir meno della volontà di spostarsi perché si è generato un maggiore timore rispetto all’accesso alla nostra regione e, con esso, la volontà di effettuare le cure qui in questo periodo. Questo ha significato un drastico calo delle prenotazioni registrate in questi giorni ed un susseguirsi di telefonate per posticipare quelle già effettuate. Ovviamente la ripresa di stagione per la quale stavamo lavorando, si fa sempre più lontana e non vediamo più alcuna possibilità di far lavorare gli alberghi nel periodo pasquale».

Testimonia Rocco Sbirziola, titolare degli hotel Roma e Helvetia di Abano: «Da quando il Veneto è stato dichiarato in fascia arancione, il telefono non squilla più. Anzi, quando arriva una telefonata ormai è negativa, nel senso che il cliente ci chiama per disdire le prenotazioni già effettate. La situazione non dà stimoli a fare vacanza, anche se in questo caso per le cure fangoterapiche. La gente preferisce posticipare tutto a più avanti".

"Avevo deciso di riaprire l’Hotel Helvetia in questo fine settimana, ma sarò costretto ad accentrare la clientela al Roma, rimasto aperto in questo periodo. La clientela non basta a tenere aperte due strutture. Se devo dirla tutta, durante la settimana avremo una ventina di presenze al giorno, mentre nei weekend si cresce ad una cinquantina».

Numeri che lasciano poco spazio ai guadagni, anzi. «Per tenere aperto il Roma devo avere a disposizione 18 persone per quanto riguarda l’assetto base del personale», spiega ancora Sbirziola. «Il rischio è di avere più personale che clienti».

Le perdite economiche sono importanti. «Ho fatto un calcolo indicativo e al giorno, se la struttura è aperta, perdo circa 2. 000 euro. Stiamo quindi lavorando in perdita. Di questo passo», prosegue l’albergatore «non so quanto riusciremo a reggere. Anzi, sono molto preoccupato per il futuro del nostro comparto. Molti colleghi rischiano di dover chiudere anche definitivamente se non ci sarà una ripresa in tempi rapidi». ––

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